la Repubblica, 12 dicembre 2024
Sarah Jessica Parker giurata al Booker Prize 2025
La notte di Capodanno del 2022, Sarah Jessica Parker stava scrollando Instagram quando ha visto un video del Booker Prize, il prestigioso premio letterario britannico, in cui tre giudici parlavano della follia di leggere 170 romanzi in sette mesi per scegliere i candidati di quell’anno. Ha subito postato un commento: «Oh, lasciatemi provare!». Ora ha la possibilità di farlo. Nei giorni scorsi la Booker Prize Foundation, organizzatrice del premio, ha annunciato che Parker, attrice nota in tutto il mondo per Sex and the City e il suo sequel And Just Like That, già vincitrice del Golden Globe, farà parte della giuria del 2025, insieme agli autori Ayòbámi Adébáyò, Kiley Reid e Chris Power. Roddy Doyle, il romanziere e sceneggiatore irlandese il cui romanzo Paddy Clarke ah ah ah! ha vinto il Booker del 1993, presiederà la giuria.L’attrice ha dichiarato che avere questa opportunità è «l’emozione di una vita», pur temendo di non essere all’altezza del ruolo. I giudici del Booker Prize sono spesso accademici, ha fatto notare, mentre lei non ha frequentato l’università. E tuttavia il Booker Prize ha spesso incluso nella sua giuria giudici con un background sorprendente. Nel 2021 Rowan Williams, ex arcivescovo di Canterbury, ha contribuito ad assegnare il premio a La promessa di Damon Galgut.Gaby Wood, amministratore delegato della Booker Prize Foundation, ha dichiarato che l’attrice è una scelta perfetta, essendo non solo una «lettrice di mondo, curiosa e appassionata», ma anche un’editrice di vivaci opere letterarie attraverso il suo marchio SJP Lit. In un’intervista telefonica, Parker ha parlato del suo nuovo ruolo e di ciò che, secondo lei, rende un libro un buon vincitore del Booker.Tutto è iniziato con il suo appello su Instagram. Cosa l’ha spinta a pubblicarlo?«Beh, di certo non l’ho scritto con la speranza o il pensiero che sarebbe stata considerata un’offerta seria. Non sarei mai stata così audace, né penso di essere preparata al ruolo. Ho solo pensato che l’idea di leggere tutti questi libri, messi a confronto in maniera seria e riflessiva, avrebbe potuto essere l’emozione di una vita».Perché dice di non essere qualificata? Lei è un’editrice di narrativa.«Penso ai giudici come a degli accademici, persone colte, con un’esperienza che io non ho. Non ho un’istruzione superiore. Non ho lauree. Separo la mia devozione alla lettura da quella di coloro che possono parlarne, criticarla, esprimere giudizi, avere sentimenti degni di un discorso pubblico. Anche quando sono entrata nel mondo dell’editoria, mi sentivo molto nervosa all’idea che la gente mi prendesse sul serio. Mi sentivo un’intrusa e dovevo costantemente dimostrare il mio valore. Quindi essere nominata giudice del Booker, il più grande tra i premi letterari, mi ha provocato ansia».Come supererà questa sensazione?«Ascolterò molto. È il modo in cui probabilmente sono riuscita a crearmi una carriera al di fuori della recitazione: circondarmi di persone esperte e ascoltare, ascoltare, ascoltare. Voglio davvero prendermi il tempo per riflettere».Dato il suo grande rispetto per gli autori, è pronta a discutere con i suoi colleghi giudici?«Imparerò presto, spero di riuscire a sentirmi sicura e a tirare fuori una personalità più audace. Ma il mio presupposto è che parleremo di libri che amiamo perché ci hanno toccato, ci hanno fatto provare delle emozioni».Cosa cercherà nel vincitore?«È quello che mi piace dell’editoria: l’ignoto, l’essere in un luogo lontano, a me estraneo, e ascoltare una voce che non mi è familiare in un Paese che non ho ancora visitato, un continente di cui non sono esperta».C’è un vincitore o un candidato al Booker che l’hanno colpita?«Oh, mio Dio, avrei dovuto prepararmi a questa domanda! Ce ne sono così tanti...».Stavo guardando quali sono i romanzi passati per il Booker che ha postato su Instagram, o che hanno fatto fugaci apparizioni nei suoi programmi televisivi, e ce ne sono molti. Mi ha fatto particolarmente piacere vedere Who They Was di Gabriel Krauze, sulla vita delle gang londinesi, in un episodio di And Just Like That.«Abbiamo lavorato molto sui libri. Nei primi giorni di preparazione del set cerco di contattare gli editori di tutto il mondo per chiedere loro: “Siete disposti a condividere con noi i titoli di cui siete entusiasti?”. Perché se c’è qualcosa che si può fare, anche in silenzio, per accendere un riflettore sui libri, sul set lo facciamo. Ma sì, quel libro è fantastico».Come riuscirà a leggere così tanti romanzi?«Ci ho pensato molto. È un buon momento perché non sono sul set, ma mi ritaglierò ogni momento possibile. Mia madre è la ragione per cui io e i miei fratelli siamo tutti lettori. Quando ero piccola, lei guidava in auto e aveva sempre un libro aperto in grembo sotto il volante e, al semaforo rosso, abbassava lo sguardo, leggeva e aspettava che l’auto dietro di lei suonasse il clacson per dirle di ripartire. Così sono cresciuta. Ogni occasione per leggere, anche se per due minuti, la colgo».Ha ottenuto il posto nella giuria del Booker grazie a un commento su Instagram: c’è un altro account che visiterà presto per realizzare un altro sogno?«No, questo è il biglietto vincente. Agli occhi di mia madre, non c’è nient’altro da realizzare».© 2024, The New York Times