il Giornale, 23 dicembre 2024
Campione, un crac senza speranze
Sono lontani i giorni d’oro del Casinò di Campione d’Italia, quando nelle sue sale da gioco entravano perfino le star di Hollywood. Oggi è rimasta solo una foto sbiadita da alcune centinaia di ingressi nei giorni infrasettimanali, con qualche picco oltre il migliaio durante i weekend. E un business che non riesce a tenere il passo di un concordato in continuità che arriverà a conclusione tra appena due anni, ma che a questo punto si preannuncia tutto in salita. Insieme alle difficoltà del Casinò, immagine iconica dell’exclave italiana sul lago di Lugano, s’intreccia il paradosso di un Comune ai confini della realtà, che gode di agevolazioni fiscali non-si-sa-perché e con dipendenti comunali con stipendi da super manager.
Le vicende del Casinò sono centrali anche perché, quando nel 2018 la sala da gioco è stata chiusa, improvvisamente 492 persone si sono trovate senza lavoro (oggi Campione ha 1.800 abitanti). Una fine che si è portata con sé anche l’indotto di bar, alberghi e ristoranti oltre al ricco dividendo che il gioco d’azzardo garantiva al Municipio, che infatti è finito in dissesto finanziario. Eppure, il Comune, che è proprietario al 100% del Casinò, non è mai riuscito a tirare la cinghia sugli stipendi del suo personale (pur avendolo ridotto numericamente negli anni). Nonostante percepisca 10 milioni annui di contributo statale fino al 2047 per ripartire, l’amministrazione guidata dal commercialista Roberto Canesi, per soli 15 dipendenti ogni anno spende 2,7 milioni, cifra che ha messo a bilancio previsionale anche per il periodo 2025-2027. Questo nonostante lo stesso sindaco, in una puntata di Fuori dal Coro, avesse promesso di intervenire con la scure. La stessa Corte dei Conti, in una sentenza del marzo 2022 che bocciava il piano di riequilibrio finanziario del Comune, aveva rilevato che «il costo medio per dipendente resta elevatissimo» sollecitando una riduzione delle spese per il personale. Canesi ha dichiarato di non ricandidarsi per le elezioni del 2025: con lui non solo gli stipendi non sono diminuiti, ma con una delibera del 17 dicembre sono stati stanziati 1,8 milioni che per buona parte saranno destinati ai salari accessori.
Questo in aggiunta a quanto già c’era, con la segretaria comunale che percepisce uno stipendio mensile da oltre 15 mila euro netti, pari a 279 mila lordi annui, più dei 239 mila del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per non dire degli 11 mila euro al mese dell’ispettore dei vigili urbani, dei 10 mila all’ufficiale dell’anagrafe o dei 7 mila dell’operaio. Emolumenti molto ingenti, soprattutto per un posto che ormai ha un costo della vita di gran lunga inferiore alla Svizzera.
Ripartito nel 2022, con un sanguinoso concordato stabilito con il Tribunale di Como, il Piano di rientro del Casinò era garantire la restituzione di almeno 106 milioni di euro ai debitori in 5 anni. Ma gli accessi dei clienti nel primo semestre 2024 sono crollati a 137.722 contro i circa 225 mila attesi dal Piano. Mai fatte le 100 assunzioni promesse. Deludono anche i ricavi da gioco, inferiori del 12% – stando al report dei commissari – rispetto alle attese. Di questo passo, quindi, non si sa come tra due anni gli obiettivi del piano possano essere centrati.
Perplessità ha destato inoltre l’assegnazione con appalto diretto a una ditta esterna dell’area ristorazione a beneficio di Afm Riviera, società costituita l’1 dicembre 2023 con sede nello stabile del Casinò. Alla quale, lo scorso agosto, sono stati affidati con due appalti differenti (entrambi sotto la soglia da gara e quindi oggetto di affidamento diretto) per la gestione della mensa di asilo, scuole elementari e medie di Campione (che risiedono tutte nello stesso stabile). Irrisolta anche la questione del buco da 200 milioni sulle spese sanitarie dei campionesi curati in Svizzera, un conto per cui rimane aperta una disputa tra Regione Lombardia e Comune su chi debba pagare. Tornando però al Casinò, è grottesca la vicenda che riguarda l’ex amministratore delegato Marco Ambrosini, al quale il comune ha revocato la carica per sostituirlo con Stefano Silvestri. Ad Ambrosini è stato contestato di avere omesso la condizione di pensionato che gli avrebbe impedito di fruire degli emolumenti legati alla carica. Ne è nato uno scontro legale sui compensi da restituire che ha poi portato Ambrosini a ottenere un decreto ingiuntivo dal Tribunale di Milano per 61.760 euro più interessi e spese, a cui il Comune si è opposto. Ma l’aspetto più scabroso è contenuto in un esposto di Ambrosini a Prefetto e ministero dell’Interno: «In occasione della procedura comparativa indetta con bando pubblico per la riassunzione del personale a seguito della cessazione del fallimento, l’amministrazione comunale avrebbe consegnato alle due commissioni di valutazione dei candidati preferenziali». Un fatto che, se accertato, sarebbe gravissimo, ma che la giunta ha respinto affermando di non aver mai «sponsorizzato alcuna singola persona nell’ambito delle assunzioni, ma ha sempre pubblicamente affermato l’importanza della riassunzione degli ex lavoratori della casa».
Canesi, peraltro, si è alienato il supporto di molti campionesi dopo aver autorizzato la costruzione di una moderna residenza con accesso al lago di Lugano, a distanza di pochi metri dallo storico cimitero di Campione. Una procedura resa legale dal fatto che il palazzo sorge in territorio svizzero, dove si prevede una distanza minima di soli 5 metri, ma il sindaco avrebbe potuto non aderire alla convenzione che di fatto ha permesso la realizzazione del progetto e l’apertura di un passaggio doganale che l’opposizione contesta come illegittimo e non di competenza del Comune. Un altro esempio, insomma, di un’amministrazione che se non altro ha avuto il pregio di far parlare di sé.