Corriere della Sera, 27 dicembre 2024
I fedelissimi di Assad fuggiti dopo il collasso del regime
Bashar Assad è scappato come un ladro nella notte, portandosi dietro il bottino personale e abbandonando al loro destino i complici di decenni di regime. Ognuno ha cercato una via di fuga.
Sul jet decollato dalla base russa di Hmeimin alla volta di Mosca con a bordo il leader detronizzato c’erano alcuni familiari e almeno tre fedelissimi, uomini che hanno gestito la clepto-mafia: Mansour Azzam, segretario degli Affari presidenziali; Yassar Ibrahim, consigliere economico, ovvero il cassiere del clan; il generale Mohsen Mohammad. Secondo alcuni media è stato lasciato a terra il generale Fayez Jumaa, responsabile del convoglio di scorta che ha accompagnato il dittatore.
Maher Assad, comandante della IV Divisione, ha pensato di poter resistere ma ha scoperto tardivamente che tutto ormai era perduto e si è dovuto arrangiare per mettersi in salvo. Così avrebbe raggiunto in elicottero l’Iraq il 7 dicembre e dopo cinque giorni si sarebbe trasferito in Russia. Ma non si esclude neppure che sia andato negli Emirati, luogo accogliente per politici in disgrazia o giubilati. La moglie e i suoi figli, invece, sono entrati in Libano per poi ripartire alla volta di una meta ignota. Una seconda versione li colloca in Iraq. Anche Bushra, la sorella del presidente, si è trovata da sola con i figli adolescenti. Lei aveva sposato Assef Shawkat, figura-chiave eliminato in una misteriosa esplosione nel 2012: c’è sempre stato il sospetto che lo abbiano liquidato perché era diventato troppo ambizioso o avevano paura che lo fosse.
Alì Mamlouk, responsabile di fatto dell’intelligence, personaggio dei contatti riservati con tutti, potrebbe essere anche lui all’ombra del Cremlino, dove è giunto usando il «sentiero» iracheno. Ma non era stato neppure escluso che si fosse rintanato nell’ambasciata russa. Quest’ultima, però, è solo una delle mille voci. Mentre la sua famiglia ha usato la rotta libanese per poi dirigersi chissà dove.
Buthaina Chaabane, assistente per le questioni mediatiche ha raggiunto Beirut l’8 dicembre, tappa intermedia sulla via di Abu Dhabi, dove sarebbe stata fotografata. Secondo una ricostruzione, quando i ribelli si stavano avvicinando alla capitale, era stata convocata da Assad per parlare di una bozza di discorso che il leader voleva pronunciare ma una volta giunta a palazzo ha scoperto che il suo capo aveva già fatto le valigie.
Ihad Makhlouf, il fratello Iyad e la loro madre hanno tentato di dirigersi verso il confine libanese in auto il giorno 7. Gli insorti (o dei predoni) li hanno intercettati e ne è nato un conflitto a fuoco. Una versione sostiene che il primo è stato ucciso, il secondo ferito e portato in ospedale. Successivamente il nucleo avrebbe avuto modo di rifugiarsi nel Paese dei Cedri. Nessuna notizia sicura di Rami Makhlouf, una volta uno degli uomini più influenti e ricchi. Caduto in disgrazia, finito agli arresti domiciliari, è svanito dalla scena. Possibile che abbia trovato un approdo sicuro ad Abu Dhabi.
Rifaat Assad, zio di Bashar, un personaggio che ha incarnato il vecchio sistema. Il fratello Hafez lo ha usato per sterminare i Fratelli musulmani negli anni ’80 e poi lo ha spedito in esilio perché temeva volesse prendere il suo posto. Così si è stabilito tra Marbella e Parigi, con una fortuna immensa depositata in Svizzera, paradisi fiscali, ovunque sia possibile piazzare risorse senza che qualcuno venga a verificare. Dicevano che fosse tornato a Damasco ma si sono perse le sue tracce.
Il Libano si è trasformato in punto di rifugio o transito per numerosi membri della nomenklatura. Una breve lista tratta dall’Afp: Kifah Mujahid, capo delle Brigate del partito Baath; Gassan Belal, responsabile dell’ufficio di Maher Assad; Mohammad Hamcho, Khaled Qaddour, Samer Debs e Samir Hassan. Questi ultimi quattro sono uomini d’affari che hanno prosperato grazie alla vicinanza con il potere e in particolare con Maher. Una «pattuglia» composta dal ministro della Difesa Alì Abbas, dal numero uno dell’intelligence dell’aviazione Tafiq Khaddur e altri collaboratori potrebbe essere a Bengasi, in Libia, sotto la protezione di Khalifa Haftar.