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 2024  dicembre 17 Martedì calendario

Intervista a Sofia Goggia

MILANO Il sorriso e il trucco curato, i valigioni da spingere agli arrivi dell’aeroporto di Linate, il primo abbraccio è per i cagnoloni della fisioterapista. È stato un viaggio lunghissimo per Sofia Goggia, in tutti i sensi, si era trasferita negli Usa l’11 novembre («È un mese che vivo a quota 3.000 metri. Polenta a cena? Prima vediamo di arrivare a casa..., ho letto che Bergamo è la provincia dove si vive meglio: vero, abbiamo tutto»), la preparazione alternativa dettata dall’infortunio. È tornata «più leggera e più serena», la vittoria come balsamo per l’anima.
Il suo recupero è stato straordinario: si sente uno stimolo per chi sta passando brutti momenti, ha ricevuto qualche messaggio speciale?
«Quando voglio staccare apro i messaggi diretti su Instagram e c’è tanta gente che mi ringrazia per la perseveranza, perché mi vedono come un esempio. Ma io faccio con molto piacere ciò che devo, perché è ciò che voglio».
Sul podio di Beaver Creek con l’aquila, un rapace che vola altissimo come lei. Si è sentita finalmente libera lassù?
«L’aquila vola altissima, a me ora piace volare un po’ più in basso per non creare aspettative. Sì, mi sono sentita libera e serena, a livello emotivo voglio continuare così: se non vivi nelle aspettative puoi accedere alla costellazione delle infinte possibilità. In tanti vengono fregati dalle aspettative, sono appena al rientro e voglio continuare sottotraccia».
Da cosa deriva questa sensazione di libertà?
«Ho vissuto sei mesi con una piastra, la sentivo come un corpo estraneo attaccato a me. Nella mia anima percepivo questa cosa, nel momento in cui l’ho tolta ho avvertito una liberazione, appena subito dopo l’operazione a settembre. Ero sul letto fasciata, ancora con i punti e il ghiaccio, già mi sentivo meglio e pensavo: “ora non c’è motivo per pensare a quando non stavo bene”».
In Colorado è stata aiutata dalla sua amica Lindsey Vonn.
«Faceva da apripista, prima di scendere le ho detto: “ti posso chiamare quando arrivi in fondo così mi spieghi bene la pista?”. Quando è partita Lolli (Pirovano, pettorale numero 1 nel superG di domenica ndr), tutte guardavano lo schermo, io ero al telefono con Lindsey, consigli perfetti i suoi».
Questo fine settimana a St. Moritz però Lindsey la ritrova da avversaria. Come la mettiamo?
«Infatti mi ha chiesto se fossi stata disposta a darle dei consigli io stavolta, glieli avrei dati a prescindere».
Che effetto le fa rivederla in gara a 40 anni?
«Siamo grandi amiche, abbiamo lottato tanto nei suoi ultimi anni di carriera. Tanti dubitano di Lindsey per l’età, ma nell’allenamento in discesa era fra le prime dieci. Sono felice di riaccoglierla, una come lei farà bene a tutto il mondo dello sci. Speriamo di poter salire sul podio insieme un giorno, sarebbe fantastico».
Alla Sofia di due mesi fa che parlava di tabula rasa che cosa direbbe adesso?
«Che abbiamo iniziato a scrivere su un foglio bianco, siamo all’inizio di un bel racconto. Spero...».
Che cosa ritrova del suo carattere nell’Atalanta capolista?
«La tenacia. Ho guardato la partita con il Real, un livello fotonico. Carattere, cattiveria e voglia nonostante la sconfitta. È quasi meglio perdere con quest’atteggiamento, aiuta a crescere. Mai vista giocare così l’Atalanta: merito della società e dell’allenatore».
A che livello è il suo sci, in discesa ha detto di essere andata all’80%.
«Sto sciando con una leggerezza mentale che mi dà l’approccio giusto, riesco a far bene tecnicamente. Ma in gara non sono ancora riuscita a esprimere ciò che ho fatto vedere in allenamento, mancano passi avanti sui dettagli».
È diventata più razionale?
«Non tiriamo conclusioni affrettate dopo due gare. Però sono molto concentrata, a febbraio (l’incidente in allenamento ndr) ho sbagliato una curva per 3 centimetri e so quanto mi è costata. Sto cercando il giusto mix fra la razionalità e l’istinto, che è quello che ti fa andare forte».