Corriere della Sera, 28 dicembre 2024
Chi è il trafficante dio droni preso a Malpensa
Quando il consolato dell’Iran ha chiesto informazioni alla Corte d’Appello di Milano sul suo concittadino, fermato di passaggio all’aeroporto di Milano-Malpensa il 16 dicembre proveniente da Istanbul e diretto in Svizzera, il 38enne Mohammad Abedini-Najafabadi (cittadino anche svizzero) ha risposto di non volere che si dessero. Ha scelto di non cambiare (almeno nell’udienza di convalida dell’arresto) il difensore d’ufficio con uno nominato di fiducia. Non ha reso interrogatorio né ha fatto dichiarazioni spontanee. E, prima che la Corte d’Appello convalidasse l’arresto e applicasse la custodia cautelare in carcere, ha pronunciato un solo monosillabo, «no», alla domanda di rito se intendesse accettare l’estradizione chiesta dagli Stati Uniti. Il dipartimento di Giustizia americano, infatti, ne vuole a tutti i costi la consegna dall’Italia (e non dalla Svizzera, alla quale non aveva richiesto la cattura forse in considerazione del fatto che è la Svizzera a rappresentare in Iran gli interessi americani sin dalla crisi degli ostaggi del 1979) perché lo ritiene l’uomo dei droni dei pasdaran di Teheran. Gli Usa anticipano cioè alla Corte d’Appello (che valuterà quando riceverà gli atti completi) di avere la prova materiale che il sistema di navigazione del drone che il 28 gennaio 2024 colpì la base statunitense «Tower 22» in Giordania, uccidendo 3 soldati americani e ferendo 38 persone, fosse stato reperito nel Massachusetts e commercializzato (aggirando le leggi americane sul controllo delle esportazioni di componenti elettronici a duplice uso civile e militare) attraverso lo schermo della svizzera «Illumove Sa»: società dietro la quale Abedini-Najafabadi, direttore dell’azienda iraniana «San’at Danesh Rahpooyan Aflak Co» (Sdra) da lui fondata, è accusato da un tribunale di Boston di aver rifornito il «Corpo delle guardie della rivoluzione islamica» (Irgc) inserito dagli Usa tra le organizzazioni terroristiche. Le imputazioni di cospirazione, associazione a delinquere e violazione delle leggi sul commercio valgono potenzialmente l’ergastolo per Abedini-Najafabadi negli Usa e 20 anni per chi lo avrebbe aiutato: il 42enne Mahdi Mohammad Sadeghi, cittadino sia statunitense sia iraniano, che gli americani il 16 dicembre avevano contestualmente arrestato nell’azienda produttrice di semiconduttori per cui lavora nel Massachusetts. A cavallo di Natale il console iraniano ha visitato in carcere Abedini-Najafabadi, e ne ha caldeggiato il ritorno a Busto Arsizio dopo un’iniziale destinazione al carcere calabrese di Rossano.