la Repubblica, 24 dicembre 2024
La medaglia rubata all’eroe ucciso dai fascisti
La medaglia di un eroe della resistenza etiope al colonialismo potrebbe essere restituita ai legittimi discendenti, quasi novant’anni dopo la sua esecuzione per mano delle truppe fasciste italiane, in quello che è stato successivamente denunciato alle Nazioni Unite come un crimine di guerra. L’onorificenza apparteneva a Destà Damtù, un militare che aveva sposato la figlia di Hailé Selassié, imperatore o Negus d’Etiopia. Messa in vendita nei giorni scorsi a un’asta in Svizzera, l’onorificenza non ha trovato compratori, attirando in compenso l’attenzione della famiglia del combattente etiope, che attraverso un avvocato ne chiede la restituzione.Con il titolo nobiliare di ras, equivalente a duca o principe, nel 1935 Damtù comandò le forze etiopi sul fronte sud contro l’esercito fascista. Suo padre era un generale caduto a fine Ottocento nella guerra che riuscì a fermare il primo tentativo del Regno d’Italia di conquistare la regione allora chiamata Abissinia. A lui toccò un destino simile, ma non in battaglia. Sconfitto dalle truppe del generale Rodolfo Graziani, alla testa di reparti di guerriglieri continuò a opporsi all’occupazione dell’Etiopia da parte del nostro Paese: nel 1937 venne catturato dal generale Antonio Rizzo e fu immediatamente impiccato. Dopo la riconquista dell’indipendenza, la sua salma è adesso tumulata nella tomba imperiale ad Addis Abeba, la capitale etiope.I fascisti non si limitarono a giustiziarlo: gli portarono via anche una medaglia d’oro, l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Etiopia, che gli era stata assegnata dal Negus Hailé Selassié. Non si era più saputo che fine avesse fatto la medaglia, fino a un mese fa, quando la Galerie Numismatique, una casa d’aste di Losanna specializzata in numismatica, l’ha inserita inuna vendita online con un valore stimato fra 60 e 90 mila euro. Il catalogo non cela la controversa origine della medaglia, osserva ilGuardian riportando la notizia: la descrive come «proveniente dalle proprietà di un soldato italiano presente alla cattura del principe Damtù».Ma mentre non ci sono state offerte di acquisto, una nipote del ras etiope, Laly Kassa, ha notato l’asta e si è subito attivata. «La mia prima reazione è stata di rabbia a vedere che la medaglia era spudoratamente presentata come un oggetto rubato a un condannato a morte», ha dichiarato donna. Contattata da un legale della famiglia, inizialmente la Galerie Numismatique ha rifiutato di restituire la decorazione, proponendo in alternativa ai discendenti di acquistarla per 60 mila euro. Poi però il loro avvocato ha raggiunto il proprietario della medaglia, un collezionista inglese che risiede in Spagna, con il quale è in corso una trattativa. Se verrà restituita, dicono i familiari, l’onorificenza sarà esibita in un museo di Addis Adeba.Ciò che rende particolarmente significativa la medaglia, commenta sul quotidiano londinese il professor James De Lorenzi, docente di storia al John Jay College of Criminal Justice di New York, è che la sua rimozione dall’Etiopia può essere direttamente collegata a un sospetto crimine di guerra. Nel 1948, infatti, il governo dell’Etiopia accusò dieci cittadini italiani presso la War Crime Commission dell’Onu, affermando che Damtù aveva lo status di prigioniero di guerra quando, dopo la cattura, venne giustiziato dalle truppe fasciste.«Quella medaglia fu ottenuta attraverso un agente del regime fascista direttamente coinvolto nel crimine, nel quadro di una contro insurrezione che vide omicidi di massa, violenze sessuali, torture e detenzioni arbitrarie da parte delle forze italiane», osserva De Lorenzi. «Restituirlaall’Etiopia è l’unica scelta responsabile».Il Trattato di Parigi del 1947 stipulava che entro un anno e mezzo l’Italia avrebbe dovuto restituire all’Etiopia tutti gli oggetti di valore storico trafugati dal 1935 in poi dal fascismo, ma a eccezione dell’obelisco di Axxum, restituito nel 2005, ben poco è stato ridato da istituzioni e privati, afferma ilGuardian.Nel 1935, quando Benito Mussolini ne ordinò l’invasione, gli Stati Uniti descrissero l’Etiopia come «la prima vittima dell’aggressione dell’Asse», l’alleanza fra Italia fascista e Germania nazista.