Corriere della Sera, 14 dicembre 2024
Cazzullo: i detrattori di Valerio sono invidiosi
Caro Aldo,
io non ho capito come si fa a invitare uno scrittore filosofo, per carità anche bravo e capace, a una fiera di libri che è dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, quando lo scrittore stesso è in attesa di sentenza proprio con accuse di maltrattamento da parte della ex. E poi gli è arrivata anche la condanna a 4 anni. È stato un eccesso di garantismo da parte di Chiara Valerio?
Mario Ferrari
La Valerio ha messo in conto di invitare uno scrittore imputato di un reato odioso, ha accettato il rischio con ottimismo, ma è andata male. Io non lo avrei fatto, ma se si è innocenti fino a prova contraria, allora dobbiamo decidere da che parte stare.
Vincenzo Napoli
Cari lettori,
non mi piace alcuna forma di accanimento, verso nessuno, a maggior ragione verso una donna. Non perché una donna non sappia difendersi – figurarsi poi Chiara Valerio —, ma perché tra le caratteristiche femminili, con le consuete eccezioni che confermano la regola, c’è a mio avviso la gentilezza d’animo. E Chiara Valerio è persona d’animo gentile.
Non l’ho mai incontrata. Ci siamo scambiati qualche messaggio dopo la sua bellissima orazione funebre in morte di Michela Murgia. Luca De Michelis, che anni fa l’ha chiamata a Marsilio, mi dice che è un’ottima dirigente editoriale. Il libro con cui è entrata nella cinquina dello Strega, Chi dice e chi tace, mi è piaciuto. Mi pare in sostanza una persona che fa con molta passione molte cose, e, come accade a chi fa, talora sbaglia. L’invito a Caffo è stato un errore. Ma un conto è una critica argomentata, come ad esempio quelle che ho letto sulla Stampa. Un altro conto è il linciaggio. Vedo titoli di apertura su giornali e siti, e mi chiedo: cosa sarebbe successo se Chiara Valerio avesse ammazzato qualcuno?
Diciamo la verità: ancora una volta, il fango e il fiele in Rete vengono alimentati dagli addetti ai livori, come li chiama Dagospia. La grande maggioranza delle persone normali usa i social per esprimere le proprie opinioni e le proprie emozioni. Poi ci sono quelli che si lasciano manipolare dal capobranco, che addita la preda da azzannare. E a volte il criterio con cui la preda viene individuata è l’invidia. Un peccato per cui Dante dichiara nel purgatorio un certo disprezzo: l’invidioso non è neppure grande nel male.