Il Messaggero, 16 dicembre 2024
Sul tesoro di Assad
La caccia al tesoro è cominciata. Come tutte le volte che cade un dittatore, come per Saddam Hussein in Iraq e Mohammar Gheddafi in Libia, parte la ricerca del denaro e degli asset che le loro famiglie sono riuscite a mettere insieme in lunghi anni di tirannia e controllo dell’economia di Stato.
Ma si tratta di una caccia complessa, che nel caso di Gheddafi, su un patrimonio totale di circa 54 miliardi di dollari, ha portato a un recupero assai limitato: una proprietà di 12 milioni di dollari a Londra, altri 100 in contanti a Malta e poco altro.
«Ci sarà una caccia globale agli asset del regime di Assad», conferma al Wall Street Journal un ex funzionario americano della Casa Bianca che aveva appunto l’incarico di «seguire il denaro» degli Assad nell’ottica delle sanzioni. «Ma hanno avuto un sacco di tempo prima della rivoluzione per lavare il denaro. Loro hanno sempre avuto un piano B e si sono attrezzati bene per l’esilio».
MAPPA DEL PATRIMONIO DI BASHAR AL ASSAD
Mentre il ministero dell’Interno siriano si sforzava di dire che attorno a Damasco c’era un cordone impenetrabile, per coprire in realtà la fuga di Assad attraverso la base russa di Hmeimim fino a Mosca, in Russia era già tutto pronto per accogliere il tiranno con la sua famiglia. Per un esilio dorato. Un rapporto del Dipartimento di Stato del 2022, citato dal Wsj, stima il valore economico della holding Assad tra 1 e 12 miliardi di dollari.
Una ricchezza enorme costruita in mezzo secolo dal padre di Bashar, Hafez al-Assad, insieme al fratello, Rifaat, e al cognato, Mohammad Makhlouf, e poi dalla seconda generazione. Insomma, uno schema familistico che si ripete con il figlio, che si appoggia per un lato al fratello, Maher, comandante dei pretoriani della 4a Divisione militare e gestore del traffico e smercio miliardario della droga dei jihadisti (e dei Paesi del Golfo), il Captagon, e dall’altro al ramo dei Makhlouf, al figlio di Mohammad, Rami, anche se negli ultimi anni si è poi consumata una frattura fra cugini, dalle motivazioni misteriose.
bashar al assad e vladimir putin meme by edoardo baraldi
Un ruolo potrebbe averlo avuto anche la moglie britannico-siriana di Bashar, Asma al-Akhras, che in controtendenza rispetto a una famiglia tutta di medici (il padre cardiologo e dottori i fratelli) ha mosso i primi passi in una multinazionale finanziaria, JP Morgan. (…)
Adesso, gli Assad-Makhlouf avrebbero un patrimonio real estate, in grattacieli russi, boutique hotel viennesi e proprietà in Francia e Regno Unito, ma anche jet privati come quello a Dubai da 43 milioni di dollari, conti pesantissimi nelle banche svizzere, e altri aperti con l’inizio delle sanzioni occidentali nei paradisi fiscali, dalle Cayman alle Isole Vergini britanniche. E a Dubai, ovviamente.
matrimonio di assad con asma
Ma anche in Romania e a Cuba. Tutto sarebbe cominciato nel momento in cui Hafez, il primo Assad dittatore, mise il cognato Makhlouf, all’epoca «un modesto impiegato di una compagnia aerea», scrive il Wsj, a capo del monopolio dei tabacchi, per poi passare alle costruzioni.
Quando Assad morì e lo scettro passò a Bashar, anche Mohammad Makhlouf cedette le leve dell’impero al figlio, Rami. È così che i Makhlouf sono diventati i «ciambellani degli Assad», facendo una vita sfarzosa, tra Ferrari e Champagne, a Parigi e Londra. Il patrimonio ammontava già allora a 10 miliardi, secondo gli americani che nel 2008 applicarono le sanzioni.
la droga captagon
Negli stessi anni, il fratello di Bashar, Maher, gestiva il mercato del Captagon per un giro di affari che tra 2020 e 2022 è stato valutato 2.4 miliardi di dollari. Ecco poi gli investimenti immobiliari a Dubai, milioni di dollari nelle isole galleggianti, altri 40 in torri moscovite e 20 in hotel di nicchia a Vienna.
Lo stesso Mohammad Makhlouf si vantò che nel suo jet a Dubai c’erano due salotti e doccia. Il saccheggio del palazzo di Assad sulla collina di Damasco ha rivelato solo una parte del lusso in cui nuotava la famiglia.
il palazzo presidenziale di bashar al assad a damasco
Opere d’arte, marmi, cimeli come le foto autografe della Regina Elisabetta. Niente, in confronto al tesoro accumulato in giro per il mondo. Compresa la villa a 6 piani di Mayfair, Londra, per 24 milioni di dollari a due passi da Bond Street. Nell’84, quando Rifaat lasciò la Siria, si disse che si era involato con 300 milioni in contanti. (…)