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 2024  dicembre 27 Venerdì calendario

Biografia di Ambra Orfei

Il walkie talkie gracchia. La casa degli elfi è sprangata e non dovrebbe: «Via il lucchetto». Lo sguardo plana su un tavolo 30 metri in là. «Spostatelo. Addobbatelo». Non sono dettagli naïf. Sono ingranaggi, se da far marciare c’è il più grande allestimento natalizio di Milano: il «Villaggio delle Meraviglie» da 16 anni muove indotto e persone – 50 dipendenti; due mesi di attività, fino all’Epifania; 30 mila ingressi solo per le attrazioni a pagamento decuplicati per l’area a ingresso libero – ai Giardini Montanelli di Porta Venezia. Ambra Orfei si aggira con sguardo clinico: discendente della famosa famiglia circense (figlia di Nando, nipote di Moira) è stata acrobata, attrice, oggi manager-imprenditrice. Tutto qui fa capo a lei. «Lo staff è efficiente ma l’occhio lungo ce l’avevamo in due: io e Gabri. Ora ci sono solo io».
Gabriele Piemonti, suo marito.
«Il Villaggio era la nostra creatura. Sarebbe felice – è felice – di vedermi qui».
Ambra Orfei e Gabriele Piemonti si sono sposati nel 2015 ma la loro vita insieme era cominciata molto prima. Lui, imprenditore che sulla Riviera Romagnola ha lanciato locali storici (al Bikini ha «inventato» le cubiste), lasciando l’impronta anche a Milano (con il Rolling Stone), è morto all’improvviso il 26 dicembre 2022: aveva 61 anni. Lei, 57, ora sta sola al timone della Sceniko Events che a Milano (dove vive) ha le sue radici e dal 2008 allestisce il parco natalizio. «Abbiamo iniziato con una pista di pattinaggio. Ora sto al Villaggio dalle 10 del mattino alle 21: se stacco è solo per accompagnare nostra figlia (Ginevra, 13 anni, ndr) da qualche parte. Gabri si è sentito male il giorno di Natale, il 26 dall’ospedale sono corsa qui a sedare una specie di rivolta: i lavoratori volevano fermarsi in segno di rispetto. Io però ho agito nel modo che mi faceva sentire più vicina a lui: dire no, non spegnete il parco. È morto quello stesso giorno: lavorare al nostro progetto mi ha fatto e mi fa stare in piedi. Allora come oggi».
La scelta del luogo vi ha attirato anche critiche.
«Al Comune paghiamo l’occupazione di suolo, oltre 50 mila euro, e abbiamo accordi per manutenzioni extra e ripristini. Versiamo ogni anno cauzioni: non è mai stato trattenuto un euro, segno che nei Giardini facciamo le cose per bene. Gli ambientalisti possono stare tranquilli. E non solo loro».
Allude alla sicurezza.
«Siamo un presidio. In zona, non è un mistero, esistono sacche di spaccio».
Tema caldo della politica. E lei a un certo punto ci si è buttata.
«Una vita fa, nel 2006. Ignazio (La Russa, ndr) mi propose di candidarmi come quota rosa in An per il Comune. Non sapevo nemmeno come condurre la campagna: non fui eletta. Ora non ho tessere». 
Resta di centrodestra?
«Ne condivido spesso le idee. Tuttavia con ogni amministrazione, di ogni colore, professionalmente ho avuto un ottimo dialogo».
Viene da un mondo, quello del circo, in cui esiste il nervo scoperto degli animali maltrattati.
«Io sono una cavallerizza, come mia madre, mio padre addestrava tigri, mio fratello elefanti. Abbiamo sempre amato e rispettato gli animali: chi li maltratta deve pagare e invece spesso i reati sono puniti in modo blando. Eppure spesso vengono citati episodi avvenuti chissà dove, magari all’estero. Anche i circensi hanno una colpa: sono persone umili, non hanno replicato a dovere e adesso intorno hanno questo alone».
Lei invece cosa replica?
«Che se arriva un circo arriva una commissione in cui anche esperti dell’Ats valutano, oltre alla sicurezza, le condizioni degli animali. Se c’è, qualcuno l’ha controllato».
I circhi sono diminuiti.
«Rispetto a quando ero ragazza sono dimezzati».
Il personale si trova?
«Le maestranze vengono sempre più spesso da Bulgaria, Romania. Pochi italiani vogliono fare questa vita».
Qual è lo stipendio?
«In media 1.000-1.200 euro al mese. Per gli artisti da 150 a 500 euro al giorno. È faticoso, tanti mollano, lo show ne risente. È una catena».
Però i cartelloni «Circo Orfei» si vedono spesso.
«Fateci caso, non vedrete solo “Orfei” sul cartellone: la regola impone che ci sia un nome di battesimo. Noi, a parte Stefano Nones, figlio di Moira, non abbiamo tour. È capitato che qualcuno “affittasse” il nome da altri Orfei, che magari fanno tutt’altro. Versano le royalties. Ho contestato la pratica: mi hanno chiesto i danni. Ora c’è polemica su un “circo Orfei” a Licola: non c’entra con noi».
I suoi inizi in pista?
«Allevavo colombe. A 11 anni, in udienza con altri circensi, mi sono esibita per papa Paolo VI. Sono stata acrobata a cavallo. Crescere con il circo è stata una favola: quando andavamo in tour eravamo più di 50 bambini, una famiglia».
Poi è diventata attrice.
«Il numero con le colombe mi aveva portato sui giornali. Arrivavano proposte».
Anche da Drive In.
«A 19 anni. Portarono il mio cavallo, Mozart, negli studi».
Agli eventi come arriva?
«Quando qualcuno aveva bisogno di artisti che facessero cose particolari, ad esempio scalare un palazzo, non sapeva come girarsi. Io avevo conoscenze in tutta Europa».
Poi è arrivato Gabriele.
«Doveva promuovere i suoi locali. Mi ha conquistato stando sulle sue. Per me, abituata a essere pressata ogni minuto, era incredibile».
Pressata in che senso?
«Vieni a cena, se sei gentile ottieni la parte, anche da minorenne. Io dicevo “no” e scappavo: essere timida mi ha salvato. Certo, come ripicca è capitato che mi togliessero uno show da un giorno all’altro. Che pianti nei bagni. Oggi penso che i no mi abbiano resa libera: lavoro senza dover dire grazie a nessuno».