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 2024  dicembre 16 Lunedì calendario

Tra gli scampati di Zamalka: Assad ci avvelenò con il sarin


«Queste sono le fosse comuni dei morti per il gas Sarin. Quanti sono? Ne avevamo contati 1.300, ma forse erano di più. Una parte sono sepolti in questo piccolo cimitero, che prima della guerra civile neppure esisteva. È così piccolo che non sapevamo come farceli stare. Così abbiamo scavato fosse profonde 4 metri li abbiamo sepolti uno sopra l’altro fino a cinque».
È la prima volta da sei anni che lo sceicco Mahmoud torna a Zamalka, una frazione di Ghouta, 30 chilometri da Damasco. Sceicco da queste parti vuol dire mullah, prete sunnita. Ma Mahmoud è stato anche ribelle. A suo figlio hanno sparato sui piedi quando era bambino per punire il padre, ma il giovane Omar è sopravvissuto ai proiettili, al gas ed è diventato guerrigliero. Gira con la moglie velata sino agli occhi e un Kalashnikov sopra un gippone bianco. Nel 2018 lui e lo sceicco sono scappati ad Idlib, la ridotta dei ribelli da cui una settimana fa è scesa la marea che ha spazzato il regime.
«Era passata la mezzanotte del 20 di agosto del 2013, quando la terra si è raffreddata e l’aria non si muoveva verso l’alto. Cinque missili, uno dopo l’altro, a distanza di 300 metri. Non esplodevano, il rumore era quello di una bottiglia di Pepsi quando si apre: pssss. Per questo molti sono morti nel sonno, probabilmente senza neanche accorgersene. Chi era nel raggio di un chilometro forse due, non ha avuto scampo. Chi era più lontano si è svegliato per il bruciore agli occhi al naso, alla gola. E se l’è cavata in due modi. O chiudendosi in casa se aveva ancora le finestre o salendo in automobile e scappando in pochi minuti. A seconda della quantità di gas che respiravi passavi dai bruciori al vomito, alle convulsioni, alla paralisi. La vista si appannava oppure vedevi tutto deformato e lontano come con il grandangolo del telefonino».
Il sarin è un gas che agisce sui nervi, un’arma di distruzione di massa. Ne aveva l’iracheno Saddam Hussein e lo usò contro i curdi ad Halabja per reprimere il loro indipendentismo nel 1988. Nel 2012 gli americani si accorsero che se ne stava procurando Bashar al Assad per reprimere la «Primavera siriana». Il presidente Obama dichiarò le armi chimiche una «linea rossa». Nel 2013 ci fu la tragedia di Ghouta e Barack Obama non reagì. Fu uno dei momenti più bassi della sua presidenza.
Nessuna esplosione
Fa il rumore di una bibita gasata quando si apre: pssss. Per questo molti sono morti nel sonno
Dopo Zamalka, sembra che Assad non usò più il sarin. Forse Washington fece arrivare altre minacce, forse Assad scoprì che era più economico ammazzare alla vecchia maniera e si inventò i barili bomba. Erano bidoni come quelli per il petrolio riempiti di nitrato di ammonio, frammenti metallici, olio per il motore, a volte persino agenti incendiari come il Napalm. Con un semplice detonatore venivano buttati dagli elicotteri ovunque. Nei 7 anni di combattimenti più intensi, il Syrian Network for Human Rights calcola che il regime di Damasco ne abbia usati 82 mila uccidendo 11 mila persone. Il nitrato di ammonio esploso nel 2020 nel porto di Beirut era probabilmente la scorta per quelle bombe.
A sei anni dalla fine dei combattimenti, Ghouta è ancora un’area devastata. Chilometri di condomini sventrati, palazzi crollati, cumuli di macerie. Un panorama degno di Mariupol, Aleppo, Grozny, Dresda. Non fosse per la gente che vive tra le rovine, costruendo una parete in un edificio diroccato, sembrerebbe ancora prima linea. Khaled Nouh è un altro sopravvissuto al sarin. «La strada che porta a Ghouta la chiamavamo “cimitero dei tank” perché il regime non riusciva a passare. Così decisero di scavalcare i ribelli dal cielo e bombardare i civili in modo da costringere i combattenti ad abbandonare le posizioni per portare soccorso».
Dopo il sarin e i bidoni-bomba, al-Assad ha calpestato ancora la «linea rossa» di Obama. Questo venerdì il Guardian è stato a Douma, altra frazione di Ghouta, dove nel 2018 è stato usato il cloro, un gas già usato come arma nella Prima guerra mondiale. Le testimonianze parlano di 43 morti. A differenza del cloro, il sarin usato a Zamalka è inodore, incolore e insapore. «Non capivi perché stavi male» ricorda Nouh.
«Non mi vergogno di quel che abbiamo dovuto fare, non avevamo né posto né tempo – dice con sguardo dritto lo sceicco Mahmoud -. Dopo il gas, l’aviazione di Assad continuava a bombardare per impedire i soccorsi e noi dovevamo fare in fretta. Però non dormo al pensiero di aver sepolto qualcuno ancora vivo. In due casi stava per succedere. Erano già nella fossa e hanno avuto un tremito. Vivi. Abbiamo capito che il sarin paralizza, ma può essere un effetto temporaneo. Chi doveva essere ancora interrato è stato tenuto 24 ore in osservazione. Ed in effetti alcuni si sono riavuti. Tra i primi sepolti, però, chissà se c’erano dei vivi».