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 2024  dicembre 28 Sabato calendario

Nelle grandi città italiane sempre meno ragazzi

Luisa, 24 anni, ha lasciato Napoli per trasferirsi a Milano. «Non è stata una scelta facile, ma qui ho trovato opportunità di lavoro che a casa non c’erano. Mi mancano il mare e la famiglia, ma la mia carriera viene prima». Simili sono le esperienze di Marco, 19 anni, di Palermo, che ha scelto Bologna per studiare ingegneria, e di Chiara, 22 anni, originaria di Catania, che ora lavora a Torino. Storie come queste sono lo specchio di un fenomeno che sta trasformando l’Italia. Secondo il recente report Istat “I giovani nelle città metropolitane: la fragilità dei percorsi educativi nei contesti urbani. Anni 2022 e 2023”, viene dipinto uno spaccato del nostro Paese che negli ultimi 30 anni ha perso 1,5 milioni di ragazzi e ragazze tra 0 e 24 anni. Un calo netto del 24,5% rispetto al 1993, che riflette la denatalità italiana non compensata a sufficienza dall’arrivo di giovani migranti. Ma anche delle condizioni di vita nelle grandi aree metropolitane meno sostenibili per le famiglie che si sono spostate in comuni più piccoli dove il costo della vita è inferiore e i servizi per l’infanzia più assicurati. Su questo trand, il demografo Alessandro Rosina, docente all’Università Cattolica di Milano, osserva: «La disattenzione e lo scarso interesse verso le nuove generazioni sono ben rivelati dalla difficoltà di avere un termine specifico che spieghi questo crollo demografico. È tale processo, che possiamo definire “degiovanimento”, indebolisce il nostro Paese dal punto di vista sociale ed economico. Eppure si parla solo di invecchiamento ovunque, mentre il termine “degiovanimento” è quasi disconosciuto».Oggi nelle 14 città metropolitane italiane analizzate da Istat vivono 4,8 milioni di giovani tra 0 e 24 anni, poco più di un terzo del totale nazionale di 13,6 milioni. Ma il calo maggiore colpisce il mezzogiorno. Napoli, Catania e Palermo sono le città più toccate, con perdite superiori al 35%. In particolare, a Napoli si registra una riduzione del 36%, a Catania dell’11,3%, mentre Palermo non supera il 40% dei comuni con almeno un servizio per la prima infanzia. A destabilizzare è la media nazionale della riduzione della popolazione giovane che è genericamente del -23,9% circa, con picchi estremi a Cagliari, dove arriva a -45,3%. Il nord e il centro Italia hanno sofferto meno, ma le differenze sono marcate. Torino ha perso il 22,1% dei giovani, Roma il 14,4%, e Milano solo il 9,5%. L’unica eccezione positiva è rappresentata da Bologna.La città emiliana è un unicum nel panorama italiano: dal 1993 ha visto un aumento della popolazione fino al 13,2%, grazie soprattutto all’incremento dei bambini e ragazzi fino a 14 anni (+42,4%). Ma il punto forte è l’accessibilità dei servizi educativi. Il tasso di copertura degli asili nido è del 49,4% rispetto ai bambini residenti, ben oltre la soglia minima del 33% prevista dalla legge. Inoltre, il rapporto tra servizi pubblici e privati è nettamente a favore dei primi, con una capacità d’offerta tre volte superiore a quella degli enti privati. La spesa pro capite per ogni bambino nella fascia 0-2 anni raggiunge cifre record: 3.455 euro nella città metropolitana e 4.600 euro all’interno delle mura di Bologna, contro una media di 1.422 euro nelle altre città italiane. SERVIZI ALL’INFANZIAIl demografo Rosina evidenzia che il “degiovanimento” però non è legato solo alla denatalità, ma anche alla mancanza di contesti attrattivi per giovani e famiglie, che indebolisce l’immigrazione, creando un circolo vizioso: «Meno giovani oggi significa ancor meno giovani domani». Questo fenomeno è collegato alla scarsa disponibilità di servizi per l’infanzia, con percentuali drammatiche al sud del Paese: a Napoli solo il 12,5% dei bambini ha accesso a un asilo pubblico, a Catania l’11,3%. Anche la spesa per i servizi educativi riflette il divario: con 1.142 euro medi al centro-nord contro 600 al sud, fino ai 253 euro di Catania. Inoltre, solo il 61,6% dei comuni metropolitani dispone di almeno un servizio per l’infanzia. Con forti differenze nello stivale.