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 2024  dicembre 23 Lunedì calendario

Le antifrasi per mascherare lo sgarbo

Dopo il “rispetto” della Treccani è arrivato il “garbo” che Giorgia Meloni ha evocato per violarlo con quella raffica di ehhhh che mercoledì scorso ha infiammato il Senato. È stata, come si sa, la giornata degli sgarbi, inflitti ma anche ricevuti – con Renzi, con Monti, con i 5 stelle e molto meno con il Pd di Elly Schlein, che pure è il vero avversario, ancora nascosto, non ancora affrontato. «Mi spiegherò con garbo istituzionale» è dunque la frase che Meloni ha sì pronunziato per ben 5 volte, ma per negare quel che affermava, con il tono del sarcasmo in crescendo e con le famose smorfiette, che finirono sulla prima pagina del Wall Street Journal, il 20 marzo scorso, quando – ricordate? – mise la testa sotto la giacca. Più che una gag, quel «mi spiegherò con garbo istituzionale» è l’artifizio retorico chiamato antifrasi: «l’attribuire – dice il manuale – a una frase un concetto opposto a quello che apparentemente esprime».L’esempio di scuola è il Marco Antonio che ripete 5 volte «e Bruto è un uomo d’onore» nella famosa orazione di Shakespeare che, piena di meraviglie, è anche un compendio di retorica e un trattatello di democrazia selvaggia (Adelphi ha riproposto il Giulio Cesare nella traduzione davvero formidabile di J. Rodolfo Wilcock, e sarebbe un magnifico regalo di Natale se non fosse già esaurito). Si chiude così non l’anno del “rispetto e del “garbo”, ma dello “sgarbo”. Lo stile vincente, anche in Italia, è il politicamente scorretto, che Trump ha di nuovo portato al trionfo, la maleducazione da twitter, la voglia di deportare gli immigrati con le maniere spicce del generale Custer, l’ammiccamento omofobo, la battuta salace e sessista; e la giustizia fai da te ha la bella faccia di Luigi Mangione, che ha ucciso un manager cinquantenne preso a simbolo del sistema sanitario.Mangione è Charles Bronson, è Clint Eastwood, è la giustizia dell’individuo che precede lo Stato e salta la burocrazia, le leggi e i tribunali che imbrigliano la verità.Se dietro il politicamente scorretto americano ci sono Buffalo Bill che uccideva i bufali per sterminare gli indiani, John Wayne e il saloon, dietro il politicamente scorretto italiano c’è Masaniello, il pescivendolo che pensava di farsi re. Meloni eredita le corna di Berlusconi, il vaffa di Grillo e la ruspa di Salvini, gli scamiciati e il sottoproletariato rancoroso, i forconi e i boia chi molla. Nell’elogio del mascalzone Meloni è Alberto Sordi, nel morso all’avversario è il Franti del libro Cuore. E nello sberleffo a Monti ci sono la goliardia, il futurismo di Marinetti, la provocazione dannunziana, lo Strapaese e lo squadrismo allegramente violento di Maccari e Longanesi. C’è insomma la giostra dei senza rispetto nell’antifrasi dello sgarbo che ha fatto di Meloni la nostra piccola Marco Antonio. E c’è pure l’irresistibile successo scorretto di Tony Effe grazie al suo corretto addetto stampa: il sindaco Gualtieri.