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 2024  dicembre 15 Domenica calendario

Divieti di fumo all’aperto a Milano e altrove

Vietato fumare. Nei parchi, sui marciapiedi, in piazza, per strada: insomma, all’aperto sempre e comunque e purché ci siano altre persone nei paraggi (cioè a distanza di almeno dieci metri, che sono otto passi buoni: alle volte, a dieci metri di distanza, manco riconosci chi hai davanti, figuriamoci se riesci a chieder loro: “Scusi, dà fastidio?”). Paglie, sigari, sigarini, bionde, sigarette: zero. Milano si blinda (non è una novità) e dichiara guerra al fumo che, diciamocelo subito, una corretta abitudine non lo è per niente (però saranno anche fatti nostri, fermo restando il rispetto dei sacrosanti fatti altrui, decidere come e a quali vizi cedere, ché altrimenti uno corre il rischio di fare «una vita da malati per morire da sani», cit. quel geniaccio, tra l’altro milanese doc, di Enzo Jannacci). Avvertenza: questo non è un articolo pistolotto modello pubblicità progresso su quanto conviene darci un taglio con la dipendenza da tabacco. Siamo agli sgoccioli del 2024; la scienza, il buon senso, la medicina, chiunque ci ha spiegato che quelle cicche una dietro all’altra bene non fanno (giusto, giustissimo, scolpito sulla pietra e pure sui pacchetti che le contengono). Però bene non fa nemmeno rosicchiare quel po’ di libertà che ci è rimasta, anche se va a discapito dei nostri polmoni. Sarà una decisione nostra scegliere se frequentare o no il tabaccaio? Per noi lo è.A Milano, invece, la pensano diversamente. Pensano, cioè, che tra sedici giorni esatti, il primo gennaio, l’accendino sarà meglio lasciarlo a casa: divieto assoluto sugli autobus e negli impianti sportivi (questo è già così), in tutte le aree pubbliche all’aperto (sì, pure sullo spiazzo sotto casa), ogni volta che c’è un altro essere umano ai famosi dieci metri di distanza (i cerini, d’accordo, uno se li dimentica, ma la bindella quella no, serve), pena una multa severissima che andrà da 40 euro a 240. Nei luoghi affollati, nisba. Nei dehors, chissà (lo chiarirà il Comune del sindaco di centrosinistra Beppe Sala nei prossimi dì). Per i balconi vista strada, ci sono rimasti giusto quelli: teniamoceli stretti.
La misura non piove dal cielo (ad aprile, la giunta dem di Torino, ne ha varata una simile, addirittura un tantinello più restrittiva di quella meneghina perché sotto la Mole la “distanza di cortesia” scende a soli cinque metri), è stata approvata tempo fa con il Piano aria clima e, tra pochissimo, semplicemente entra in vigore. Ossia sarà operativa. Anno nuovo, divieto vecchio (ma non per questo meno contestato visto che la Federazione italiana dei tabaccai è già sul piede di guerra e ha impugnato il regolamento milanese prima davanti al tar – è andata male – e poi al Consiglio di Stato – è andata che ancora si aspetta un responso).
Milano non è la sola tra le grandi città del globo che hanno intrapreso questa strada (non che faccia differenza per come la vediamo noi: se anche a New York o Tokyo, da anni, la china è la stessa non significa che sia quella efficace; al posto di vietare, operazione che comporta una certa orticaria per qualunque liberale che si rispetti, esistono altre modalità per ottenere lo stesso risultato, per esempio inasprendo le accise sul tabacco, come ha fatto anche questo governo negli anni passati; sono tasse ma è sempre meglio che scadere nel moralismo salutista).
A New York è vietato fumare nei trenta metri che separano l’entrata di un palazzo, altrimenti scatta una sanzione che parte da 50 dollari. A Sydney sono bandite le sigarette (comprese le elettroniche) entro dieci metri dai parchi e alle fermate di bus e metropolitane, però lì la multa lievita a 300 dollari australiani. A Pechino ci sono persino degli ispettori che di lavoro pattugliano le strade per garantire il rispetto delle no-smoking-zone; a Singapore, se proprio non resisti a farti un tiro, devi cercare un’area segnalata e provvista di posacenere, altrimenti puoi incappare in un verbale salatissimo di 650 dollari singaporiani (che equivalgono su per giù a 459 euro). Il fumo uccide, è verissimo. Ma se la contropartita è la china che stiamo prendendo, col ditino alzato in favore di un proibizionismo che nella storia non ha mai funzionato, anche la nostra libertà non se la passa troppo bene. Parola di un ex fumatrice che, qualche volta, ci ricasca ancora.