Corriere della Sera, 20 dicembre 2024
Isabella Ferrari: seduttrice solo sul set
ROMA «È il mio primo film di Natale», dice Isabella Ferrari, nei panni di una manager discografica sull’orlo della bancarotta. Accade in Cortina Express di Eros Puglielli, nelle sale per Medusa dal 23 dicembre in 450 copie. Suo marito è lo sprovveduto, Christian De Sica un viveur che tenta di salvare il nipote da un matrimonio disastroso.
Un ritorno alle origini, a «Sapore di mare»?
«Il film è ambientato a Natale ma è un cinepanettone fino a un certo punto, è anche per bambini, non ci sono parolacce e il ruolo della donna è composto rispetto a quello che si vedeva prima. Ci sono io con le mie rughe: faccio una dark lady, una fallita».
L’attrice popolare che decide di scendere dai piani alti del cinema d’autore.
«E qualcuno me l’ha fatto già notare. Come, dopo Sorrentino... Io mi sento totalmente libera di fare qualsiasi ruolo. E volevo fare un film di Natale. A parte che De Sica a casa mia è una sorta di mito per i miei figli. E poi avevo voglia di divertirmi».
Viene percepita come altezzosa, invece è alla mano.
«Sì lo so, sono i miei lineamenti. Ettore Scola mi diceva che sembravo uscita dalla copertina di Vogue, e che dovevo nascere ai tempi di Visconti, però mi prese in Romanzo di un giovane povero. Ferzan Ozpetek per Un giorno perfetto era indeciso tra me e Margherita Buy, poi quella donna della periferia che lavora in un call center l’ho fatta io e ho dovuto convincerlo perché mi era piaciuto molto il libro di Melania Mazzucco. Mica è finita. Valeria Golino è un’amica oltre che brava anche come regista, ma per Euforia aveva dei dubbi, mi diceva oddio sembri uscita dalla Scala».
I registi italiani sono innamorati della periferia.
«Ma io, figlia di contadini, di borghese non ho nulla, è solo l’aspetto fisico. In pochi mi conoscono davvero».
In questo film è una dark lady intrigante.
«Nella seduzione non mi riconosco, è un’immagine che ha creato il cinema su di me, ho cercato di starci dentro, è andata così. Nel film siamo tre poveracci, Christian, Lillo ed io, e a Cortina non si può andare da poveri. Un po’ mi stupisco, che a 60 anni sia il volto dell’Oréal e non è successo a 30 o a 40 e 50. Per troppo tempo mi sono sentita inadeguata e insicura, preoccupata di nascondere la mia ignoranza, e anche la bellezza... Mi sembrava di non meritare quello che mi succedeva, non avevo il giusto distacco. Il volto non rifatto alla mia età può dire cose interessanti. Io obbedisco al tempo che passa. Con la macchina da presa sono a mio agio, più che davanti alla vita».
Lei non è mai stata single.
«È vero, è difficile capire perché. Finivo una storia d’amore e ne cercavo un’altra. Non mi piace la solitudine. Ora che so di non essere sola quando sono in hotel per un set non mi dispiace. Ho sempre cercato stabilità, affetto e casa: sono il mio cibo».
Nel film c’è un rapper.
«Il rap me l’hanno fatto conoscere i miei figli, mi piace molto Labadessa».
Lei incise un 45 giri.
«Da ragazzina, si intitola Canto una canzone. È successo dopo il concorso Miss Teen Ager, in giuria c’era un discografico. Lì mi proposero di cambiare il cognome: all’anagrafe sono Fogliazza. Sono nata in un borgo di quattro case sperdute vicino a Piacenza che si chiama Ca’ Fogliazza. È la terra di Bellocchio, lavorare con lui è la cosa che più desidero al mondo, forse non sono adatta al suo cinema, chi lo sa. Ferrari dava l’idea dello sprint. Mio padre ci rimase malissimo, più di quando lasciai casa a 17 anni per fare tv con Boncompagni a Roma».
Ha fatto due film con Paolo Sorrentino.
«Quando mi propose La grande bellezza mi sembrava un ruolo troppo piccolo, pensavo di non farlo. E avrei fatto una gran cavolata. In Parthenope mi spiace che il mio viso non si vede mai, coperto da una maschera, ma nello stesso tempo mi sono divertita, non avevo l’ansia di mostrare le rughe. Paolo è l’uomo che mi fa più ridere nella vita e i suoi film mi fanno piangere».
Come sarà il suo Natale?
«Quando c’erano i miei facevamo lunghi viaggi da loro, poi verso Ravenna dai 40 parenti di mio marito, Renato De Maria. L’anno scorso il pranzo di Natale l’abbiamo fatto in un Autogrill: buffo. Tortellini in brodo, tutto era nella norma. A Natale si accetta il rischio di stare insieme in famiglia, è bello e difficile, non sai mai se parlare o tacere, se essere te stessa».
Cosa si augura nel 2025?
«Per il cinema che cambi la legge, il tax credit aiuta solo le major, un film come Vermiglio non si sarebbe potuto girare. Nella vita... è stato un anno in cui sono morti tanti amici, non faccio altro che pensare che vada tutto bene. Sono una donna semplice, vorrei ritrovare il silenzio delle mie giornate da bambina, vorrei dimenticare il cellulare (siamo bastonati da notizie e social), e leggere un bel libro prima di addormentarmi».