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 2024  dicembre 21 Sabato calendario

Il restauro del Corridoio Vasariano è concluso

Firenze - Adesso è un attraversamento panoramico unico al mondo. Un tempo era anche un passaggio di sicurezza dalla reggia alla sede del governo. Parliamo del Corridoio Vasariano, il “tunnel aereo” che a Firenze collega Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio attraversando l’Arno e gli Uffizi. Lo volle il duca Cosimo I de’ Medici nel 1565 in occasione del matrimonio del figlio Francesco con Giovanna d’Austria. Lo progettò l’amico Giorgio Vasari e fu costruito in soli cinque mesi per stupire gli ospiti della casa d’Asburgo al seguito della principessa, ma anche per consentire ai granduchi di muoversi senza rischi.
Chiuso nel 2016 per adeguarlo alle norme di sicurezza, il Corridoio viene da oggi riaperto a tutti. Fino a otto anni fa era consentito visitarlo solo in certe occasioni e a ristretti gruppi selezionati. Ora, con piena fruibilità da parte dei disabili, è accessibile acquistando il biglietto della Galleria degli Uffizi con un supplemento speciale e la prenotazione obbligatoria. Lungo circa 750 metri, è percorribile nella visita solo in un senso, dagli Uffizi a Palazzo Pitti. Si parte da un apposito ingresso al primo piano della Galleria delle statue e delle pitture fino ad arrivare all’uscita accanto alla Grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli. Il Corridoio sorpassa così alcune vie del centro storico, costeggia l’Arno e poi lo attraversa su Ponte Vecchio, entra nei palazzi, gira intorno alla Torre de’ Mannelli, si affaccia nella Chiesa di Santa Felicita, in un susseguirsi di scorci di bellezza incomparabile che rendono onore alle qualità del Vasari architetto e urbanista al cospetto di un giovane Cosimo de’ Medici, prima duca e poi granduca di Firenze e della Toscana.
Pur concepito come spazio destinato alle magistrature di governo, lo stesso palazzo degli Uffizi già allora si apprestava a divenire museo, anzi prototipo per tutti i musei a venire, e palazzo Pitti, acquisito con i denari portati in dote da Eleonora di Toledo, sposa di Cosimo, ampliato e dotato di grande giardino, si preparava a diventare reggia medicea. Non a caso il “corridore” del Vasari è detto “passetto fiorentino”. Infatti, per la sua realizzazione il duca e l’architetto si ispirarono al celebre passaggio, il “passetto” appunto, costruito durante il papato di Alessandro V (1415-1417) a Roma, che mette in comunicazione il palazzo del Vaticano con Castel Sant’Angelo, noto per aver salvato la vita a papa Clemente VII, guarda caso un Medici, riuscito a fuggire all’esercito di Carlo V durante il sacco di Roma del 1527. Ma è ispirato anche al celebre “corridore” bramantesco costruito nel 1505 per collegare i Palazzi apostolici vaticani con il Casino del Belvedere di Innocenzo VIII. Oggi, dopo i necessari interventi di adeguamento alle più recenti norme sulla sicurezza, il Corridoio Vasariano si presenta nella sua nudità originaria, come l’avevano pensato i Medici alla fine del Cinquecento. Nell’intento di favorire un’operazione filologica, è stata infatti spostata in una sezione specifica degli Uffizi la collezione di autoritratti che arricchiva dagli anni Settanta le pareti del Corridoio, al punto che la nudità attuale, a chi ha avuto l’opportunità di attraversarlo prima del 2016, può anche spiazzare. Di certo, però, favorisce il viaggio nella memoria, un salto nel passato ancora più autentico. Il progetto di consolidamento e recupero per la riapertura è stato realizzato da Uffizi e Soprintendenza e presentato nel febbraio 2019 dopo 18 mesi di studi, ricerche e indagini che hanno coinvolto decine di specialisti. I lavori, per circa 10 milioni di euro, sono partiti nel 2022 e terminati nei giorni scorsi.
La riapertura è stata presentata ieri come un vero e proprio evento (in cui era previsto anche il ministro della Cultura che all’ultimo momento non è potuto intervenire «per sopraggiunti impegni istituzionali»). Il direttore degli Uffizi Simone Verde, «mantenendo un impegno preso con i cittadini l’indomani dell’insediamento», ha definito la riapertura del Vasariano «un momento di strategica importanza che permette di ricucire, anche nella sua fruibilità, la tentacolare estensione, la vastità, la coerenza e la ricchezza della cittadella medicea del potere e delle arti», quella che appunto va da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti.