Corriere della Sera, 15 dicembre 2024
Intervista a Joshua Bell
La stagione della Filarmonica è trapunta di stelle del firmamento concertistico mondiale, e una delle più luminose è senza dubbio Joshua Bell, violinista tra i più osannati e richiesti degli ultimi decenni.Maestro, che cosa significa essere una superstar del violino?
«Aver dovuto procrastinare questo incontro di due ore: l’aereo è atterrato con un’ora di ritardo, non si trovavano i bagagli…».
Viaggia molto?
«Nell’ultimo mese ho girato quattro continenti. È il lato meno piacevole della mia professione, ma va bene così, suonare è così bello…»
Dopo oltre trent’anni di carriera ai massimi livelli non si sente appagato?
«Assolutamente no, mi sento uno studente: l’universo musicale è infinito per ampiezza e profondità, non si smetterà mai di conoscere repertori nuovi e di conoscere meglio brani già eseguiti».
Come?
«Innanzitutto, ampliando continuamente il repertorio. Suono sempre di più musica da camera. A Londra, di recente, abbiamo suonato l’integrale cameristico di Fauré, un genio assoluto. Inoltre, sto intensificando anche la direzione; prima Beethoven era solo il suo Concerto, il Triplo Concerto o le sue dieci Sonate, che esperienza dirigerne le Sinfonie! E così Brahms, Ciajkovskij, Mozart… Talvolta poi le strade si incrociano; a marzo suonerò per la prima volta Sheherazade di Rimskij-Korsakov: prevede una parte solistica che solitamente è affidata al primo violino dell’orchestra; quindi, non mi avevano mai chiamato ad affrontarla; stavolta la dirigerò e ho chiamato me stesso a farla…»
Ora incrocio la prova solistica con la direzione orchestrale. Il concerto di Mendels-sohn mi ha cambiato
Sentirsi studente con nuovi programmi è comprensibile; ma come esserlo con Concerti suonati decine di volte per oltre trent’anni?
«Concorrono diversi elementi. Innanzitutto, l’esperienza cameristica e quella del podio. Suonare i Concerti di Brahms, Ciajkovskij o Beethoven dopo averne diretto le Sinfonie cambia il rapporto con l’orchestra e la consapevolezza della struttura e della concezione del brano».
Per il Concerto di Mendelssohn?
«L’esperienza cameristica: ho suonato e inciso i Trii di Mendelssohn, e ciò ha amplificato l’altro fatto, l’età, non tanto anagrafica quanto come maturità. Il Concerto di Mendelssohn è il classico brano che tanti giovani violinisti vogliono suonare perché permette di esibire il bel suono, il grande cantabile e un virtuosismo spettacolare. Sembra una pagina facile da decifrare e appagante; lo dico perché io stesso lo intendevo così: l’ho eseguito in pubblico per la prima volta a 12 anni e l’ho inciso per la prima volta a 18. A quell’età ero tutto concentrato sul creare un bel suono, pieno, vibrante; non è il tipico concerto dove il solista aspetta con lo strumento a penzoloni in mano mentre l’orchestra presenta i temi, qui attacca subito ed è lui a presentare al pubblico la grande melodia; non puoi non sentirti un eroe! E così mi concepivo, da teenager. Poi, approfondendo la riflessione, cambiano le prospettive; lo si sente nella seconda incisione, fatta 25 anni dopo la prima, e credo che oggi si possa sentire ancora di più: cerco un suono più caldo e morbido, ricerco le sfumature soffici che Mendelssohn crea avvicinando il canto del violino alle atmosfere suscitate dall’orchestra».
Più stressante suonare o dirigere?
«Suonare! Se muovi la bacchetta un millimetro di troppo non cambia niente, sul violino esce una nota sbagliata o stonata».
È riuscito a coltivare altre passioni oltre alla musica?
«Il tennis! Lo adoro, a un mio concerto a Montecarlo c’era Djokovic, un comune amico ci ha fatti incontrare. Anche se devo confessare che il mio preferito era Federer. E poi adoro il cibo».
Dove si mangia meglio?
«Da voi ovviamente. Quando suono, rimane poco tempo per fare qualunque altra cosa: mi piacerebbe visitare meglio le vostre città, a Roma i Fori e la Cappella Sistina, a Milano il Cenacolo, il Duomo… Alla fine non c’è mai tempo, ma siccome mangiare si deve, allora mi concentro sull’esplorare ristoranti e trattorie. Ho amici che mi stilano liste e recensioni. Anzi, se ha consigli…».