il Giornale, 21 dicembre 2024
Francia in cortocircuito su nucleare e rinnovabili
Il settore dell’energia in Francia e Germania è in cortocircuito. E a lanciare l’allarme, tra i cugini d’Oltralpe, sono direttamente i numeri uno di due grandi aziende come Edf e TotalEnergies (l’equivalente delle nostre Enel ed Eni), nonché la Confindustria nazionale. Che si tratti di nucleare o di rinnovabili, il sistema a Parigi si è inceppato. E, in parte, non potrà rispettare gli obiettivi di produzione che si è posto.
Un’implosione che potrebbe avere riflessi anche in Italia: in primis perché importiamo energia dalla Francia, quindi perchè con Parigi collaboriamo su molti fronti, dal nucleare al green. E la nostra Edison è la figlia, italiana, di Edf.
«Dobbiamo semplificare i processi. Mi dispiace ma se guardo in Francia, ho 500 sviluppatori di
energie rinnovabili che riescono a malapena a produrre dai 300 ai 400 megawatt l’anno. Negli Stati Uniti, ho costruito due Gw in un anno», ha detto il numero uno di TotalEnergies Patrick Pouyanné alla conferenza annuale dell’Unione elettrica francese a Parigi (Ufe) ammettendo che la sua società raggiungerà solo «cinque Gw di produzione di elettricità green in Francia nel 2030, invece dei 10 Gw inizialmente previsti». Total dovrebbe raggiungere 35 Gw di capacità rinnovabile installata lorda totale entro il prossimo anno e 100 Gw entro il 2030. Ma degli attuali 27 Gw di capacità rinnovabile installata, solo due Gw si trovano in Francia.
«Parigi deve semplificare lo sviluppo di progetti solari, eolici e di batterie, altrimenti perderà terreno», ha aggiunto Pouyanné. Una situazione tesissima che potrebbe dare il là a una totale rottura: da mesi Total vorrebbe spostare il titolo dal listino di Parigi a Wall Street.
A fargli eco, l’ad di Edf Luc Rémont secondo cui i ritardi amministrativi stanno trasformando «in un inferno gli investimenti in rinnovabili». E non è un inferno solo fare le rinnovabili, «è un inferno anche per un industriale che vuole allacciare un data center alla rete elettrica», ha aggiunto.
Una tensione che è anche nel settore nucleare. Remont ha detto ieri che «in assenza fino a oggi di un impegno finanziario da parte dell’azionista statale (che ha la maggioranza, ndr)» esiste la possibilità che siano «dimezzati gli investimenti previsti nel programma Epr2 nel 2025».
Le criticità toccano anche il mondo dell’eolico offshore dove solo la presentazione delle offerte per gli impianti richiede in media dai 2,5 ai tre anni. Peccato che questa fonte sia tra gli assi portanti del raggiungimento della neutralità carbonica al 2030 della Francia.
E non se la passa meglio la Germania dove l’elettricità ha raggiunto il 12 dicembre il massimo storico di 936 euro Mw/h a causa dell’impatto che sta avendo sui prezzi uno sbilanciamento del sistema su eolico e solare. Si chiama dunkelflaute, ossia la mancanza di sole e vento e sta portando a zero l’energia rinnovabile prodotta in Germania costringendo Berlino a cari acquisti dall’estero. Un incubo per le tante imprese energivore del Paese, acciaierie e aziende chimiche in primis che non sanno come sostenere oscillazioni di prezzi di questa portata.