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 2024  dicembre 23 Lunedì calendario

Natale a Gaza

«Oggi Sua Beatitudine è entrato a Gaza e questa è la cosa più importante». Cerca di tagliar corto sulle polemiche Farid Jubran, il portavoce del Patriarcato latino di Gerusalemme, dopo il botta e risposta sul permesso al cardinale Pierbattista Pizzaballa di recarsi nella Striscia per celebrare un anticipo di Natale. Negato, secondo la denuncia di Papa Francesco, sabato. Concesso, invece, per l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede. Nella guerra mediatica fra la diplomazia vaticana e quella israeliana, il fronte di Gaza trova, tutto sommato, quella pace che tra Roma e Gerusalemme appare sempre più precaria. Il Pontefice, ieri, ha rinnovato, per il secondo giorno consecutivo, la sua condanna agli attacchi israeliani nell’enclave costiera palestinese durante la guerra contro Hamas. «Con dolore penso a Gaza – ha detto Francesco all’Angelus – ai bambini mitragliati, ai bombardamenti di scuole e ospedali. Quanta crudeltà».Israele si è astenuto, per ora, da ulteriori commenti sulla nuova, più forte, esternazione dell’88enne gesuita francescano. Aveva già reagito con indignazione sabato. Il Ministero degli Esteri, dopo l’uscita del Papa di venerdì con la Curia, ha accusato il Pontefice di «doppi standard» e ha definito le sue parole «particolarmente deludenti in quanto sono scollegate dal contesto reale e fattuale della lotta di Israele contro il terrorismo jihadista, una guerra su più fronti che gli è stata imposta a partire dal 7 ottobre». La vice del ministro Gideon Saar, Sharren Haskel, ha postato su X una dura critica: «Con il suo persistente atteggiamento nei confronti di Israele, il Papa sta compromettendo 80 anni di ricostruzione delle relazioni tra cattolici ed ebrei a partire dall’Olocausto, quando il Vaticano proteggeva i nazisti». La funzionaria di Gerusalemme va oltre: «Sta distruggendo la riconciliazione con gli ebrei che Papa Giovanni Paolo II desiderava tanto».Il livello dello scambio di accuse e reciproche recriminazioni si è progressivamente alzato a partire dallo scorso febbraio, quando il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, aveva definito «sproporzionata» l’operazione militare israeliana a Gaza, sottolineando che il diritto alla difesa non giustificava gli allora 30 mila morti (oggi la cifra ha superato, secondo il bilancio di Hamas, quota 45 mila). In un primo momento, la missione diplomatica israeliana presso la Santa Sede definì le sue dichiarazioni «deplorevoli» per poi ammorbidire la posizione e definirle «infelici». Nelle ultime settimane, l’escalation dei toni ha subito un’accelerata. Francesco ha incontrato più volte le famiglie degli ostaggi (96 dei 251 rapiti da Hamas il 7 ottobre sono ancora a Gaza, compresi i corpi di almeno 34 morti, secondo l’intelligence militare) e ha chiesto il loro rilascio. Ma nella lettera indirizzata ai cattolici in Medio Oriente, in occasione del primo anniversario della guerra, non ha mai menzionato Hamas e le atrocità compiute. Ancora, nel suo libro pubblicato per il giubileo che sta per inaugurare, il Pontefice ha espresso la necessità di verificare se «ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio». L’ultimo severo commento all’opportunità della sua esternazione l’ha espresso il ministro per gli Affari della Diaspora, Amichai Chikli: le parole di Francesco equivalgono a una «banalizzazione» del termine genocidio.Dopo aver attraversato il valico di Erez, la frontiera tra Israele e il Nord della Striscia, il cardinale Pizzaballa ha lasciato fuori le polemiche e ha portato a Gaza aiuti umanitari a nome della delegazione del Patriarcato di Gerusalemme. Nella chiesa della Sacra Famiglia a Zeitoun, quartiere Est della City, il prelato ha espresso alla sua comunità religiosa «amore, preghiere e solidarietà». «Quando la guerra finirà, ricostruiremo tutto: scuole, ospedali e case. Non vi abbandoneremo mai», ha promesso.Nelle stesse ore il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto è arrivato in Israele per una serie di incontri istituzionali, tra cui quello con l’omologo israeliano, Israel Katz. «Riaffermo l’impegno dell’Italia per favorire stabilità in Medio Oriente», in Libano e a Gaza, ha postato su X, augurando una «rapida liberazione» degli ostaggi. L’accordo sarebbe completo al 90%, secondo fonti palestinesi, ma restano ancora da risolvere questioni chiave. Non si fermano i raid israeliani sulla Striscia. Ieri sono stati dichiarati da fonti locali 28 morti in un’ex scuola di Gaza City.