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 2024  dicembre 19 Giovedì calendario

Siria, tra le suore rapite da al-Jolani


MAALOULA – Solo le nove suore del convento ortodosso di Santa Tecla hanno dimenticato ciò che accadde a Maaloula nel 2013. Proprio loro che furono per tre mesi ostaggio dei jihadisti del Fronte al Nusra. Le suore però possiedono un anestetico potentissimo contro le disgrazie: la fede. «Dio era con noi allora e Dio è con noi adesso», sorride suor Justine, 41 anni di cui 20 trascorsi a Santa Tecla. «I rapitori ci rispettarono, non ci parlarono mai dell’Islam e ci lasciavano pregare».Sta infilando i grani di un rosario da vendere ai visitatori. «Non ho avuto paura di morire, la morte è decisa dal Signore e quindi è sempre giusta».Con tale premessa è quasi superfluo chiederle se tema qualcosa dal governo di al Jolani.«Non credo che ci faranno del male, se accadrà Dio ci darà la forza per superare». Sotto al convento, invece, dimenticare è più complicato.A cinquanta chilometri da Damasco, su una montagna alta 1.500 metri, una comunità composta per il 90% di cristiani e per il 10% di musulmani si sta riunendo nel sospetto. Undici anni fa Maaloula divenne un caso internazionale perché i qaedisti assaltarono il paese, noto per essere uno dei cinque luoghi al mondo dove si parla ancora l’aramaico, la lingua che fu di Gesù. La battaglia di Maaloula durò dieci giorni, fece 56 morti e c’è chi sostiene che l’episodio indusse Obama a non bombardare le forze armate siriane, perché tra una dittatura sanguinaria e una resistenza composta anche da gruppi terroristici, la scelta era ardua.Nell’aprile del 2014 l’esercito siriano riprese il controllo di Maaloula con l’aiuto di Hezbollah e dei russi, ma tutto ormai era cambiato: prima ci vivevano 20 mila abitanti, ora d’inverno non sono più di 2.500. Solo cinque famiglie musulmane rimasero, tutte le altre furono scacciate perché accusate dai cristiani di aver collaborato con i jihadisti. «Non c’è dubbio che qualcuno allora lo fece», dice il dentista Joseph Saadih, 52 anni, nato e cresciuto a Maaloula. Alle sue spalle un alimentari sta cancellando la bandiera della Siria di Assad dalla serranda, riverniciandola col verde, bianco e nero della Siria di al Jolani. «Il nuovo governo sembra voler tutelare le minoranze cristiane, alawite, druse e sciite. Se chi sta tornando a Maaloula ha propositi di vendetta non lo so, siamo preoccupati. Tre giorni fa un individuo si è presentato in piazza a minacciare alcuni cristiani, diceva che d’ora in avanti era meglio se non si facevano più vedere in giro».Appena caduto il regime, gli abitanti scacciati da Hezbollah e dai soldati russi hanno preso a rientrare. Sono già in cento a essere tornati. «Finora non c’è stata alcuna tensione, tranne qualche episodio individuale che non rappresenta questa comunità composita e pacifica», assicura la sindaca Maha al Shaer. Anche le migliori intenzioni, però, hanno bisogno di un tetto sulla testa. Anni fa quasi tutte le case dei musulmani e la moschea sono state bruciate o danneggiate. Ahmad Omar, 38 anni, muratore, è qui per proteggere il suo trilocale annerito dalle fiamme e depredato. «Non ho i soldi per ristrutturarla», spiega, avanzando nell’oscurità di quel che era il suo salotto, tra il crepitio dei passi sul pavimento di calcinacci. «Chi è stato non lo so, forse i cristiani o forse l’esercito siriano». Accanto alla casa di Ahmad c’era l’alimentari di Ghassan Abu Amar, rientrato da poco, giusto il tempo per piazzare una stufa a legna in mezzo alla stanza vuota. Gli amici vengono a ripararsi dal freddo, parlano dei russi che per anni hanno protetto i cristiani di Maaloula. Abu Amar così legge l’episodio della piazza di qualche giorno fa: «Quell’uomo non stava minacciando, stava solo dicendo che per evitare tensioni era meglio che alcune persone note per essersi comportate male non si facessero vedere. La caduta di Assad ha portato una certa euforia. Nessuno sta cercando vendette, vogliamo vivere in pace».Gli abitanti di Maaloula portano lo stesso messaggio, vivere in pace. E tuttavia nelle loro parole si avverte l’ansia di non sapere come andrà la convivenza tra chi era considerato nemico dal regime e chi invece dal regime era protetto. La stessa ansia che hanno tutte le minoranze della Siria, tranne a Santa Tecla, nel convento delle suore rapite tredici anni fa dai qaedisti di al Nusra, allora guidati da un giovane uomo che si faceva chiamare Abu Mohammad al Jolani.