Libero, 28 dicembre 2024
Il ministro Nordio sul sovraffollamento delle carceri
«Amnistia e indulto» non sono la strada per risolvere i problemi delle carceri, a partire dal sovraffollamento ormai strutturale. Questi atti di clemenza, spiega a Libero il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha accompagnato il Papa al carcere di Rebibbia, durante la cerimonia di apertura della Porta Santa, «sono plausibili come segno di forza e di magnanimità, ma se vengono interpretati come provvedimenti emergenziali svuota-carcere sono manifestazioni di debolezza», che mandano un segnale di «impunità» e di invito «alla commissione di nuovi reati». Piuttosto, aggiunge il Guardasigilli, bisogna lavorare all’«umanizzazione della pena», prevedendo attività culturali, lavorative o sportive dentro il carcere o modalità diverse dai penitenziari per scontare il proprio debito con la giustizia. Ed è questo il piano su cui il governo, dice il ministro, sta lavorando.
Ministro Carlo Nordio, il giorno di Santo Stefano Papa Francesco, aprendo, con un atto simbolico fortissimo, una Porta Santa nel carcere di Rebibbia, cosa mai fatta in precedenza, ha riportato al centro dell’attenzione di tutti, cristiani e non solo, la situazione gravissima delle carceri. Cosa ne pensa?
«È un gesto evangelico, davanti al quale dobbiamo inchinarci. Esso ubbidisce all’insegnamento di Gesù, e del resto anche Giovanni XXIII era andato a benedire i carcerati a Regina Coeli. Ma oltre alla vicinanza cristiana, questa visita ci ammonisce a evitare quella “cultura dello scarto” che ci fa dimenticare chi sta espiando una pena».
Nel 2024 sono stati quasi 88 i suicidi, il dato più alto degli ultimi anni. L’indice di sovraffollamento è al 133,4%, secondo il Garante dei Detenuti. Qualcuno diceva che le carceri sono la cartina di tornasole della civiltà di un Paese. Che voto darebbe all’Italia?
«Il fenomeno dei suicidi è un fardello di dolore collettivo, e quando avviene in carcere lo sentiamo ancora più gravoso. Tuttavia esso non è correlato al sovraffollamento, ma piuttosto alla solitudine, al dolore, alla mancanza di prospettive. Sotto questo profilo stiamo lavorando molto per potenziare il sostegno psicologico e cogliere i segnali di allarme di queste fragilità. Il sovraffollamento è problema altrettanto grave, ma non è certo di oggi. La percentuale oscilla secondo variabili diverse. Il numero dei carcerati in certi momenti aumenta in modo significativo ed in questo momento tutti i Paesi d’Europa ne soffrono, Francia e Gran Bretagna assai più dell’Italia. Pensi che il nostro è uno dei pochi Paesi non sanzionati dalla Cedu per le condizioni dei detenuti, dal momento che in Italia sono rispettati i limiti fissati dalla Ue che, per poco si possa ritenerli, sono 3 metri quadrati per detenuto. Non va dimenticato, poi, che più di un terzo dei detenuti è costituito da immigrati senza lavoro e questo è un dato oggettivo che va studiato senza pregiudizi».
Nella Bolla di indizione del Giubileo, il Papa ha chiesto alla politica provvedimenti concreti, in particolare due: amnistia e indulto. Cosa risponde il governo? Si potranno fare?
«Il Papa, come è suo compito, guarda alle coscienze, e sotto questo profilo nessuno di noi può dirsi migliore di un altro. È questo il significato del “non giudicate e non condannate” che ci viene da Gesù. Ma lo Stato guarda alla certezza del diritto, alla sicurezza dei cittadini e alle aspettative delle vittime, e non può chiudere i tribunali. Amnistia e indulto sono plausibili come segno di forza e di magnanimità, ma se vengono interpretati come provvedimenti emergenziali svuota-carcere sono manifestazioni di debolezza, che inducono alla prospettiva dell’impunità e alla commissione di nuovi reati. Il giusto equilibrio si trova nella umanizzazione della pena, con il lavoro, l’attività sportiva e anche culturale all’interno di una struttura che non è necessariamente fatta di sbarre. Penso alle comunità o ad altre forme di detenzione domiciliare per tossicodipendenti o autori di reati di minore allarme sociale. Ci stiamo lavorando, ma non sono cose che si improvvisano».
Non si fa amnistia e indulto perché i partiti della
maggioranza sono divisi o, invece, sono tutti contrari a provvedimenti di clemenza?
«No, siamo tutti d’accordo che un indulto incondizionato sarebbe inutile e nocivo. Del resto è la stessa dottrina cattolica a insegnarci che il perdono non è gratuito, presuppone la confessione, la penitenza, e il fermo proposito della redenzione. In termini laici, questi concetti si esprimono, come ho detto, con una umanizzazione della pena e la detenzione differenziata».
Qual è il piano che il governo ha in mente, in alternativa ad amnistia e indulto, per diminuire il sovraffollamento delle carceri?
«Ci sono varie direzioni su cui ci stiamo indirizzando. Intanto, dei 16 mila detenuti in custodia cautelare o in esecuzione della pena in carcere, migliaia non dovrebbero trovarsi lì. La quasi totalità di questi casi è composta da stranieri arrivati clandestinamente nel nostro Paese. Molti hanno i requisiti per andare agli arresti domiciliari, ma non hanno un domicilio e per questo finiscono in carcere. L’idea su cui stiamo lavorando è di creare delle strutture, dei condomini, dove permettere a questi stranieri senza domicilio di scontare gli arresti, con un controllo periodico, non continuo, delle forze dell’ordine. Un’altra direzione è quella degli accordi coi Paesi d’origine: ci sono tanti detenuti stranieri che potrebbero espiare le proprie pene nei Paesi da cui provengono, occorre fare accordi in questo senso. Terza direzione: bisogna limitare la carcerazione preventiva, enfatizzando la presunzione di innocenza. Solo in questo modo si potrebbero togliere dal carcere 18 mila detenuti in attesa di giudizio. Stiamo, poi, siglando accordi con le comunità terapeutiche per i reati connessi con la tossicodipendenza. Aggiungo che su questo tema è intervenuta anche la Chiesa, con il cardinal José Tolentino de Mendonca, (prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione del Vaticano, ndr). L’ho incontrato giiovedì a Rebibbia e prima ancora alla Giudecca. Infine, stiamo lavorando sulle pene alternative alla carcerazione e sulla ristrutturazione di caserme dismesse».
Che fine ha fatto il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, Marco Doglio, nominato con un decreto legge dal governo su sua proposta?
«Sta ultimando il progetto, che diventerà esecutivo tra breve. Esso renderà possibile la ristrutturazione di carceri e l’adattamento di edifici compatibili con una detenzione sicura, superando molte lungaggini dovute alla burocrazia e alla complessità normativa. Entro un tempo ragionevole ne vedremo i risultati».