la Repubblica, 24 dicembre 2024
Pizzaballa a Gaza
«Il livello di distruzione di Gaza è maggiore di quello visto durante la mia ultima visita. Sono rimasto impressionato dall’ammassarsi di rifiuti, dall’odore che impregna l’aria. Le condizioni di vita sono terribili ed è penoso a guardarsi. Ma fra tanta disperazione ho visto molta vitalità. Persone ancora capaci di sorridere». All’indomani della visita pastorale a Gaza di domenica, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, parlando ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa tenuta nel palazzo patriarcale, racconta così la sua visita pastorale nella Striscia ancora in guerra: «Sono un uomo di fede e vedo la realizzazione della speranza in queste persone semplici. Pregano affinché la guerra finisca e sperano di tornare alla normalità. Ma senza puntare il dito contro nessuno».Sugli account ufficiali del Patriarcato, le foto lo mostrano mentre si aggira fra le macerie, incontra famiglie e conforta malati, ispeziona i magazzini degli aiuti umanitari organizzati dal Patriarcato e dal Sovrano Ordine di Malta. Confortando la piccola comunità cattolica da 14 mesi rifugiata nel compound parrocchiale della Sacra Famiglia, cui ha ricordato: «Il mondo è con voi, la Chiesa è con voi». Il francescano creato cardinale da Papa Francesco nel 2023, già Custode di Terra Santa, ha parlato molto della situazione dei bambini, descrivendo una popolazione giovanissima che vaga senza scarpe fra le rovine di quelle che un tempo erano case e strade: «Naturalmente tutti sono esausti. Ma chiedono scuole, più dell’acqua, più delle case. Pensano ai più piccini: la scuola è per loro una prima necessità». Sottolinea: «Questo è il secondo anno senza scuola a Gaza, non se ne parla molto. Gaza è piena di bambini e la scuola è importante».Dal sito Terrasanta.net ha poi raccontato un episodio molto vivido: «Viaggiavamo su un’auto con il logo della Caritas, che riproduce una croce, e pensando che fossimo lì per distribuire aiuti ci fermavano per chiedere cibo ma anche sigarette. In mezzo a tutto ciò ho visto persone ancora capaci di sorridere e godere delle piccole cose».Domani il religioso sarà a Betlemme per celebrare la messa della vigilia di Natale, in Santa Caterina, con i rappresentanti delle istituzioni locali. Un Natale sotto tono, ha confermato Anton Salman, sindaco di Betlemme, al quotidiano Haaretz : «È impossibile festeggiare finché nella Striscia di Gaza si continua a versare sangue e decine di persone vengono uccise ogni giorno», ha detto. Non ci sono più nemmeno i pellegrini, un tempo anima di una cittadina già duramente provata dalla pandemia che ha perso così la linfa dell’economia locale. Di conseguenza, è diminuita pure la presenza dei cristiani locali. Già 90 famiglie cristiane hanno lasciato Betlemme. «Una grande ferita per la nostra comunità» dice un altro francescano, padre Ibrahim Faltas. «Chi può va via. Ma non è giusto. Come dice papa Francesco, c’è sì il diritto a migrare, ma ancor più ci sarebbe quello a restare».