la Repubblica, 20 dicembre 2024
"Ultimo Tango", un patrimonio da conservare
ROMA – Valentina Ricciardelli è cugina di Bernardo Bertolucci e presidente della Fondazione che ne custodisce il cinema e la memoria, dopo la scomparsa del regista, nel 2018, e della moglie Clare Peploe, nel 2021.La proiezione di “Ultimo tango a Parigi” alla Cinémathèque cancellata per le proteste di gruppi femministi.«Un dolore quasi fisico, sono cresciuta con Bernardo, so quanto avrebbe sofferto di una violenza che impedisce a un’opera d’arte d’essere vista. Ci sono tanti femminismi, questo è un tipo in cui non mi riconosco. Avrei proiettato il film, anche per discuterne, ma so di attacchi violenti. Il film sarà al Film Forum di New York, è stato al Torino Film Festival».Bertolucci era già stato attaccato per la scena del burro.«Per lui era un dolore che il film fosse ridotto solo a quella scena, poi sapeva bene come era andata. Era un set fatto di improvvisazioni quotidiane su una base di sceneggiatura. Quel giorno era prevista una scena di violenza, Maria lo sapeva: Bernardo le aveva spiegato, c’era la macchina da presa in posizione, la troupe presente. L’unica cosa che Maria ignorava era l’uso del burro: si era offesa per quello. Nello script il burro era annotato come oggetto di scena».Ci sono persone convinte che si sia consumato uno stupro sul set.«È terrificante, innanzitutto perché Maria non ha mai parlato di stupro reale, come qualcuno insinua anche pubblicamente. Storaro e tutti quelli che erano sul set lo confermano. Non so quale terribile fantasia o forma di ipocrisia possa far dire una cosa che nessuno dovrebbe permettersi, senza controllare le molte interviste in cui Maria ribadiva che era stata finzione».Bertolucci disse che fu una idea di Brando, la mattina, mentre facevano colazione sul set.«L’idea fu di Brando, ma entrambi erano cresciuti con una cultura contadina in cui il burro aveva un valore simbolico: è parte della quotidianità di una famiglia e in quella scena c’è il lungo monologo contro la famiglia».Maria Schneider si è sentita manipolata, ha parlato di violenza psicologica.«È vero. Ma guardiamo al contesto. Era un film sul sesso degli anni 70, sul set Maria aveva compiuto vent’anni e Bernardo ne aveva trenta: c’era una bolla creativa. Poi lui ha spiegato: “Mi dispiace non averle detto del burro, volevo ottenere una reazione da lei”. E si è scusato per non averla protetta dalla fama che l’ha travolta. Anche lui ha sofferto, gli sono stati tolti diritti civili per cinque anni. Bernardo chiamò Maria per fare Anita, partigiana eroica di Novecento: lei venne sul set ma riparti nella notte, scrisse “hai troppi grandi attori da amare”. Il ruolo passò a Sandrelli».Il film “Maria” di Jessica Palud?«L’ho trovato offensivo per Maria, la riduce al cliché della vittima: un film pretestuoso e falso».“Ultimo Tango” dà fastidio?«Sì. Entra nella sfera nascosta dei rapporti tra uomo e donna, nelle lotte ed equilibri, oltre la morale. Lo hanno condannato i benpensanti di ieri, lo fa oggi chi segue l’onda di mode del momento: sono censure simili».Che direbbe alle manifestanti della Cinémathèque?«La discussione è legittima, Bernardo sosteneva il Metoo, ma non può diventare una gogna. Leggete le sue interviste, guardate i suoi film. Il personaggio di Maria in Ultimo tango è una icona di libertà, non una creatura sottomessa a un uomo triste e solo che viene ucciso da lei. Guardate le donne della sua vita, la madre, le compagne Adriana Asti e Clare Peploe. Lui diceva “siamo tutti un po’ uomini e donne”».Che succederà?«Mi dà forza pensare che Bernardo passerà alla storia e questo sarà un dettaglio. Con Luca Guadagnino, libero e anticonformista come Bernardo, prepariamo un documentario. E ci sono gli amici Jeremy Thomas, Stefania Sandrelli, Robert De Niro, Marco Tullio Giordana, Valeria Golino, le persone della sua Parma, i cinefili, gli studenti. Alla fine l’arte di Bernardo è la sua verità, e questo resterà».