Avvenire, 14 dicembre 2024
I cristiani in Iran
«La sorte della Chiesa cattolica in Iran, un “piccolo gregge”, mi sta molto a cuore. E la Chiesa non è contro il governo, no, queste sono bugie». Papa Francesco smorza le tensioni. Le sue parole risalgono a fine novembre durante l’incontro in Vaticano con il “Centro per il dialogo interreligioso e interculturale” di Teheran. Le relazioni fra la Santa Sede e il Paese dei mullah sono state stabilite nel 1954 e sono sopravvissute anche alla rivoluzione khomeinista del 1979. La Costituzione della Repubblica islamica riconosce i cristiani come una delle minoranze religiose protette, con il diritto di praticare liberamente il culto. Due seggi del Parlamento iraniano sono riservati ai cristiani armeni, la più ampia minoranza cristiana. Eppure non esiste un numero certo sui cristiani in Iran. Le Nazioni Unite li hanno stimati in 250 mila su una popolazione di 89 milioni di abitanti, sebbene altre fonti indichino un totale compreso tra i 500 mila e gli 800 mila. La maggior parte è costituita da cristiani di etnia assira e armena, mentre il resto è formato da convertiti. Un gruppo nel mirino delle autorità. «Il governo vede la conversione come un tentativo dell’Occidente di indebolire l’islam e il governo», fa sapere “Open Doors”, l’organizzazione che ogni anno fa il punto su soprusi e oppressioni religiose nel mondo e che nel 2024 ha collocato l’Iran al nono posto dei Paesi più anti-cristiani, classificandolo fra quelli con «livelli estremi di persecuzione». Benché il passaggio a un’altra religione non sia vietato, «è punito a causa delle salde tradizioni islamiche del Paese e del sistema giuridico», si legge nell’ultimo dossier di Aiuto alla Chiesa che soffre. Il 2021 è stato segnato da un giro di vite: infatti lo Stato iraniano ha dato il via libera a due controversi emendamenti al Codice penale che ampliano l’ambito di perseguibilità dei cristiani, in particolare dei convertiti: rischia fino a cinque anni di carcere chi promuove «qualsiasi attività educativa o di proselitismo deviante».
Nel rapporto 2012 di “Articolo 18”, Ong con sede a Londra che difende la libertà religiosa in Iran, vengono denunciati «oltre 120 episodi di arresto, detenzione o incarcerazione di convertiti cristiani». È più recente la condanna del cristiano iraniano-armeno Anooshavan Avedian a dieci anni di prigione per aver insegnato il Vangelo nella sua abitazione. E Vatican News ha raccontato il caso di suor Giuseppina Berti, missionaria delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, cui non è stato rinnovato il visto dopo 26 anni di impegno fra i malati di lebbra a Tabriz.