Corriere della Sera, 18 dicembre 2024
Luigi Masetti, storia dell’eroe dei due mondi che andò in bici da Milano a Chicago per il «Corriere»: «Datemi 500 lire o asciugatemi il mare»
Per la Milano delle ciclabili, della mobilità a due ruote, della città a pedali prossima ventura sognata dal sindaco Beppe Sala, il papà della bicicletta non esiste. Nessun Ambrogino alla memoria, nessuna via, giardino o, meglio ancora, ciclabile dedicata all’eroe dei due mondi su due ruote, nessun posto d’onore nella cripta del Famedio, niente di niente, se non la tomba al Cimitero Maggiore, reparto 26 zoccolatura, numero manufatto 0487, anonimo tra gli anonimi. Luigi Masetti, 160 anni oggi, 18 dicembre, non ha mai trovato il posto che merita nella città dove ha vissuto.
Scriveva il giornale «Il Ciclo» nell’anno di grazia 1893: «Se Masetti fosse stato francese sarebbe stato portato sugli scudi, se fosse stato americano si sarebbe fatto una sostanza, ma è italiano, non è quindi da stupirsi, se fuor che da pochi, il suo viaggio ardito è calcolato un nonnulla». Più di un secolo dopo nulla è cambiato. Eppure Luigi Masetti ha tutto per piacere ai contemporanei: era globale quando le frontiere erano muri, era social quando il mondo non aveva neanche la radio, era eco friendly cent’anni prima dei Fridays for Future, con la sua bicicletta Eolo, tutta verniciata di bianco e con il manubrio all’ingiù.
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Nessuno come lui ha anticipato i tempi anche se sembra uscito dai libri di Jules Verne e Robert Louis Stevenson. Il navigatore universale del padre del cicloturismo italiano era una cartina geografica strappata da un atlante scolastico: con quello, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, percorre più di centomila chilometri attraverso tre continenti: dall’Africa a Capo Nord, dalla Russia al Bosforo, da Milano a Chicago, non c’è strada e avventura a cui sappia dire no. Parte da Aosta per arrivare in Egitto lungo la rotta della campagna di Napoleone fino alla Piramide di Cheope; raggiunge il Marocco per poi invertire la bicicletta e dirigerla verso la Norvegia, direzione Capo Nord; da Mosca, dove si merita l’amicizia e l’ammirazione di Lev Tolstoj, uno dei giganti della letteratura del Novecento, punta verso Costantinopoli, in Turchia. Senza più freni scrive al Corriere della Sera: «Voglio andare in bicicletta da Milano a Chicago: datemi 500 lire o asciugatemi il mare».
Il direttore Eugenio Torelli Viollier gli risponde: «Ci piacciono le imprese condite d’audacia e di bizzarria. Accettiamo». A un patto però: che racconti l’America vista dalla sella di una bici. Il 15 luglio del 1893 parte dall’Arco della Pace, 7000 chilometri di percorso, 930 lire di spesa. Quando torna, il 19 novembre, «i curiosi uscivano dalle case dalle botteghe e si affacciavano alle finestre per vedere il reduce del lungo viaggio. La folla andò man mano ingrossandosi lungo il popoloso Corso Magenta e più sul Corso Dante e in piazza del Duomo. Quando entrò in galleria echeggiarono applausi ed evviva». Il Corriere della Sera lo ribattezza «il Napoleone delle due ruote», il suo diario di bordo è un successone, come un blog di viaggio che esce ogni lunedì sul Corriere: da Filadelfia a New York, da Cleveland a Washington, da Pittsburgh a Buffalo. Viene ricevuto alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Grover Cleveland «un uomo sulla sessantina – lo descrive nelle sue corrispondenze -, piuttosto panciuto, di statura alta, dal viso aperto e molto affabile», all’Expo di Chicago viene accolto come un eroe che arriva dal futuro. E forse era così.
Abitava in via Cesare da Sesto 11, a Porta Genova, con le due sorelle, in un appartamentino che, raccontano le cronache dell’epoca è «un vero museo storico-geografico-etnografico colli oggetti e col nome della località di origine» e per raggiungere il quale bisognava fare ottanta scalini a piedi. Milano, che fu per lui, polesano di nascita, città di adozione e di vita, è in quel momento una città dove sferragliavano i tram, tra carrozze, carretti ingombranti e le prime automobili «quelle automobili – che sentenziava profetico – divoreranno gli spazi che io mi precorro pedalando senza fine e senza sosta».
Il viaggio del cicloturismo è partito da lì e da lui, per arrivare ai numeri rivelati dall’ultimo rapporto Isnart e Legambiente sul cicloturismo in Italia: 56,8 milioni di presenze nel 2023 con un impatto economico diretto di più di 5,5 miliardi di euro, in crescita del 35% sul 2022. Peccato solo che nella Milano delle 330mila biciclette e dei 312 chilometri di corsie ciclabili, papà Masetti «fuor che da pochi, è calcolato un nonnulla».