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 2024  dicembre 14 Sabato calendario

Cohn-Bendit è divertito dal tira-e-molla Bayrou-Macron

Parigi – «Almeno quello che sta accadendo è divertente». Daniel Cohn-Bendit commenta così il valzer mediatico andato in scena ieri mattina in Francia prima dell’annuncio ufficiale della nomina a primo ministro di François Bayrou. L’ex leader sessantottino, per venti anni deputato europeo per i Verdi, parla di uno «sketch» quando descrive il tira e molla tra il presidente Emmanuel Macron e il suo nuovo primo ministro François Bayrou. «Prima la telefonata all’alba in cui gli dice che non sarà premier, poi qualche ora dopo gli annuncia che verrà nominato premier», afferma il 79enne, che inizialmente aveva sostenuto Macron, per poi prenderne le distanze a causa di disaccordi su alcuni punti del programma.Signor Cohn-Bendit, perché questa esitazione da parte del presidente nel nominare Bayrou primo ministro?«Macron, indebolito dopo la dissoluzione dell’Assemblea nazionale, ha capito che tutte le soluzioni riguardanti la nomina di un premier di destra alle quali aveva pensato non potevano funzionare. Bayrou si è quindi imposto dicendogli: “Hai due soluzioni. O mi nomini o lascio la maggioranza”. Non è stato il presidente che ha scelto il primo ministro, ma è stato il primo ministro ad imporsi. Si dice spesso che il potere lo detiene l’Eliseo, non è stato così. Abbiamo assistito a un capovolgimento della Quinta Repubblica».Un ricatto?«No. Direi più un braccio di ferro».Intanto, Marine Le Pen sembra assumere un atteggiamento prudente, senza minacciare la sfiducia.«Sì, ma non è importante dal momento in cui la sinistra riuscirà ad emanciparsi da La France Insoumise. Il partito di Mélenenchon e quello del Rassemblement National da soli non hanno i numeri per far cadere un governo».Quale sarà la strategia del nuovo primo ministro per evitare la sfiducia?«Una delle prime iniziative del nuovo capo del governo in Parlamento riguarderà la proporzionale, che vede favorevole il Rassemblement National, ma anche La France Insoumise ed altri partiti di sinistra. Il testo potrebbe essere promulgato tra aprile e maggio. Ma poi, per legge, bisognerà aspettare un anno prima di avere nuove elezioni. Quindi avremo Bayrou primo ministro almeno per i prossimi 30 mesi, praticamente fino alle prossime elezioni presidenziali del 2027».Bayrou dovrà affrontare anche il tema della riforma delle pensioni, che il Rassemblement National e La France Insoumise vogliono abolire.«Verrà organizzata una grande conferenza nazionale, con sei mesi di discussioni e grandi conferenze per vedere quali parti del testo bisognerà cambiare».Ma perché il nuovo capo del governo dovrebbe riuscire lì dove Barnier ha fallito?«La sfiducia è stata uno choc. Formazioni come quella dei socialisti ed altri partiti hanno capito che la Francia non può continuare per sempre a far cadere un governo ogni due o tre mesi. Proprio da questo è nata l’idea di un patto di “non censura” (il governo non ricorre all’articolo 49.3 della Costituzione che permette di far passare una legge in Parlamento mettendo la fiducia e i partiti non appoggiano mozioni di sfiducia, ndr). Sarà questo accordo a ridare stabilità alla Francia».Lei sembra ridimensionare molto l’influenza della leader di estrema destra. Eppure i suoi voti sono stati decisivi per far cadere la mozione presentata dalla sinistra che ha fatto cadere il governo.«Lei ha un peso fino a quando gli altri giocano a questo gioco stupido della censura».Intanto, i sondaggi la danno come grande vincitrice alle presidenziali.«Non ci credo. In caso di sfida contro Edouard Philippe (ex premier di Macron, ndr), sarebbe quest’ultimo a vincere».Il nome Le Pen fa ancora paura?«Non è quello. Per lei c’è un limite insuperabile, perché la maggior parte dei francesi non vuole veder vincere l’estrema destra».Questa situazione è la conseguenza dello scioglimento dell’Assemblea nazionale deciso dal presidente dopo le ultime europee stravinte dal Rassemblement National. A posteriori, come giudica quella mossa?«Macron ha perso tutto il suo potere con la dissoluzione. Ha gettato nel caos la politica francese».Ma ha dimostrato che in Francia c’è ancora uno sbarramento repubblicano, visto che la sinistra si è unita ed è arrivata in testa alle legislative.«Non lo ha mostrato il presidente, ma gli altri partiti. Oggi Macron parla di compromessi, ma avrebbe potuto farli anche prima».