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 2024  dicembre 28 Sabato calendario

Vanessa Scalera: scintille con Otpetek

Vanessa Scalera, è costumista premio Oscar in Diamanti di Ozpetek: contenta?
Tante parole si sono spese, un cast tutto al femminile eccetera, io invece ho visto altro, un omaggio ai costumi, a un reparto poco raccontato – e fondamentale per noi attori.
Preso spunto da?
Tosi, Donati, Pescucci, Canonero, tutti ossessionati dalle stoffe: dei visionari, noi attori non lo siamo. Mi affascina tantissimo quel mondo lì, perché non mi appartiene: avere tutti i costumi originali di Tosi che ci passavano davanti è stato incredibile.
Trinca, Ranieri, Mancini, Ferzetti, Cucciari, Minaccioni, nonché Mara Venier: tutto bene sul set?
Eravamo chiuse in questo stabile, vicino ai Cavalieri di Malta a Roma: un luogo bellissimo, caldissimo. Abbiamo dovuto sopportare non soltanto le urla, le intemperanze di Ferzan, ma anche la calura – (ride) e la produzione che ogni tanto stentava anche a darci un ghiacciolo.
Ozpetek?
Molto simpatico, utilizza sempre il sarcasmo per proteggersi. Probabilmente è la cosa che mi attrae di più in Ferzan. Ha detto a me, Trinca e Ranieri che sembravamo tre comari: dopo questo schiaffo, gliele ho date io.
Lei si rivede?
Quando mi piaccio particolarmente, più volte. Se no, me ne basta una, perché inizio a trovare dei difetti enormi e… Bianca Vega, la mia costumista, mi ha reso insicura; Ferzan non era d’accordo sul girare un monologo, lo trovava troppo verboso, io ho tenuto il punto, perché era la profezia del costume.
Diamanti è l’eccezione che valida la regola: nella serialità – e penso ad Avetrana Qui non è Hollywood in cui interpreta Cosima Misseri – per le donne c’è più spazio che al cinema, concilia?
Forse nel racconto che dura meno il maschile funziona ancora di più, non so spiegarmelo altrimenti. Le serie TV italiane sono piene di protagoniste, e c’è stato anche un eccesso: bisogna stare attenti, perché il racconto del femminile sta diventando retorico. Sta diventando un genere, e io mi incazzo…
Scalera, s’incazza?
Sopra tutto con voi giornalisti, mi fa spavento quando dico “interpreto Imma Tataranni” e aggiungete “una donna forte”: io ho tentato di dipingere una donna con le sue debolezze, anche sessuali, con la figlia. A un attore non si chiede mai, “che bel personaggio, come ti sei sentito a interpretarlo, sei tutti noi…”. A me quella roba lì mi manda in bestia, perché mi chiudi in una categoria: “Quanto c’è di te in Imma?”. Anche basta.
Lei interpreta.
E non necessariamente donne forti: ogni cosa, ogni successo, si grida a un piccolo miracolo. Quando incarni un’eroina c’è per forza tanta parte di te, e quando sei un serial killer?
Nondimeno, Imma Tataranni ha cambiato la sua carriera.
Ho faticato fino ai 42 anni, quando è arrivata Imma mi ha dato la possibilità di lavorare più assiduamente. E indubbiamente ha provocato in me delle cose che non ho saputo gestire: ho avuto dei problemi alla tiroide, seri, sono diventata ipertiroidea perché non ho saputo gestire le interviste. I passaggi televisivi, ero molto a disagio: ora che sono passati 6, 7 anni mi dico che sono necessari, prima ero una specie di bambola di pezza che buttavano lì, a fare la promozione. Il corpo parla.
Ha cambiato agente.
Ora sto con Moira Mazzantini. Ha messo a posto la mia tiroide, mi dice “calmati, non accade nulla di grave”.
Quando finisce con Imma?
Abbiamo ultimato la quarta stagione, e io volevo finirla qui. Però poi Moira mi ha detto, “facciamone una quinta e la salutiamo”. Imma non è cambiata, non può – è un personaggio di successo, le dinamiche sono sempre quelle. Lo so (ride), sto invogliando il pubblico a vedere la quarta stagione…
Tiroide a parte, con il corpo come va?
Meglio, mi ero dichiarata vecchia prima del tempo: Autobiografia erotica, tratto da Starnone, prodotto da Silvio Orlando, mi ha sbloccato. C’era una masturbazione in scena, ho spalancato le gambe – non davanti al pubblico, al mio caro amico Piergiorgio Bellocchio – e ho capito che la vergogna non serve, è una brutta cosa. Non ti manda in campo, non ti manda all’attacco: non bisogna avere vergogna.
Un film che le è caro.
Brutti, sporchi e cattivi di Scola: oggi non sarebbe più possibile dare della puttana alla propria moglie e toccarsi, ché Manfredi si tocca il pene. Era il film preferito da mio padre e quindi da ragazzina mi inquietava un po’, quella promiscuità: quando facevano l’amore nel bagno, non capivo la parentela… Oggi non potrebbe più essere né prodotto, né scritto, un film così. Non si spinge più – e che dire di Manfredi, il talento è bellezza, ai miei occhi attori come lui diventano sensuali, quasi erotici.
Oggi che manca?
Gli attori non mancano, e non lo dico per una difesa sciocca della categoria. Latitano gli sceneggiatori, e sopra tutto i registi.