il Giornale, 20 dicembre 2024
Silvio, il grande rimpianto
E così, se Silvio Berlusconi Beato lui, cara lei – tornasse sulla terra, vedrebbe. Che il berlusconismo non ha mai avuto tanta forza come da quando non c’è più. Che Roberto Saviano è tornato a pubblicare per lui (tutti gli altri intellettuali antiberlusconiani non hanno neppure mai fatto la finta di andarsene). Che Michele Santoro lo riabilita («Non era mafioso»). Che la Corte di Giustizia dell’Unione europea gli ha dato ragione su Mediolanum. Che un giorno sì e l’altro abbastanza, la cronaca ci dimostra che sulla politicizzazione delle toghe aveva ragione su tutta la linea. Che per anni hanno schifato il conflitto d’interessi per via delle sue tv e
poi ci ritroviamo in un trionfo di suffloni de La7 al Pd. Che gli hanno dedicato l’aeroporto di Malpensa (e a Beppe Sala, che contesta la scelta, al massimo intitoleranno una ciclabile). Che ha un sacco di simpatie in comune con Travaglio (ieri Putin ha detto che gli piacerebbe bere un tè con Berlusconi, ma se conoscesse Travaglio ci farebbe pranzo e cena). Che Prodi lo preferisce alla Meloni. Che la Merkel si è ridotta ad andare da Fazio per vendere due libri in più. Che Sarkozy che rideva di lui ora è ridicolizzato da tutti...
E intanto da lassù il Cavaliere – persona che prima è diventa personaggio
e poi personaggio che è diventato Storia: Sua Presidenza, Sua Emittenza, Sua Apparenza, Sua Papitudine, Sua Silvitudine – sorride benevolo alla rete-quattrizzazione del mondo... Si è portato pure in casa un Berlinguer.
Senza contare tutti quegli italiani che magari non lo piangono, ma lo rimpiangono.