la Repubblica, 14 dicembre 2024
La crisi delle catene di negozi
Milano – Speriamo che sia un Natale di quelli buoni, perché in tante insegne tricolori dell’abbigliamento e degli accessori si respira aria di crisi. Tra inflazione e rallentamento dell’economia, secondo un’indagine di SWG, per Centromarca, quest’anno il 35% degli Italiani spenderà il 24% in meno rispetto al Natale 2023, prediligendo gli acquisti di beni alimentari e per la cura della persona, rispetto ad abbigliamentoe accessori. In alcuni casi i problemi vengono da lontano, come per Benetton Group che negli ultimi 10 anni ha accumulato 1,6 miliardi di perdite; in altri il declino del modello di business è stato messo a dura prova dalla pandemia, come per Coin e i suoi 35 grandi magazzini (a cui si aggiunge la rete di 130 franchising). Il 18 dicembre Coin si incontrerà con i sindacati al Mimit, ma la situazione resta critica con 80 milioni di debiti e margini risicati, tant’è che il punto vendita di Piazza Cordusio a Milano, dopo anni di lavori, continua a rimanere chiuso. Stesso discorso per Conbipel che è passata da una ristrutturazione a un’altra, e che starebbe cercando di vendere 130 negozi. Ultimamente anche le borse di Furla stanno vivendo una fase critica perché si trovano in quella fascia media tra lusso e moda, che nel 2024 è quella che ha sofferto di più. Il gruppo che fa capo alla famiglia Furlanetto dopo la pandemia aveva avviato la procedura del Chapter 11 per la controllata Usa, e ora insieme a un piano per rivedere la propria rete di negozi, sta negoziando con le banche per riscadenzare 25 milioni di debiti. Geox, che è reduce da anni di tagli e riduzione dei punti vendita, ha annunciato che chiuderà le sue attività negli Usa e in Cina. Resta che la ristrutturazione più pesante del 2024 è quella voluta dalla famiglia Benetton, che dopo aver iniettato 800 milioni di risorse negli ultimi cinque anni, ha avviato un massiccio piano di taglio dei costi che a medio termine porterà alla chiusura di un negozio su sette nel mondo, per un totale di circa 500 punti vendita. Di buono c’è che la cura del nuovo ad Claudio Sforza inizia a dare i suoi frutti: sono stati recuperati 3 dei 40 milioni di crediti nei confronti dei franchisee insolventi, e a Bologna è stato riaperto sotto la gestione diretta del gruppo il flagship di via Rizzoli. Va detto che per nessuno, tranne rarissime eccezioni come Ovs, il 2024 sarà un anno d’oro: secondo gli analisti di Intesa lunedì 16 il gruppo guidato da Stefano Beraldo annuncerà i risultati dei primi 9 mesi chiusi con ricavi su a 1,16 miliardi (grazie al +10,6% del terzo trimestre) per arrivare a 1,6 miliardi a fine anno (+5,2% sul 2023).H&M nei primi 9 mesi del suo anno fiscale (ovvero tra dicembre e agosto) ha accusato una contrazione delle vendite che l’ha portata a chiudere 71 negozi poco profittevoli (di cui 26 in Europa, a 4.298 punti vendita) per migliorare i margini. Ma anche il leader indiscusso del fast fashion Inditex, che controlla tra insegne come Zara, nel terzo trimestre ha tirato il freno e ridotto a fine ottobre a quota 5.659 il numero totale dei suoi punti vendita (63 in meno dello stesso periodo del 2023). Infine dopo una profonda ristrutturazione – passata dal concordato – Pittarosso e Scarpe&Scarpe, confluite in un unico gruppo per creare sinergie, sono pronte per la fase di rilancio. Il gruppo che vende 15 milioni di paia di scarpe all’anno, vuole aprire nuovi negozi (ne ha già 300) e ne ha appena inaugurati due a Roma e Pontedera. Stesso discorso per Ovs, che oltre ad aver investito su Golden Point (380 punti vendita), sta valutando di rilevare sia la rete di Conbipel, sia alcuni dei franchising di Benetton e Sisley.