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 2024  dicembre 20 Venerdì calendario

Khelif dal podio olimpico all’Unicef

MILANO – L’oro alle Olimpiadi di Parigi è stato la sua risposta a settimane di vergognosi attacchi. Sessisti, discriminatori. I pugni di Imane Khelif paragonati a quelli di un uomo. Le lacrime dell’italiana Angela Carini, che ha lasciato il ring dopo pochi secondi di combattimento, avevano fatto della pugile algerina vincitrice della medaglia più preziosa ai Giochi il bersaglio di una campagna di disinformazione che ha messo in dubbio il suo essere donna a tutti gli effetti.Imane Khelif si racconta in un’intervista a Repubblica. Ecco un’anticipazione
Khelif, sta lavorando a un film sulla sua vita: può anticipare qualcosa del progetto?«In questo momento è top secret, ma posso dire che sono felice che il mondo vedrà come ho vissuto prima e dopo i Giochi Olimpici. È una storia internazionale».Sta anche lavorando con l’Unicef. Com’è andata la sua visita ai campi profughi Saharawi vicino a Tindouf?«Quel viaggio è stata l’esperienza più bella che abbia vissuto dopo le Olimpiadi. Una vera avventura. Ho incontrato tantissimi bambini, ho visto come vivono, l’impegno che mettono nella lettura e nello sport.Quei piccoli non sono fortunati e mi auguro che Dio dia a loro la possibilità di vivere al meglio. Sono felice di poterli aiutare».Ha deciso di iniziare una carriera da pugile professionista.«Dopo l’oro olimpico ho ricevuto molte offerte e avevo un desiderio ardente di diventare professionista. Una medaglia così importante può aprire molte porte. Così ho deciso di seguire la mia ambizione».Sembra che il suo diritto di fare boxe sia un tema che la accompagna fin dalla giovinezza.«Il mio amore per la boxe è nato in tv. Sono cresciuta guardando tutti i tipi di sport. Amavo il calcio, guardavo tutte le partite della Champions League. A scuola giocavo sempre con il pallone e i miei insegnanti si erano accorti che avevo un dono. Poi un giorno ho deciso di visitare una palestra di boxe. Mi è piaciuto il ring e anche l’aspetto dei pugili mentre si allenavano, così fieri e regali. Ho visto tutta quella passione e mi sono sentita subito connessa a loro. Guardandoli ho provato gioia. Erano così giovani eppure così agguerriti. Ho capito che quello era lo sport per me. Un mese dopo stavo già partecipando a una competizione nazionale e vincendo la mia prima medaglia d’oro».La sua famiglia l’ha sostenuta nel suo desiderio?«Da ragazzina cresciuta in un piccolo villaggio, cercare di praticare uno sport che era destinato principalmente agli uomini, è stato difficile. Tornavo a casa di notte dall’allenamento, uno scenario del tutto inedito per la mia città. Nessuna rientrava a casa quando era buio. Siamo una famiglia conservatrice in un villaggio conservatore. La gente andava da mio padre e lo rimproverava. Lui era più severo di mia madre. Aveva paura della boxe e sentiva l’influenza degli altri. Avrebbe preferito che praticassi il calcio o qualsiasi altro sport che non richiedesse di fare così tardi. Ma mia madre mi ha sempre detto che se mi piaceva la boxe, dovevo praticarla».Durante le Olimpiadi si è trovata al centro di una manipolazione. Ha avuto modo di pensare e rispondere a Donald Trump, Elon Musk, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, J.K. Rowling?«Non augurerei a nessuna persona al mondo quello che mi è successo alle Olimpiadi di Parigi. È stata una campagna di puro odio e bullismo. Ha sfregiato la mia immagine, la mia vita e tutto il duro lavoro che ho fatto per raggiungere il mio posto. Tutti coloro che hanno partecipato a questa battaglia – Trump, Elon Musk, Meloni – lo hanno fatto senza controllare le fonti. Artisti, persone famose, presidenti non hanno capito che sono solo una ragazza che cerca di raccogliere i frutti di tantissimi sforzi. È stata una guerra folle il cui unico obiettivo era creare il caos e buttarmi fuori dalla competizione. Ma alla fine ho dimostrato al mondo che sono qui».Ha mai avuto scambi diretti con Salvini o Meloni? Ha sentito il bisogno di rispondere sui social?«Per me la migliore risposta è stata quella di ottenere la medaglia d’oro che non volevano che vincessi. Per quanto riguarda gli altri, non ho risposto a nessuno perché mi sembrava insignificante. Le loro azioni sono immorali e ho scelto di non perdere tempo. Prendi Elon Musk: non l’ho mai incontrato. Non mi conosce. Non abbiamo mai parlato. Non so perché mi odi così tanto senza sapere nulla di me, della mia storia, da dove vengo e cosa sto cercando di fare. Lo stesso vale per Trump. Non sa cosa ho passato o il lavoro che ho fatto per arrivare qui».Angela Carini si è scusata. Ha parlato di nuovo con lei?«Angela era un’amica. Ci siamo allenate insieme ad Assisi. Ci sentivamo sempre. Ma dopo l’incontro non ci siamo più parlate. Forse in futuro»