La Stampa, 12 dicembre 2024
A Natale si raggiunge il picco di morti per infarto
Buone feste. Ma attenzione allo stress. Soprattutto se il cuore non è propriamente in forma e, per esempio, accusa qualche aritmia e non viene irrorato come si dovrebbe dalle arterie coronarie. Insomma, sfruttiamo il Natale e le occasioni di svago per rompere la routine, ma senza esagerare. A tavola e in famiglia.È importante evitare l’ansia da appuntamenti, visite e sballottamenti continui per raggiungere parenti e amici con conseguenti «sbalzi» che proprio non fanno bene al muscolo cardiaco. Lo provano le ricerche. «Pensate che, secondo uno studio apparso su Circulation, ci sarebbe negli Stati Uniti un picco di mortalità per eventi cardiaci il giorno di Natale: è il più alto che in qualsiasi altro giorno dell’anno – segnala Giovanni Esposito, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari presso l’Università Federico II di Napoli –. In questa classifica seguono il 26 dicembre e Capodanno. Non solo. Se questa ricerca è di qualche anno fa, uno studio svedese più recente mette in luce un incremento nel numero di infarti miocardici registrati durante le festività natalizie di circa il 15 per cento, con un picco che sale al 37 per cemto proprio il giorno della Vigilia di Natale».Dire che questa tendenza è soltanto figlia dello stress sarebbe improprio. E, probabilmente, occorre fare luce su quanto avviene davvero, caso per caso, con una combinazione di elementi che, insieme, possono favorire la comparsa di una ischemia cardiaca, specie in chi è a rischio. «Ma non dobbiamo certo sottovalutare l’impatto degli “stressor” natalizi – fa sapere l’esperto –. Corse agli acquisti, organizzazione di cene, pressioni ed aspettative sociali possono, infatti, comportare un rischioso aumento della produzione di adrenalina, noradrenalina e cortisolo. Da questa situazione deriva un aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e della glicemia, tutti potenziali nemici del benessere cardiovascolare».L’augurio, insomma, è che una condizione di tranquillità regni prima delle feste di fine anno e, soprattutto, durante tutte le numerose occasioni d’incontro. Altrimenti il sistema nervoso, vera e propria «guida» per frequenza, pressione e circolazione cardiaca, rischia di giocarci qualche brutto scherzo. Perché, alla fine, è il cervello, e più in particolare la corteccia prefrontale, a decidere se quanto stiamo vivendo è stressante oppure no.Nel primo caso le aree critiche ed emozionali del cervello stimolano l’ipotalamo a «risvegliare» la ghiandola ipofisi. Questa, a sua volta, provvede a liberare l’Acth (l’ormone adrenocorticotropo), che, messo in circolo, farà poi liberare dai surreni il cortisolo, vero e proprio ormone dello stress. Così, cominciano le reazioni. Si attiva il sistema nervoso vegetativo, che dà il via alle manifestazioni visibili dello stress acuto, in primo luogo tachicardia, aumento della frequenza del respiro, tensione muscolare, oltre che pallore, dilatazione della pupilla, aumento del glucosio circolante. E il cuore ne risente.Sul fronte della prevenzione, per non arrivare eccessivamente «carichi» alle giornate di festa, sfruttiamo quindi ogni occasione per «fare respirare» il nostro cervello, ricavando sempre (e non soltanto a dicembre) una piccola pausa quotidiana da dedicare a un breve, ma necessario, momento di relax. Basta poco. Per esempio, rilassiamoci per una decina di minuti su una poltrona ad occhi chiusi, allentando abiti e cinture e respirando profondamente e lentamente. O, piuttosto, puntiamo su tecniche di rilassamento, come il training autogeno o il «biofeedback». Questo consente di monitorare attraverso speciali dispositivi alcune funzioni normalmente autonome (come la frequenza cardiaca, la temperatura cutanea, la contrazione muscolare), imparando progressivamente nel tempo a controllarle.Sono alcuni esempi, sia chiaro. Ma per proteggere il cuore, oltre a controllare peso e monitorare attentamente i fattori di rischio, dobbiamo muoverci e fare esercizio fisico. Senza fare gli eroi, ma con cadenza regolare. L’esercizio fisico è una modalità ottimale per la prevenzione (ovviamente non proprio il giorno delle «abbuffate» e delle visite ma prima e dopo). Oltretutto aiuta a ridurre lo stress. Quindi, chi non è fisicamente attivo provi a sfruttare questo approccio, in accordo con il medico, iniziando già prima delle feste di fine anno a «prepararsi».Ricordando che i virus respiratori, come quello dell’influenza e il Covid, possono trovare in pranzi e cene un’ottima modalità di trasmissione (ricordate sempre l’importanza delle vaccinazioni in chi è a rischio e, quindi, tutti i cardiopatici, i nonni e non solo), proviamo ad andare oltre la tensione emotiva che ci porta a «scattare» di fronte ad ogni stimolo, come la classica piccola baruffa familiare natalizia. Perché sono tanti i fattori che entrano in gioco e che possono impattare sul cuore e sulle arterie. Basta pensare al clima.«Con l’abbassamento della temperatura mettiamo, infatti, in atto una serie di meccanismi di difesa per evitare la dispersione di calore, tra cui la vasocostrizione dei vasi sanguigni – segnala Esposito -. Questa, poi, si traduce in un aumento della pressione e del carico di lavoro a cui sarà sottoposto il cuore. Questo meccanismo (anche e soprattutto in caso di stress), in particolare nei pazienti con malattia coronarica già nota, può indurre una sofferenza ischemica». Ovviamente, poi, ci vuole attenzione all’alimentazione (senza rinunciare, ovviamente, alle leccornie della tavola) e soprattutto agli alcolici. Gli eccessi sono da evitare. Assolutamente. Altrimenti il cuore può reagire, fino a configurare il quadro della cosiddetta «Holiday Heart Syndrome».«Questa condizione consiste nell’insorgenza di aritmie cardiache, più frequentemente fibrillazione atriale, in persone peraltro sane e senza storia di precedenti cardiologici – ricorda Esposito -. E fa seguito all’eccessivo consumo di alcool durante le festività».Consiglio finale. «Se compaiono sintomi che fanno pensare a un possibile infarto, visto il traffico delle Feste, non fate l’errore di recarvi autonomamente al Pronto Soccorso – conclude Esposito -. Diventa ancora più giustificata e mandatoria la raccomandazione di ricorrere esclusivamente al sistema di emergenza territoriale in caso di dolore toracico oppure di disturbi equivalenti. Perché la salute non va mai in vacanza, specialmente quella del nostro cuore».