la Repubblica, 28 dicembre 2024
Albania, polemica sui costi dei giubbotti
ROMA— Duecento gilet tattici, altri 36mila euro di spesa, per non si sa quali agenti della polizia penitenziaria destinati al carcere fantasma per migranti a Gjader, dove chissà se e quando arriveranno ospiti.L’operazione Albania continua a regalare un paradosso dietro l’altro. E sempre a carico dei contribuenti italiani. L’ultima spesa è stata autorizzata dal Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, a fine novembre, quando la nuova bocciatura da parte del tribunale di Roma ai provvedimenti di fermo del secondo gruppo di migranti portato in Albania, ha di fatto sospeso l’operazione a tempo indeterminato. Tanto da indurre tutte le amministrazioni interessate a richiamare in Italia la gran parte del personale che avrebbe dovuto essere impiegato nei centri di Shengjin e Gjader. Compreso il piccolo carcere da 20 posti riservato ai migranti che, in attesa di rimpatrio, dovessero macchiarsi di qualche reato. A Gjader sono rimasti comunque quindici agenti della Penitenziaria, non si sa bene a fare cosa, ma questo non ha impedito – denuncia il sindacato Osapp – che il Dap (che già ad agosto aveva acquistato cento gilet tattici, ovviamente rimasti inutilizzati) raddoppiasse l’ordine. «Si tratta di una decisioneche appare del tutto immotivata, considerando che la struttura di Gjader continua a rimanere vuota. Mentre il personale di polizia penitenziaria nelle carceri italiane attende ancora gli anfibi, il Dap continua la sua discutibile gestione delle risorse pubbliche – dice il segretario generale Leo Beneduce – Trentaseimila euro per 200 gilet tattici alla polizia penitenziaria significano, forse, che presto gli agenti saranno direttamente impiegati in zone di guerra (e non ce l’hanno detto)».In attesa che il governo riesca a portare e soprattutto a far rimanerenel centro di Gjader migranti soccorsi nel Mediterraneo e provenienti da Paesi sicuri, al momento gli unici immigrati irregolari che l’Italia riesce a mandare in Albania sono proprio gli albanesi. L’accelerazione che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è riuscito nel 2024 a dare ai rimpatri (+ 16 per cento) ha riportato indietro quest’anno 5.389 migranti, la maggior parte in Tunisia, seguita da Albania e Marocco. L’obiettivo è di arrivare a fine anno a superare quota 5.500 e riprendere, probabilmente a metà gennaio (se arriverà un verdetto favorevole da parte della Cassazione), con i trasferimenti dall’altra parte dell’Adriatico.Prima che l’effetto deterrenza dell’operazione Albania, di cui il governo è fermamente convinto, si trasformi in un boomerang. Un campanello d’allarme è già suonato a novembre con un boom di arrivi inatteso per la stagione (8.124), secondo solo al mese di agosto, che ha fatto scendere sotto il 60% la percentuale di diminuzione degli sbarchi rispetto al 2023.