il Giornale, 22 dicembre 2024
Intervista a Lella Bertinotti
Si chiama Gabriella Fagno, detta Lella, Lella Bertinotti. Ha 78 anni ed è la moglie di Fausto, il «parolaio rosso», come lo chiamava Giampaolo Pansa, il «subcomandante Fausto», come lo chiamano i suoi compagni di fede politica. È una signora estroversa, intelligentissima, molto critica.
Signora, cosa pensa della sinistra di oggi?
«Francamente non la vedo, mi sembra latitante. Se vuole possiamo parlare del centrosinistra, che è un’altra cosa, ma oggi mi pare difficile anche capire cosa sia il centrosinistra».
Qual è la differenza tra centrosinistra e sinistra?
«Il centrosinistra parla di diritti. E fa bene. La sinistra parla di lavoro: salari, orari...».
Lei è comunista?
«Sono di sinistra. Non so se sono comunista. Vorrei tanto esserlo».
Il comunismo cos’era?
«Aveva idee e istanze importanti, che purtroppo sono state disattese dal comunismo sovietico e di altri Paesi».
Ma ha ancora ragion d’essere?
«Sì, i motivi ci sono tutti: la fatica, il lavoro, la disoccupazione».
Lei amava Berlinguer?
«Tantissimo. Stimavo la sua coerenza il suo quasi nascondersi, la sua timidezza, la sua ironia».
La sua parola-chiave politica?
«Una parola che usano molto anche i cattolici: uguaglianza».
Il fatto che oggi il presidente del Consiglio sia una donna è una cosa importante?
«Altroché se è importante. Però non è sufficiente».
Perché?
«A volte le donne quando arrivano in posti apicali si comportano peggio degli uomini. Parlo in generale, eh...».
Ma a lei piace la politica di Giorgia Meloni?
«Sa benissimo che non mi piace. Però non voglio fare polemiche. Per carità».
I suoi miti politici?
«Che Guevara».
E tra gli statisti viventi ne vede qualcuno all’altezza?
«Direi di no, assolutamente».
Che rapporto ha con la religione? È vero che Bertinotti ha avuto una crisi religiosa?
«No, no, nel modo più assoluto. Mio marito ha studiato molto le religioni. Ama molto Paolo di Tarso. Ma è un non-credente, o come dicono alcuni preti, un diversamente credente».
E lei?
«Agnostica, ma Papa Francesco mi piace molto».
Lei ha sempre approvato le scelte politiche di suo marito?
«No, non sempre. Siamo il giorno e la notte (ride, ndr)»
Mi dica le differenze.
«Io in politica non sono coraggiosa. Lui si. Per noi fu molto dolorosa la caduta del primo governo Prodi. Ecco, io quel coraggio non lo avrei avuto».
Ma avete idee diverse su come deve essere il mondo?
«No: la stessa identica idea. Poi ognuno ha il suo punto di vista su quale debba essere la strada».
Come vi siete incontrati?
«Avevo 15 anni, lui poco più di venti. Siamo cresciuti insieme, stiamo insieme da 63 anni, 60 anni lordi di matrimonio».
In che senso?
«L’ho visto poco, era spesso lontano. Sono rimasta molto sola».
Come siete riusciti a restare insieme per 63 anni?
«Ci ha aiutato il fatto che venivamo dalla provincia. In provincia ci sono valori solidi».
Ma suo marito ama il lusso?
«Secondo lei uno che ha fatto per 30 anni il sindacalista, con lo stipendio equiparato a quello degli operai, che si è sbattuto tra Novara, Torino e poi a Roma... Uno così può amare il lusso?».
Perché è nato questo mito?
«Uno lo scrive e altri copiano».
Almeno ci dica che è vero che veste di cachemire?
«Quando ha compiuto settant’anni molti amici gli hanno fatto dei regali. Escludo che lui abbia mai comprato un capo di cachemire».
Comunque non sarebbe un delitto.
«No, certo. Però non è vero. La questione è che qualcuno ha deciso di appiccicargli addosso quell’etichetta».
Un suo grande pregio come donna?
«Generosa. E sono amica delle donne. E poi sono sensibile».
Miglior pregio di suo marito?
«È rimasto fedele agli ideali della sua gioventù. Pagando prezzi molto alti».
Il difetto maggiore?
«Non spegne la luce e non chiude i cassetti».
Che rapporto ha avuto lei col femminismo?
«Sempre stimato le femministe ma non sono mai stata femminista».
E la cultura «woke»?
«Se c’è, va accettata».
Anche nella censura?
«Io voglio censurare solo la volgarità».
Cos’è la volgarità?
«Il film di Bertolucci col rapporto anale di Marlon Brando con Maria Schneider. Che pare non sia stato neanche consensuale».
Il politicamente corretto è un linguaggio giusto?
«Le parole sono pietre».
Lei non ha mai avuto la tentazione di entrare in politica?
«No. Non ne ho la capacità».
Bertinotti nella sua vita politica ha sbagliato qualcosa?
«Nelle grandi scelte no. Forse non ha tenuto conto della maturità non avanzatissima del Paese».
Che idea aveva di Craxi?
«È stato uno statista che a volte ha sbagliato, ma certo è stato uno statista».
Salvini assolto.
«Meno male! L’avversario politico lo combatti con la politica, non con la magistratura».
Suo marito ha delle passioni, oltre alla politica?
«Il teatro prima di tutto. Effettivamente siamo Bertinight come dicono, ma non perché andiamo nei club notturni, ma perché andiamo a teatro».
Musica, film e libro del cuore.
«Il jazz. L’Innocenza e l’ultimo di Clint Eastwood. E Lettera a una professoressa di Don Milani».
Il sindacato è finito?
«No. È vivo perché sono vive le istanze dei lavoratori».
Lo sciopero è una moda?
«No. Un lavoratore che guadagna 1500 euro al mese non rinuncia alla paga di una giornata per una moda. Lo fa per ottenere dei diritti. E un salario migliore. La lotta di classe esiste ancora».
Voi Bertinotti siete stati condizionati dalla campagna sul vostro lusso?
«No. Però certo soffriamo per essere sempre sotto la lente di ingrandimento. Dicono che ci vestiamo bene? Sì, perché i comunisti si vestono bene».
Perché criticano sempre Bertinotti per il suo stile di vita?
«È di sinistra e va criticato. Lui non ruba, non fa violenze, non commette reati, non fa male alle persone, e allora per cosa lo critichi? Per il gilet».
È vero che una volta lo ha cacciato di casa?
«Sì, avevamo litigato. All’improvviso arrivò a casa un amico con un prosciutto intero. Io ho sbottato: prendetevi il prosciutto e sparite. Il prosciutto vi sfama per almeno dieci giorni».
E lui è andato?
«Sì, poi è tornato dopo dieci giorni: il prosciutto era finito».
Come balla suo marito?
«Mai andati a ballare. Neanche io mai. Le mie amiche andavano a ballare, io al cineforum a vedere La Corazzata Potemkin».
Le dispiace?
«Sì».
Fausto era geloso di lei?
«Credo di sì, ma non lo ha mai ammesso».
Lei era gelosa?
«No, no, io sono possessiva».
Lei era amica di Assunta Almirante.
«Ci stimavamo».
Ha conosciuto bene i salotti romani?
«Andiamo a delle cene dove si discute di cinema, di politica, di teatro, di letteratura. Sono salotti? Allora sì, ho conosciuto i salotti. Lei non va a cena dagli amici? Per lei son cene, per noi salotti».
Fidel Castro, Hugo Chavez. Li ha conosciuti.
«Di Fidel ricordo una cena lunghissima. Eravamo esausti. Faceva un freddo cane per l’aria condizionata. Io ero la sola donna e lui non mi ha mai rivolto la parola. Chavez era un uomo di rara simpatia. Grande conservatore. Anche lì faceva un freddo cane per l’aria condizionata. Lui mi chiese: Gabriela, quiere chocolate? No, presidente, tengo frio».
Cosa l’ha fatta innamorare di Fausto?
«Era un bel ragazzo. Mi innamorai del suo eloquio. E di tutte le cose che sapeva».
È Natale. Cosa regala a suo marito?
«Una camicia a quadrettini. No, non è di cachemire».