Corriere della Sera, 28 dicembre 2024
Divieto di fumo, Sergio Harari è d’accordo
Forse non tutti sanno che, sebbene i sindaci non gestiscano più la sanità, sono tuttora la massima autorità sanitaria locale. Non deve quindi stupire che il Comune di Milano abbia deciso autonomamente di adottare un nuovo regolamento sul fumo. Dal 1° gennaio in città il divieto sarà esteso a tutte le aree pubbliche o a uso pubblico all’aperto dove non si potrà fumare a una distanza inferiore ai dieci metri da altre persone. Il divieto è limitato ai prodotti del tabacco, non alle e-cig. I dehors di bar e ristoranti sono stati inclusi proprio perché in questi luoghi le concentrazioni dei vapori del fumo possono raggiungere livelli molto alti.
A Milano il divieto di fumare in alcune aree specifiche, come le fermate dei mezzi pubblici, gli impianti sportivi, i parchi e le aree verdi, è già in vigore dal 2021, sebbene i controlli siano stati scarsissimi. A quelle già esistenti ora si aggiungono le nuove norme che vogliono da una parte proteggere dal fumo passivo i cittadini, dall’altra contribuire a ridurre la produzione di Pm10, a cui il fumo di tabacco contribuisce per il 7% del totale.
I nuovi divieti, che giungono contemporaneamente a 20 anni dall’entrata in vigore della legge Sirchia, hanno anche altre funzioni importanti: dare un ulteriore messaggio di disincentivazione ai fumatori e proteggere dall’esposizione combinata dei prodotti del fumo e dell’inquinamento, che assieme moltiplicano i loro effetti tossici sulla salute.
È bene ricordare che oggi in Italia si contano 12 milioni di fumatori (con 93 mila decessi all’anno), un dato stabile ormai da qualche tempo dopo il calo registrato grazie alla legge Sirchia, e molti di questi sono giovani. Probabilmente le nuove generazioni sono meno informate rispetto alle altre (fenomeno che si verifica anche per altre condizioni come l’infezione da Hiv), e meno attente ai pericoli del tabagismo.
Al momento, a differenza di quanto stabilito in Australia Meridionale l’anno scorso, il divieto non si estende alle e-cig. In effetti sono ancora pochi gli studi scientifici che abbiano valutato approfonditamente le conseguenze del fumo passivo delle sigarette elettroniche, mentre abbiamo sempre maggiore evidenza degli effetti nocivi e cancerogeni del loro fumo diretto. Ad esempio, una importante ricerca coreana condotta su oltre 4,3 milioni di individui con una storia di fumo di sigarette convenzionali ha evidenziato come gli ex fumatori che avevano smesso da cinque o più anni e usavano sigarette elettroniche presentavano una maggiore mortalità rispetto agli ex fumatori che avevano abbandonato qualsiasi forma di fumo.
Chi ha vissuto i tempi della legge Sirchia ricorderà come sembrasse impossibile metterla in atto, eppure fu applicata bene e senza problemi, e così si potrà fare anche per i nuovi divieti, certo bisognerà farli rispettare.
Una vera azione di contrasto al tabagismo però dovrebbe essere condotta a livello nazionale e l’aumento del prezzo delle sigarette, mediante una tassa di scopo i cui proventi siano interamente destinati alla ricerca medica e ai programmi di screening, sarebbe la vera risposta da dare.