Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  dicembre 23 Lunedì calendario

Il cerimoniere sull’apertura della porta santa

Monsignor Stefano Sanchirico, decano dei cerimonieri e docente di Storia alla Scuola di archivistica, diplomatica e paleografia vaticana, per tanti turisti il Giubileo appare qualcosa di assai pittoresco e folkloristico, per i credenti, invece, è un evento che trasuda spiritualità. Come spiegare la profondità culturale e religiosa dell’Anno Santo a chi si colloca lontano dal sacro?«Tanto per cominciare bisogna individuare e tenere a mente i simboli (che sono potentissimi) e dai quali si sprigiona tutta la forza di questo rito secolare che venne strutturato in maniera definitiva a partire dal 1500, due secoli dopo il primo Giubileo indetto da Bonifacio VIII».Quali sono i momenti principali di ciò che accadrà domani sera, alle 19, a San Pietro quando Papa Francesco in mondovisione darà l’avvio al ventisettesimo evento ordinario di questo genere della Chiesa?
«Tre sono i passaggi fondamentali per entrare nel vivo di questo momento storico che rimanda all’allegoria di una nuova e personale rinascita mediante l’attraversamento di un varco la Porta Santa pensato proprio per riavvicinare idealmente l’uomo a Dio; poi abbiamo l’abbattimento del muro eretto alla fine dell’ultimo Giubileo per sigillare la porta dall’interno, facendo da barriera al passaggio delle persone. E, infine, il gesto che farà il Papa con le mani quando con una lieve spinta aprirà le ante accompagnandole dalle parole evangeliche: «Io sono la porta, se uno entra attraverso di me sarà salvato».
Quale è la valenza della Porta Santa?
«Per i cristiani è un passaggio, per chi ha fede quella porta è Cristo, lo dice bene il Vangelo. Il che implica transitare attraverso la misericordia di Dio che monda dal peccato e dalla colpa».
A molti però questo rito sembra alquanto pittoresco e anacronistico. Nel corso dei secoli non è mai cambiato?
«È sopravvissuto sostanzialmente identico attraversando i secoli. Naturalmente ci sono state piccole modifiche, apportate col tempo dai pontefici, tuttavia si è trattato di novità marginali rispetto l’impianto originario. Papa Wojtyla nel 2000, per esempio, aprì la Porta Santa con il solo tocco della mano. Il martelletto usato dai predecessori venne fatto sparire. Dai tempi di Paolo VI non si procede più con l’abbattimento del muro in concomitanza dell’apertura, ora viene fatto nei giorni precedenti e si procede per gradi, in sicurezza, fino alla liberazione totale di tutti i mattoni che erano serviti a edificare la barriera alla fine del precedente Giubileo. I mattoni sono particolari: portano incisa la data giubilare e un tempo venivano donati dalle grandi famiglie romane. La modifica fu decisa perché nel 1974 il pontefice Paolo VI fu quasi colpito da alcuni calcinacci che caddero dall’alto e a distanza ravvicinata».
Nel 2000, il Grande Giubileo che stupì il mondo per l’entusiasmo dei giovani, cosa ha introdotto?
«Il gesto delle mani che spingono le ante e spalancano la Porta Santa. Ma quell’anno, davvero unico e straordinario, vennero inseriti altri elementi come il corno africano che ricorda lo jobel, e poi la profumazione che era un particolare antico risalente al XVI secolo, studiato da Biagio da Cesena il quale incaricò i penitenzieri di lustrare con acqua benedetta i marmi delle imposte coperti dai calcinacci.
Papa Francesco è quindi il primo ad entrare e nel gennaio 2026 sarà l’ultimo ad uscire...
«Il Successore di Pietro è il primo ad entrare e alla fine del Giubileo sarà anche l’ultimo ad uscire».