Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  dicembre 17 Martedì calendario

Storia della Royal Mail

 Le sue caratteristiche buchette della posta rosse sono un’icona del Regno Unito, alla stregua degli autobus a due piani, dei taxi neri e del Big Ben. Fondata cinquecento anni or sono da Enrico VIII, da oggi la Royal Mail diventa di proprietà di uno degli uomini d’affari più ricchi della Repubblica Ceca: Daniel Kretinsky, titolare di una fortuna stimata in oltre 7 miliardi di euro, proprietario della squadra di calcio del West Ham a Londra e di un atollo alle Maldive, come pure di un conglomerato energetico che trasporta gas russo in Europa e per questo sospettato di legami con Vladimir Putin. In passato anche proprietario del quotidiano Le Monde in Francia.
Ciononostante, la trattativa avviata dal precedente governo conservatore per privatizzare la Posta Reale è stata approvata dall’attuale governo laburista: il miliardario ceco la acquista per 3 miliardi e 600 milioni di sterline (più di 4 miliardi di euro), con una serie di impegni “legalmente vincolanti” a garanzia del servizio che dovrà continuare a fornire. Trattandosi di una cosiddetta “infrastruttura vitale”, il take-over da parte di unimprenditore straniero, preannunciato la primavera scorsa, è stato infatti riesaminato da Downing Street in base alle leggi sulla sicurezza nazionale.
Kretinsky si è dovuto impegnare a mantenere “un prezzo per qualunque destinazione” (la regola per spedire lettere su tutto il territorio nazionale), a conservare nome, quartier generale e sede fiscale della Royal Mail per almeno cinque anni e a rispettare le richieste dei sindacati di non ridurre il numero dei dipendenti. Il governo britannico ha inoltre mantenuto una “golden share” nell’Ep Group, la società che ha formalizzato l’acquisizione: una partecipazione azionaria che consente speciali poteri di intervento e di veto. Il businessman ceco ha anche promesso di pagare ai dipendenti il 10 per cento di ogni profitto personale e la creazione di una commissione di lavoratori che si incontrerà mensilmente con il management.
Facendo rapporto al parlamento di Westminster sull’operazione, il ministro dell’Industria Jonathan Reynolds ha dichiarato che Kretinsky è “un legittimo imprenditore”, i cui presunti legami con la Russia sono già stati esaminati e smentiti due anni fa, quando era diventato il maggiore azionista della Posta. «È un investitore a lungo termine, con la missione di rendere la Royal Mail un moderno operatore con un servizio di alta qualità a beneficio di tutti», ha affermato il ministro. I dubbi sul futuro dell’azienda, tuttavia, rimangono. Sebbene dica che nulla cambierà “finché sarò vivo”, gli impegni presi dal nuovo proprietario sono soltanto fino al 2030. E un fatto innegabile è che la Posta britannica è in crisi. Lo staff è immutato, 150 mila postini e impiegati, ma nello scorso decennio il volume di lettere spedite si è dimezzato: sia perché la gente comunica sempre meno per posta, sia per la concorrenza di Amazon e altri operatori privati per la spedizione di documenti e pacchi. Nel 2023 la Royal Mail ha chiuso con un minuscolo attivo grazie al servizio estero, ma ha ricevuto una multa di 10 milioni di sterline dalle autorità britanniche per disservizi in campo nazionale. Durante il governo conservatore i postini sono scesi più volte in sciopero per ottenere aumenti e in difesa del posto di lavoro. Il governo laburista del primo ministro Keir Starmer, che pure progetta di nazionalizzare alcuni settori vitali dell’economia, non ha esitato a privatizzare le Poste, dimostrando di non credere che lo stato possa rilanciarle.