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 2024  dicembre 27 Venerdì calendario

Le compagnie di linea sempre più minacciate dallo scenario bellico

Volare nei cieli di questa guerra dai confini indefiniti, combattuta spesso con armi invisibili come le onde elettromagnetiche, sta diventando sempre più rischioso. Viviamo in un mondo impazzito. Ci sono droni e missili fuori controllo che sfrecciano dalla Moldavia al Caucaso; battaglie di impulsi e frequenze radio che cancellano le coordinate di navigazione satellitare dalla Norvegia al Mar Nero; duelli aerei sempre “meno professionali” – come li definiscono i comunicati della Nato – dal Baltico all’Alaska. Il fronte del conflitto non si limita a spezzare in due la frontiera europea da Kiev a Odessa, ma si allarga in continuazione a seconda delle incursioni condotte con ordigni telecomandati che si spingono anche a millecinquecento chilometri dall’Ucraina, senza dimenticare gli sciami di droni degli Houti yemeniti che sorvolano il Mar Rosso. Basta il comandante troppo nervoso di una postazione contraerea o un radar d’epoca sovietica che non distingue la natura del bersaglio sullo schermo per provocare l’orrore.Ripercorrere l’ultima rotta dell’Embraer partito da Baku in direzione di Grozny è come decifrare un rebus. Anzitutto perché i dati gps che forniscono posizione e altezza sono inaffidabili, fornendo una prima prova di quanto siano diventate poco sicure le routine dei voli di linea. Appena superata la frontiera di Mosca, il velivolo scompare dal monitoraggio di Flightradar24 e degli altri siti che tracciano i collegamenti civili: in tutta la zona erano stati attivati i sistemi elettronici militari che disturbano le trasmissioni dei satelliti di navigazione, quelli che usiamo per orientarci nel traffico ma che danno informazioni fondamentali anche ai jet. Questa attività – chiamata in gergo jamming ospoofing – non è un problema soltanto nei cieli russi, perché spesso le antenne delCremlino scatenano tempeste elettromagnetiche oltre i confini: nel nord della Norvegia, ad esempio, nel 2023 il gps è stato inaffidabile per 294 giorni. Le autorità svedesi hanno vissuto momenti di emergenza perché il segnale satellitare è più volte scomparso nelle regioni meridionali del Paese e sul mare Baltico. E lo stesso è successo in Polonia, Finlandia, Lettonia, Estonia e Lituania o al largo della Romania: operazioni di guerra elettronica, tutte scattate all’improvviso, tutte d’origine russa.Quella in cui è finito il volo Baku- Grozny nelle prime ore del Natale è particolarmente significativa perché testimonia un allarme in corso: probabilmente i ceceni ritenevano di essere stati nuovamente presi di mira dai droni a lungo raggio ucraini. Tra la fine di ottobre e il 12 dicembre per quattro volte i bombardieri teleguidati di Kiev si sono accaniti contro caserme e comandi dell’esercito personale di Kadyrov. Raid che sono stati vissuti come uno smacco dal feroce proconsole ceceno di Putin. Per questo la rete di protezione è stata potenziata: semoventi lanciamissili Pantsir e Tor hanno preso posizione nella base di Khankala, a circa 15 chilometri dall’aeroporto di Grozny. Il 22 dicembre l’Embraer azero che ha percorso la stessa tratta ha sfiorato l’installazione di Khankala durante l’atterraggio. Ma in quel momento non c’erano allerte in corso.Le immagini dell’aereo che tenta di scendere sulla pista kazaka di Aktau, sull’altra sponda del Caspio, mostrano guasti al timone di coda. E le foto della fusoliera crivellata di schegge sembrano corroborare i sospetti sull’esplosione di un missile terra-aria, la cui testata è progettata proprio per disperdere una nuvola di frammenti.È già accaduto che velivoli carichi di passeggeri venissero immolati negli spazi indefiniti dei conflitti. Il 17 luglio 2014 nei cieli del Donbass un missile ha abbattuto il volo Amsterdam- Kuala Lumpur, ammazzando 298 persone. Il processo condotto in Olanda ha riconosciuto tre russi colpevoli del lancio di un ordigno Buk. Ancora più drammatica la distruzione del Boeing 737 decollato da Teheran l’8 gennaio 2020, nella notte della rappresaglia iraniana contro gli Usa per l’esecuzione del generale Soleimani: ci furono 176 morti per un errore delle batterie missilistiche dei Guardiani della Rivoluzione. Andando indietro nel tempo, il 3 luglio 1988 – mentre nel Golfo Persico infuriava la lotta delle petroliere tra Bagdad e Teheran – un incrociatore americano ha aperto il fuoco contro un Airbus di linea iraniano uccidendo 290 persone. Washington ha risarcito i familiari senza ammettere responsabilità. Il caso più raccapricciante risale all’acme della Guerra Fredda: il 1° settembre 1983 due Sukhoi sovietici hanno fatto esplodere un Jumbo sudcoreano partito dall’Alaska che era andato fuori rotta e aveva violato i confini dell’Urss. Le vittime sono state 269: il monito più chiaro su quanto possano essere pericolose le sfide tra caccia, come quelle che si ripetono ogni settimana dal Mar Nero al Baltico.