Corriere della Sera, 21 dicembre 2024
Lupi solitari, un allarme che ritorna
L’auto-ariete, il bersaglio simbolico, i precedenti ma anche eventi violenti che chiedono tempo per essere decifrati. Sono alcuni degli spunti sull’attacco di Magdeburgo attribuito ad un medico saudita residente in Germania dal 2006.
La vettura lanciata a tutta velocità sulla folla di un mercatino è un modus operandi semplice e dagli effetti letali. Al terrorista non serve cercare armi da fuoco, gli è sufficiente – purtroppo – salire su un veicolo e cercare una via, un marciapiede davanti ad un bar, la fila di bancarelle. Infatti, la tattica è stata ripetuta all’infinito negli Usa, in Svezia, sulla Promenade a Nizza, a Barcellona e sempre in Germania il 19 dicembre del 2016 a Berlino, azione eseguita da Anis Amri, un tunisino affiliato allo Stato Islamico poi ucciso da un agente delle Volanti a Sesto San Giovanni dove era scappato.
L’uso del taglia-erba, come è stato definito una volta da Yahya Yassin, propagandista di al Qaeda, è diventato «sistematico» e i seguaci del Califfato in Europa lo hanno adottato. Nel 2010 i qaedisti avevano diffuso un vademecum con i consigli su quali mezzi erano più adatti (i pick up), sul peso necessario per fare danni e sull’importanza di applicare parti sporgenti per ferire, sulla possibilità di noleggiarlo senza il rischio di destare sospetti. La tecnica è stata poi impiegata da un neonazista a Londra ma anche da cinesi animati da questioni personali o etniche. Uno studio americano ha censito centinaia di episodi in tutto il mondo attribuendo il primo ad autista di bus di Taipei nel lontano 1964, un modello in seguito ripreso da palestinesi negli anni ’90. Non sempre però si tratta di atti innescati dall’estremismo.
Il 2024 è stato un anno di allerta per la Germania. In estate diversi attentati riusciti dove militanti hanno usato coltelli o lunghi pugnali contro i passanti. Aggressioni attribuite allo Stato Islamico e almeno in un episodio alla «provincia» del Khorasan, ossia l’ala che ha base in Afghanistan e fa da guida a elementi che vivono in Occidente. La componente più pericolosa a giudizio degli analisti, responsabile dell’eccidio di marzo ad un concerto a Mosca.A novembre, grazie ad una segnalazione di una intelligence alleata (sembra la Cia), la polizia ha arrestato un cittadino d’origine turca a Elmshorn, nella Schleswig Holstein. Secondo gli inquirenti stava progettando un massacro in occasione delle feste natalizie e il suo piano prevedeva l’impiego di un camion. Una «copia» di quanto è avvenuto ieri sera a Magdeburgo.
Poi, appena pochi giorni fa, nel distretto di Hessen sono stati fermati due fratelli, di 15 e 20 anni, che insieme ad un complice libanese erano pronti a colpire. Gli agenti, durante l’operazione, hanno sequestrato un fucile e delle «lame». Dai controlli è emerso che uno degli arrestati era profondamento indottrinato, si considerava «un soldato del Califfato».
Le linee della polizia si sono poi allungate con la guerra nella Striscia di Gaza perché è emersa l’attività di estremisti che volevano partecipare alla «lotta» con gesti eclatanti nel territorio tedesco. Una cellula, collegata ad elementi sparpagliati in paesi dell’Ue, aveva un referente in Libano.
È una fase di grande incertezza politica in Germania e forti contrasti sul tema immigrazione. E l’attentato può alimentare nuove polemiche vista la nazionalità dell’investitore. C’è poi il timore costante in tutta Europa di sorprese jihadiste in relazione a quanto avviene nell’intero Medio Oriente, da Gaza alla Siria. Tuttavia, nella notte, erano ancora confuse le informazioni sull’uomo, residente da molti anni nel Paese, con un lavoro stabile in un ospedale e accolto – dicono – come rifugiato in quanto dissidente saudita. Alcune indiscrezioni lo presentano come una persona lontana dal radicalismo e sconosciuta ai servizi di sicurezza ma sono dati provvisori. Da comprendere se abbia deciso per ragioni ideologiche oppure per motivazioni più personali. O magari l’insieme delle due componenti. Essendo stato catturato potrà dare delle risposte.