la Repubblica, 22 dicembre 2024
I cantieri talebani sventrano Kabul
Kabul – Nelle scorse settimane i media hanno dato spazio alla notizia secondo cui il progetto governativo di riqualificazione urbana in corso a Kabul avrebbe drammatici effetti sulle comunità più vulnerabili, creando nuovi sfollati e nuovi poveri in particolare tra alcune minoranze etniche.Confermo che i cantieri aperti in città sono numerosi. Per lo più si costruiscono nuove strade (sarebbero 250 i chilometri ultimati finora) o si ampliano quelle esistenti. Di nuove strade a Kabul c’è grande bisogno, non è una novità. Il traffico – diminuito dopo il cambio di governo nel 2021 a causa degli uffici e delle scuole chiuse, delle attività commerciali sospese e delle migliaia di persone partite – adesso è ripreso, indisciplinato e caotico. Nelle ore di punta si resta a lungo bloccati, i semafori funzionano raramente, e i posti di controllo della polizia non facilitano la circolazione. Ma per costruire occorre abbattere, soprattutto nei quartieri popolosi e periferici dove le strade mancano, obbligando chi ha perso la casa a sistemazioni di emergenza.In realtà neppure i quartieri centrali sono risparmiati. Vedi quello di Shirpur, con le sue imponenti case di cattivo gusto costruite durante il regime precedente su terreni del ministero della Difesa acquistati a prezzi stracciati da persone potenti e raccomandate. La stradina che lo attraversa ora viene raddoppiata. Fa impressione vedere fette di case sontuose distrutte, i cortili divelti, le pareti interne esposte, i segni dei quadri. Non pochi applaudono, contenti nel vedere, per una volta, patire i ricchi.Ma non si parla solo di strade nuove. Un’altra minaccia incombe sulle le abitazioni costruite fuori dal piano regolatore (secondo alcuni, addirittura un terzo del totale), alcune in zone impervie, altre su terreni ambiti, venduti dai signori della guerra che se ne erano appropriati come compenso per gli anni trascorsi a combattere, e su quelle mai registrate al catasto. Il governo talebano vorrebbe ora presentare il conto. Solo chi ha documenti regolari sarà al riparo da espropri e distruzione, o potrà eventualmente ottenere un rimborso.Di una simile operazione si parlava da anni. Non era mai stata attuata per l’enorme impatto sociale e le connivenze tra i proprietari e i responsabili della municipalità, sensibili alle bustarelle. Con i talebani implacabili nell’eseguire gli ordini ricevuti, la musica cambia, anche se le case da abbattere potrebbero essere migliaia e tantissimi i nuovi sfollati.Ma chi può opporsi?Il problema etnico complica la situazione. Ogni etnia tende a fare gruppo. E sono pochi i quartieri di Kabul veramente misti. Gli afghani tajiki, hazara, pashtun, uzbeki – cercano sostegno nella propria tribù, i clan, le parentele o i vicini per protezione. Chi ha avuto la casa demolita rimane nel quartiere a ogni costo, affittando quello che le sue condizioni economiche gli permettono, accettando situazioni anche molto penose. È il caso di Abdullah, un signore paraplegico che Nove, la mia organizzazione, assiste. Mesi fa ha perso la casa perché situata in un incrocio da ampliare. Fortunatamente, essendo la proprietà registrata, ha ottenuto un compenso che gli ha consentito di comprare un terreno dove edificare. Ma quando già i muratori erano pronti a cominciare, il municipio ha negato i permessi, essendo il nuovo terreno oggetto di investigazioni. Potrebbe rivenderlo, ma a un terzo del valore. Per restare vicino a parenti e compaesani, ha affittato una casa microscopica e senza acqua, aspettando che i controlli finiscano. Quando, non si sa.Se molti giustificano le demolizioni per realizzare le nuove strade, pochi approvano quelle per mancanza di documenti. «Averci vissuto per svariate generazioni non costituisce un titolo?», chiedono. E soprattutto: questa è solo un’operazione di riqualificazione urbana o ha il fine ultimo di assegnare le proprietà confiscate all’etnia favorevole al governo? Zone oggi abitate prevalentemente o solo da tajiki e hazara potrebbero vedere nuove colonie di pashtun. È successo tante volte in passato, in varie province, con la distribuzione di intere valli e pianure,creando conflitti mai sopiti.Un’altra grave notizia allarma le organizzazioni umanitarie. Il Capo Supremo talebano vorrebbe espellere tutte le organizzazioni internazionali in quanto spie e ostacoli alle direttive del governo. Per fortuna svariati ministri non sono d’accordo. Discussioni sono in atto. Gli effetti sarebbero disastrosi.