la Repubblica, 29 dicembre 2024
Gallo: l’eredità di Eduardo e la sfida della regia
ROMA – Il candido Pasquale Lojacono – è ingenuo o finge? – crede (si illude) che un fantasma, in realtà l’amante della moglie Maria, gli lasci regali nel grande appartamento dove abita. Domani arriva su Rai 1 il film tv di Alessandro Gassmann, da una delle commedie più celebri di Eduardo De Filippo, Questi fantasmi! con Massimiliano Gallo, Anna Foglietta, Maurizio Casagrande, Alessio Lapice. Vincenzo Salemme col suo Natale in casa Cupiello ha diviso il pubblico, Gallo non entra nel merito. Spiega, però, come Eduardo «sia sempre attuale e faccia ancora paura. Per me è una gioia rappresentarlo. Si fanno tanti retropensieri, invece le cose vanno fatte». Nel film – prodotto da Picomedia e RaiFiction – l’attore, già protagonista di Filumena Marturano e Napoli milionaria , regala a Lojacono fragilità e poesia.Gallo, le resta un dubbio sul suo personaggio?«Vuol dire se sia un perdente o un saggio? Ho capito che Eduardo, nelle sue opere, quello che non vuole chiarire non lo chiarisce. Pensi alla doppiezza di Cupiello o a Gennaro che inNapoli milionaria finge di non sapere dei traffici della moglie con il mercato nero. Il fantasma è il capolavoro dell’equivoco».Chi è Lojacono?«Io l’ho immaginato puro. Non ha mai voluto sapere, poi non so cosa succeda a livello psicologico.Eduardo scava in profondità, diventa specchio per gli spettatori. Ti chiedi: “Io cosa farei?”. De Filippo scrive personaggi che non sono eroi, e per le donne ruoli di una modernità incredibile».C’è il monologo del caffè.«Un monologo iconico. Ci siamo detti: lo facciamo. Alessandro Gassmann, con cui avevo già lavorato nel Silenzio grande, è un regista attento e innamorato di Eduardo».Eduardo fa ancora paura?«Se dici che Eduardo non lo puoi fare senza Eduardo, fai un cattivo lavoro a De Filippo autore. Siamo legati all’immaginario di quello che ha lasciato in televisione. Era un genio, prima di tutti capisce il potere della Rai, registra le commedie per la tv».Ogni volta che si mette in scena, si scatena il dibattito. Perché?«Perché come attore è presente, è uno dei più grandi del 900. Può essere divisivo per come viene messo in scena il testo. Succede con i film, i puristi dicono: “Manca quella frase”. Ma è una trasposizione di un’ora e mezza, per forza devi sacrificare delle cose. Il progetto della Rai – da quando ho cominciato è il terzo Eduardo – è un’operazione da servizio pubblico. Abbiamo fatto Filumena Marturano e certe scene sono diventate i video più scaricati su TikTok: i ragazzini non avrebbero visto Filumena in bianco e nero.Eduardo va rappresentato, è vivo, motivo di gioia e orgoglio».Suo padre Nunzio Gallo, che vinse il festival di Sanremo nel 1957, cantante popolarissimo, aveva lavorato con Eduardo in “Bene mio e core mio”, l’ultima regia di Eduardo nel 1984. Cosa le disse? «Mi raccontò il famoso provino. Eduardo lo invitò a casa, parlarono solo della canzone napoletana, poi arrivò il caffè e glielo servì con una battuta del testo. Mio padre capì e rispose con le parole del personaggio. Poi gli disse: “Commendato’, se volete che faccia il provino, lo faccio”.Eduardo gli rispose: “Non c’è bisogno, ve l’ho già fatto”».Lei è diventato popolare con le serie: “I bastardi di Pizzofalcone”, “Imma Tataranni”, “Vincenzo Malinconico”.«Il cinema ha un pubblico più simile a quello teatrale: deve uscire, ti sceglie.Con la tv entri nelle case. Mi è rimasto impresso, a Bergamo, quando gli spettatori venivano in camerino: “Grazie, ci ha fatto compagnia per tutta la pandemia”. Grazie all’affetto riempio i teatri».Nella carriera cinematografica quanto ha contato “Fortapàsc”?«Tutto. Lavoravo in teatro e non andavo neanche più a sostenere i provini. Mi chiamano a Napoli, Marco Risi non c’era quel giorno, l’ho fatto con la responsabile del casting. Ho girato 37 film, 25 serie tv. Con Ivan Cotroneo, riporteremo Amanti in scena a Roma a febbraio».Progetti?«Ho girato la quarta stagione di Imma Tataranni, ad aprile vado in scena con Malinconico moderatamente felice con Diego De Silva. Ho debuttato come regista cinematografico con Figli di una stella, parla anche di Eduardo, interpretato da Mariano Rigillo. È tratto da un fatto realmente accaduto nel 1983, quando alcune detenute del carcere di Pozzuoli, a causa del bradisismo, vennero trasferite nell’istituto minorile di Nisida. De Filippo, senatore a vita, parla in favore dei giovani detenuti, a Nisida apre una scuola di recitazione. È un film sulla speranza con Roberto Caronia, Maurizio Casagrande, mia moglie Shalana Santana. Faccio un cameo di un minuto, volevo restare concentrato sulla regia».