La Stampa, 20 dicembre 2024
Bancarotta fraudolenta, nuova accusa a Santanchè
MILANO. Bancarotta fraudolenta. È questa la nuova accusa che la procura di Milano ipotizza contro Daniela Santanchè. La ministra al Turismo lo ha scoperto qualche settimana fa dalla notifica di una richiesta di proroga dell’inchiesta in corso sul fallimento di Ki Group srl.
Per la senatrice di Fratelli d’Italia la partita giudiziaria non si chiude, insomma, con le indagini sulla sua «creatura» Visibilia Editore, per cui è già accusata di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato con la cassa integrazione Covid in due procedimenti arrivati in udienza preliminare. Nel più stretto riserbo, infatti, già da un anno, la procura aveva iscritto, con altri, il nome di Santanchè nel registro degli indagati, in un fascicolo aperto sulla crisi del piccolo gioiello del bio rilevato dalla ministra – uscita dalla compagine societaria solo nel gennaio del 2022 – e dal suo ex compagno Canio Mazzaro.
Su istanza dei pm Marina Gravina e Luigi Luzi (del pool diretto dall’aggiunto Roberto Pellicano), la prima società del gruppo finita in liquidazione giudiziale – il vecchio fallimento – il 9 gennaio di quest’anno, è stata proprio Ki Group srl. Successivamente, una dopo l’altra, sono fallite anche Biofood, Verdebio, e per ultima, il 4 dicembre, la più importante, la quotata Bioera, mentre pende una doppia istanza di liquidazione giudiziale dei pm e dell’Agenzia delle entrate su Ki Group Holding spa.
«In relazione all’apertura della liquidazione giudiziale di Ki Group, e alle conseguenti notizie apparse su talune testate giornalistiche in riferimento a un asserito caso Santanchè – aveva scritto in una nota all’epoca la ministra – intendo precisare che in detta società ho avuto tempo addietro un ruolo del tutto marginale e oggi non ne ho alcuno. Le notizie secondo cui Ki Group farebbe (o avrebbe fatto) “capo a me” forniscono una rappresentazione non vera dei fatti e paiono ispirate dalla volontà di screditare la reputazione della carica che ho l’onore di ricoprire». Secondo quanto risulta invece nei registri della camera di commercio, in Ki Group, Santanchè ha rivestito il ruolo di presidente del Cda e di legale rappresentante, dal 30 aprile del 2019 al 31 dicembre del 2021, quando è uscita dal gruppo.
Nella sentenza di fallimento, i giudici avevano accertato «lo stato di definitiva incapacità» di «fare fronte regolarmente alle proprie obbligazioni» di Ki Group che non aveva «più credito di terzi e mezzi finanziari propri» e aveva un «passivo esposto in ambito concordatario di 8.625.912 di euro». Lo «stato di insolvenza» si desumeva dalla «conseguente impossibilità con l’attivo e il patrimonio societario di pronto realizzo a far fronte al passivo esposto in ambito concordatario», il «mancato deposito del bilancio al 31 dicembre del 2022» e «l’emersione già nel bilancio del 2021 di una perdita di esercizio di 11,8 milioni di euro e di un patrimonio netto negativo di 9,6 milioni di euro». Una crisi irreversibile che ha travolto l’intero gruppo che, per l’accusa, in base agli accertamenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, sarebbe legata alla gestione di Mazzaro e Santanchè indagata, appunto, per bancarotta fraudolenta: un’accusa da cui era riuscita a salvarsi nelle inchieste su Visibilia, evitando il fallimento della società. Anche questa rischia di essere una nuova incognita sul futuro politico della ministra.