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 2024  dicembre 13 Venerdì calendario

Lista degli oggetti trovati nella villa Assad

Damasco – Nella camera del fu dittatore non è stato risparmiato neppure il materasso. Requisito dalla furia popolare a parziale saldo di un conto con la Siria aperto 53 anni fa. Rubati i comodini, gli specchi, i quadri, le scarpe della first lady Asma (ne doveva aver parecchie, la cabina armadio occupa quattro minivani), i tappeti, le lampade, la biancheria, gli arredamenti dei bagni, le televisioni, le posate, gli elettrodomestici, i piatti, persino gli asciugamani del bagno. I libri, quelli no.La biografia di Malcolm X è ancora qui, sul pavimento in parquet, un po’ strappata. Duecento tomi di storia e letteratura del Medio Oriente rilegati in copertina rigida, intonsi. I manuali russi di analisi matematica tradotti in arabo, su cui studiava il figlio grande Hazer per la laurea a Mosca, intatti. Dalla casa di famiglia di Bashar al Assad è stato preso ciò che aveva un valore simbolico ed economico. Diciamo soprattutto economico, perché nel giorno della caduta del regime i cittadini tutti hanno preteso un pezzetto dell’agio del raìs.Repubblica è entrata nella villa privata di Assad, nel quartiere Al-Malkey, centro di Damasco. Non sono i sontuosi palazzi del regime, questo era il luogo dell’intimità familiare, il focolare di quattro piani e seicento metri quadri almeno, con ascensore interno, attico con palestra e una inspiegabile pera gigante colorata posizionata nel cortile di ingresso. «Al primo piano salotto e cucina, al secondo gli studi e altro salotto, al terzo le camere, al quarto sala giochi e libreria…», riassume brevemente il piantone armato di Hayat Tahrir al Sham, come un agente immobiliare stanco. E se non fosse che il capofamiglia è stato il tiranno sanguinario che ha permesso gli orrori di Sednaya e delle altre mille prigioni del regime, la si potrebbe scambiare per la casa di una normale famiglia dell’alta borghesia.Imbocchiamo l’ingresso e sul taccuino annotiamo quanto segue. Hafez vola in economy, trovato biglietto a suo nome da Damasco a Dubai del 24 luglio 2024. La televisione nel salotto era di almeno 90 pollici, a giudicare dal vuoto lasciato sul muro. Giocavano a Monopoli. Foto a cavallo di Basil Assad, fratello di Bashar, morto nel 1984. Passione per Sylvester Stallone, nell’anticamera di Bashar e Asma ci sono i dvd di Rocky I e Rocky IV. Foto di Basil Assad sul windsurf. Forse Asma ha avuto problemi all’anca, trovate lastre risalenti al 2013 fatte all’Italian Hospital di Damasco. L’arredamento di interni passione di famiglia: diversi progetti di ristrutturazione disegnati a mano. Foto di Basil Assad su motoscafo. Hafez scrive formule matematiche sul muro della camera. Il bagno privato dei consorti, con vasca in muratura, misura quanto la camera di Hafez. Una scatola di Cartier, vuota. Una scatola per orologio Rolex, vuota. Un ritratto a dimensione naturale di Bashar. Cartoncino di auguri di compleanno da parte di Asma alla figlia Zein, «il più prezioso pezzo del mio cuore».Prima di domenica scorsa, non si poteva neanche pensare di avvicinarsi all’abitazione degli Assad, protetta dai cordoni di polizia e dalle guardie presidenziali al punto che i vicini oggi dicono di non aver mai visto i coniugi entrare o uscire dal cancello. I figli sì, perché Hafez, Karim e Zein hanno frequentato la scuola Montessori del quartiere, come raccontano i diplomi con il marchio dell’istituto sparsi per terra.Saliamo al quarto piano. La libreria occupa un centinaio di metri quadrati, almeno. Lettera sulla tolleranza di John Locke, Bashar al Assad difficilmente l’ha letta. La lista delle spese di manutenzione della casa, una cifra: 32.000. Due figurine di calciatori, Steven Whitaker dei Rangers e Papa Diakhate della Dynamo Kiev. La gigantografia di Bashar insieme a moglie e cognata. Un tapis roulant. La fasciatura rigida fatta per una gamba rotta, disegnata e scritta. Il biglietto di auguri ad Hafez illustrato con le foto di Michael Jackson e Messi, firmata anche da Asma e Bashar. La foto di Basil Assad nel deserto vicino a Palmira dopo una battuta di caccia, martedì 9 febbraio 1982. Un altro tapis roulant. Macchina per palestra. Una scarpa da ginnastica. La mappa della Siria buttata a terra. Come il Paese che la famiglia Assad ha schiacciato e oppresso per più di mezzo secolo.