Corriere della Sera, 28 dicembre 2024
Divieto di fumo, Vittorio Feltri è contrario
Direttore, ha già trovato un posto a Milano dove andare a fumare da solo all’aperto?
«È una cosa ridicola. Ma io per strada non fumo, mi dà fastidio farlo mentre cammino. Devo essere tranquillo, seduto su un divano».
Quindi rispetterà le regole del sindaco Sala?
«Vedrò, forse disobbedirò. Qui siamo al proibizionismo più vecchio, come quello americano di cui ridiamo ancora».
Chiedere a Vittorio Feltri, direttore editoriale del Giornale e fumatore accanito, allergico a tutto ciò che è ecologico così come alle giunte di sinistra, cosa ne pensa dei nuovi divieti milanesi, equivale a un invito a nozze. Perfino a una domanda scontata («Converrà che il fumo fa male?»), risponde a modo suo: «Ma chi l’ha detto? E poi se fa male sono problemi di chi lo fa».
La medicina dice altro.
«Anche la mortadella fa male, ma non la vietano».
Qui si parla di fumo passivo. Perché dobbiamo respirare le sigarette degli altri?
«Per strada io devo poter fare quello che voglio. Non capisco dove sta il problema».
Si potrà, ma rispettando 10 metri di distanza dagli altri.
«E allora che faccio, vado in giro con la bindella? Non mi sembra una decisione intelligente».
Secondo Arpa Lombardia, il 7% delle polvere sottili è dovuto al fumo di sigaretta.
«Io non ci credo. Se uno fuma tanto e gli viene un cancro al polmone lo capisco, ma che si raccontino queste favolette è ridicolo».
Non crede che non sia tanto una questione di divieti, ma di cambio di cultura?
«Perché devo cambiarla? Per far piacere a Sala?».
L’assessora all’Ambiente di Milano è una fumatrice, anche lei ha detto che cambierà abitudini.
«A me sembra una follia. E allora facciamo la campagna perché la gente mangia la pizza che fa malissimo. E mi fa ridere che non si potrà fumare neanche nei dehors».
I ristoratori infatti sono preoccupati. Ma lo erano anche quando entrò in vigore la legge Sirchia, oggi apprezzata da tutti.
«Era una cosa diversa. Se un ristorante aveva un locale con un condizionatore era consentito. Io ancora adesso vado nel mio posto preferito perché ha la sala fumatori».
Sirchia faceva parte di un governo di centrodestra, non era un politico «rosso».
«La battaglia antifumo contiene un aspetto ideologico».
Lei quanto fuma?
«Più che posso».
Quanti pacchetti?
«Non lo so, più che posso».
Ha pensato alle sigarette elettroniche? Per queste non ci sono limiti.
«Non so che cosa siano».
A Milano nel 2027 si vota, ieri lei ha fatto il nome della sua amica Melania Rizzoli.
«È preparata, adatta al ruolo, è stata assessore regionale, ha un nome milanese, è una persona bravissima ed è un grande medico».
Appunto, magari da sindaca confermerebbe il divieto.
«Ma che sta dicendo, lei fuma come me».
Invece ha bocciato come possibile candidato Alessandro Sallusti.
«Come giornalista lo stimo, ma non mi sembra attrezzato per fare il sindaco».
Lui come l’ha presa, non è che le ha tolto il saluto?
«Che cosa mi interessa dei saluti?».
Non ci tiene a tenere buoni rapporti, è il direttore del suo «Giornale»?
«Dei buoni rapporti me ne strasbatto. E poi io il Giornale l’ho diretto due volte con ben altri risultati».
Torniamo a Milano, non trova che in questi ultimi venti anni sia diventata più vivibile?
«È immutata, anzi ora è piena di divieti. Le piste ciclabili sono un’arretratezza micidiale, Sala ha ridotto corso Buenos Aires in un macello».
Il futuro delle città non va verso la mobilità sostenibile?
«Non credo. E poi io ho 81 anni, che me ne frega di quello che succederà tra dieci...».