Il Messaggero, 13 dicembre 2024
Il lessico TikTok nella Treccani
Il prossimo 18 febbraio sarà un secolo da quando Giovanni Treccani e Giovanni Gentile diedero vita all’Istituto dell’Enciclopedia italiana, da cui pochi anni dopo sarebbe nata la Treccani. I suoi quasi cento anni di vita l’Enciclopedia però se li porta bene. Anche perché, per non invecchiare, trova sempre nuove risorse lessicali. E nuovi compagni di strada. Quest’anno così entreranno a farne parte cinque neologismi tratti da TikTok. Sono stati presentati ieri sera durante un incontro fra cultura pop e cultura tradizionale: da una parte cabine in cui esplorare la piattaforma nelle sue declinazioni di musica o cibo, dall’altra un incontro fra il direttore generale di Treccani Massimo Bray e i tiktoker. Dice Bray: «Grazie a Rita Levi Montalcini, che si chiedeva come sarebbe stato il mondo dopo 30 anni, nel 1995 avevamo già aperto un sito. Treccani segue l’evoluzione della lingua, ci aiuta a capire come cambia (l’anno scorso per esempio abbiamo scelto come parola dell’anno “femminicidio"), valorizza la creatività e dà vita a forme di espressione che spesso rispecchiano trasformazioni sociali rilevanti».Ed ecco allora le parole che dalla piattaforma entrano nell’enciclopedia. La prima è la più facile, forse ormai fin troppo usata: "creator”, ossia «Persona che, per mestiere o per passione, crea e pubblica contenuti originali e innovativi, principalmente video, da destinare alle piattaforme digitali». Sugli altri termini chi è più vecchio della generazione Z può iniziare a vacillare. "Delulu": chi si abbandona a fantasie irrealizzabili, come amori con personaggi famosi. Se vi danno invece del “demure”, attenti: probabilmente vi stanno prendendo in giro come troppo affettati. "POV” è Point Of View, riprese in soggettiva anziché fronte video. L’ultima parola, infine, ha avuto una portavoce in BigMama, regina di “Hai slayato!”, che sottolinea l’importanza di fare il tifo per gli altri e per sé stessi. A raccontare le storie TikTok c’era Silvia Farina della Scala, che ha spiegato come per il teatro usare questa piattaforma sia diventato un modo per rendersi più accessibili. C’era Sebastiano Gravina, “Videocecato” che spiegava come prima la sua disabilità fosse considerata in modo pietistico, mentre oggi lo fermano per strada chiedendo il video. Ginevra Ging lavorava in un negozio in centro a Milano prima di diventare tiktoker. Martina Socrate a 26 anni è una professionista da 1,6 milioni di follower: «TikTok è la mia mamma social, il telefonino è il mio ufficio. Gli amici dicono che ormai parlo tiktoker, un po’ mi dispiace perché vorrei proteggere l’italiano che è la mia lingua madre, ma per me è come per i nonni poteva essere il dialetto: un modo per dare più forza a ciò che diciamo».In conclusione, Salvatore Di Mari, head of operation TikTok Italia e Spagna: «Quello con la Treccani sembrava un connubio impossibile, invece sulla nostra piattaforma si raccontano arte e cultura in modo immediato, siamo il palcoscenico ideale per artisti emergenti, oltre che un incubatore di talenti. E costruiamo ponti tra le generazioni».