la Repubblica, 28 dicembre 2024
Gaetano Manfredi, sindaco che con l’Anci parla all’Italia
ROMA – Eletto un mese fa alla presidenza dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi si trova a fronteggiare la sua prima grana, il severo giro di vite che la manovra impone alle città.Presidente, la legge di bilancio ormai è chiusa e sarà approvata nelle prossime ore con la fiducia. Per i comuni il bicchiere è vuoto?«Non c’è dubbio che andiamo verso maggiori vincoli sulla spesa pubblica. Il messaggio che mandiamo al governo è che i comuni hanno già dato».Quali sono le criticità maggiori?«L’aspetto più problematico è la riduzione della possibilità di utilizzare la spesa corrente, una conseguenza del nuovo patto di stabilità. È un vincolo molto severo, che limita per sette anni l’incremento di spesa corrente e stabilisce un accantonamento obbligatorio».In concreto cosa significa?«Una stretta che ridurrà la possibilità di fornire servizi o di ampliarli. Vedremo di quanto nei prossimi anni, ma parliamo di tagliare tutte quelle spese che non sono investimenti: il costo delle bollette, il personale».Il governo dice che tutti sono chiamati a tirare la cinghia…«Come comuni finora siamo quelli che l’hanno tirata di più! Abbiamo già dato, mentre le amministrazioni centrali e le regioni aumentavano la spesa corrente, noi la tenevamo sotto controllo. Per questo chiediamo ora al governo di esentarci da questo vincolo».A quanto ammonta questo blocco della spesa corrente?«Gli accantonamenti della parte corrente per i prossimi cinque anni sono di 1 miliardo e 350 milioni, a partire da 130 milioni quest’anno».È un freno alle spese che significa meno servizi. Colpirà più il Sud che il Nord?«No, colpirà tutti, perché i comuni che forniscono più servizi, ovvero quelli del Nord, risentiranno dell’aumento dei costi. Mentre i comuni del Sud non avranno i soldi per potenziarli».La manovra taglia anche i contributi diretti ai comuni. Di quanto stiamo parlando?«Gli investimenti ridotti neiprossimi cinque anni sono pari a 3,2 miliardi: sono state eliminate alcune importanti linee di investimento che significavano molto soprattutto per i piccoli comuni. Si vedranno effetti negativi a partire dal 2027, nel dopo Pnrr. Per questo chiediamo che queste importanti risorse restino a noi».Oltretutto mentre il Pnrr vi ha finanziato progetti – scuole, asili, ospedali, trasporto pubblico locale – il governo ora vi toglie le risorse per pagare chi ci dovrebbe lavorare. Oltre al danno, la beffa...«È così, a oggi questi costi non sono sostenibili con i nostri bilanci. Ne dovremo parlare. Chiediamo di aprire un tavolo con noi e il ministero dell’Economia e sono fiducioso, vista la positiva interlocuzione avviata con il governo, che si possano ottenere in futuro risultati migliori per i nostri comuni».C’è almeno una cosa positiva nella manovra?«Più di una, in verità. Possiamo continuare ad assumere con l’eliminazione della riduzione del turn over che era inizialmente stata prevista. Inoltre, è stata accolta una richiesta storica dell’Anci, con l’istituzione di un fondo a copertura dei costi che i comuni sostengono per i minori.Per esempio quelli che ci vengono affidati dai tribunali, i ragazzi e le ragazze che vengono presi in carico dalle comunità di accoglienza. I costi li pagano i comuni e ora il governo ci ha dato cento milioni».Basteranno?«Non basteranno a coprire tutte le spese, ma almeno è passato un principio. Così saremo in grado di affrontare il crescente disagio giovanile».