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 2024  dicembre 15 Domenica calendario

Intervista ad Alba Parietti

«Lo vedrò per la prima volta in tribunale, ancora non so chi sia e che faccia abbia». Ad Alba Parietti non manca il coraggio. Come purtroppo non mancano gli odiatori che la insultano sui social. Tra i tanti, uno aveva colpito la sua attenzione, lei lo ha denunciato. E la polizia lo ha trovato (un uomo di Chieti di 55 anni) e gli ha sequestrato il cellulare.
Dunque Parietti, cosa è accaduto esattamente?
«Tra i numerosi hater ce n’era uno che scriveva frasi molto gravi, insulti violenti, sessisti, umilianti».
Su quale social?
«Su Facebook. La cosa tremenda è che una delle sue offese l’ha scritta sotto un mio post nel quale ricordavo un ragazzo morto in un incidente. In questo contesto di dolore, lui vomitava nefandezze».
Di che tipo?
«“Il Macellaio (riferendosi probabilmente al titolo di un film con protagonista la Parietti, ndr) ti aspetta grandissima tr...”. Oppure “Sparati tr.. col tumore”».
Era un profilo vero?
«No, era un fake. Ha pure mentito nel suo account dicendo che viveva vicino a me».
E questa ipotesi l’ha giustamente molto spaventata?
«Sì, l’idea che vivesse vicino a me mi ha turbato. A questo punto, invece che ignorare, ho denunciato. Non è giusto passare sopra. Così si accredita un linguaggio terrificante».
Si è mossa anche per dare un messaggio, dunque?
«Certo. Parliamo sempre di bullismo da parte dei ragazzi che guardano noi adulti. Li facciamo vivere nell’immondizia dei social e non possiamo far loro pensare che si possa deliberatamente insultare qualcuno».
Disparità e tutela
Se io pubblico un seno, mi viene bloccata la pagina; se uno mi scrive «sparati col tumore»
non succede nulla.
Qualcosa non funziona
Si sa che i social sono una giungla.
«Se io pubblico un seno, mi viene bloccata la pagina; se uno mi scrive “sparati col tumore” non succede nulla. Qualcosa non funziona».
Quindi ha deciso di denunciare?
«La mia avvocata Anna Zottoli ha depositato la querela l’11 ottobre. Abbiamo un faldone di gente che potremmo querelare... e abbiamo cominciato con questo... Ce ne sono altri in lista d’attesa».
Come ha saputo che l’avevano identificato?
«Mi ha avvisato Luca Telese (attualmente direttore del quotidiano abruzzese Il Centro, ndr) perché la Procura di Chieti si era mossa, lo aveva identificato, i poliziotti della Mobile di Chieti si sono presentati a casa sua e gli hanno sequestrato il cellulare. Mi ha fatto davvero molto piacere».
Il fatto che lei sia un personaggio ha aiutato?
«Magari un po’ più di attenzione, quando c’è di mezzo una persona famosa, può anche esserci, ma le Procure sono molto attente. Hanno agito con tanta solerzia. Vorrei che questo episodio creasse un precedente. Bisogna sempre denunciare e avere fiducia».
Lei sa come si è difeso quest’uomo?
«Pare che il suo avvocato abbia detto che era solo questione di idee politiche diverse e che comunque era tutto eccessivo: in fin dei conti non era successo nulla di grave».
In molti sottovalutano il problema e tendono a chiudere la questione insulti sul web come una «bravata».
«Purtroppo è così. Vorrei dare un consiglio allo Stato: si danno multe salate ai cittadini per sosta vietata, cominciamo a darle anche a chi insulta sui social. E poi decidiamo che se vìoli la legge sul web, non puoi più accedere a nessun social. Educhiamo alla civiltà».