Avvenire, 8 dicembre 2024
Il Papa vuole cardinali “di strada”
In una società «ossessionata dall’apparenza e dalla ricerca dei primi posti», il Papa chiede ai 21 nuovi cardinali, tra i quali cinque italiani, cui ieri pomeriggio ha consegnato la berretta, di essere «un segno luminoso» e diverso. «Il Signore vi chiama a essere testimoni di fraternità, artigiani di comunione e costruttori di unità». Evitando invece la competizione e gli onori. «Tra voi non sia così», ha detto ripetendo un’espressione di Cristo.Risplende nella Basilica Vaticana, durante il decimo concistoro di Francesco, il rosso delle porpore nuove e “vecchie”, segno della fedeltà a Cristo e alla Chiesa fino all’effusione del sangue. Ma ancora di più risplende la cattolicità della Chiesa (testimoniata dalla provenienza dei neoporporati da tutti i continenti) e risuonano forti le parole del Pontefice che richiamano a mettersi sulla strada di Gesù. Il che significa «ritornare a Lui e rimettere Lui al centro di tutto», «coltivare la passione dell’incontro» e «essere costruttori di comunione e di unità». Sono le tre parti che hanno scandito l’omelia di papa Francesco, apparso in buona forma, anche se con un vistoso ematoma sotto il mento, frutto di una contusione di venerdì mattina (ha battuto sul comodino, ha fatto sapere la Sala Stampa). Un discorso che ha preso spunto dal Vangelo in cui Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di sedere alla sua destra e alla sua sinistra nella gloria. Tuttavia, nota il Pontefice, «la sua non è un’ascesa alla gloria di questo mondo, ma alla gloria di Dio, che comporta la discesa negli abissi della morte». Ed è questo il paradigma di chi si deve mettere sulla stessa strada del Signore. Accade invece, ricorda Francesco, che talvolta «il nostro cuore perda la strada, lasciandosi abbagliare dal fascino del prestigio, dalla seduzione del potere, da un entusiasmo troppo umano per il nostroSignore». Di qui i suoi richiami alla vera strada di Gesù. «Nella vita spirituale come in quella pastorale, rischiamo a volte di concentrarci sui contorni, dimenticando l’essenziale – sottolinea papa Bergoglio –. Troppo spesso le cose secondarie prendono il posto di ciò che è necessario, le esteriorità prevalgono su quello che conta davvero, ci tuffiamo in attività che riteniamo urgenti, senza arrivare al cuore. E, invece, abbiamo sempre bisogno di ritornare al centro, di recuperare il fondamento, di spogliarci di ciò che è superfluo per rivestirci di Cristo». Egli è infatti il cardine. «il punto d’appoggio fondamentale, il centro di gravità del nostro servizio, il “punto cardinale” che orienta tutta la nostra vita».
Seconda, fondamentale indicazione è quella di non percorrere la strada da soli. Gesù stesso non la fa mai. «Il suo legame con il Padre – spiega il Pontefice – non lo isola dalle vicende e dal dolore del mondo. Al contrario, proprio per curare le ferite dell’uomo e alleggerire i pesi del suo cuore, per rimuovere i macigni del peccato e spezzare le catene della schiavitù, proprio per questo Egli è venuto. E, così, lungo la strada, il Signore incontra i volti delle persone segnate dalla sofferenza, si fa vicino a coloro che hanno perduto la speranza, solleva quanti sono caduti, guarisce chi è nella malattia. Le strade di Gesù sono popolate di volti e di storie e, mentre passa, Egli asciuga le lacrime di coloro che piangono, risana i cuori affranti e fascia le loro ferite». «L’avventura della strada, la gioia dell’incontro con gli altri, la cura verso i più fragili: questo deve animare il vostro servizio di cardinali », sottolinea ancora il Papa.
Infine il Papa indica la prospettiva dell’unità. «Mentre nel gruppo dei discepoli il tarlo della competizione distrugge l’unità, la strada che Gesù percorre lo porta sul Calvario. E sulla croce – ricorda – Egli compie la missione che gli è stata affidata: che nessuno vada perduto, che venga finalmente abbattuto il muro dell’inimicizia e tutti possiamo scoprirci figli dello stesso Padre e fratelli tra di noi». La raccomandazione finale di Francesco è: «Amatevi l’un l’altro con amore fraterno e siate servi gli uni degli altri, servi del Vangelo. Sulla strada di Gesù, camminiamo insieme. Con umiltà, con stupore, con gioia» I 21 nuovi cardinali (ai quali il Papa ha consegnato anche il “titolo” di una chiesa romana che li rende parte del clero capitolino, secondo un’antica tradizione) sono: Angelo Acerbi, nunzio apostolico, l’unico non elettore, avendo 99 anni; Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio, arcivescovo di Lima; Vicente Bokalic Iglic, arcivescovo di Santiago del Estero (Argentina); Luis Gerardo Cabrera Herrera, arcivescovo di Guayaquil (Ecuador); Fernando Natalio Chomalí Garib, arcivescovo di Santiago del Cile; Tarcisio Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo; Pablo Virgilio Siongco David, vescovo di Kalookan (Filippine); Ladislav Nemet, arcivescovo di Belgrado, primo cardinale della Serbia; Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre (Brasile); Ignace Bessi Dogbo, arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio); Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri; Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran-Ispahan; Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa; Baldassare Reina, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma; Frank Leo, arcivescovo di Toronto (Canada); Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica papale di Santa Maria Maggiore; Mykola Bychok, vescovo di Melbourne degli Ucraini (Australia); Timothy Peter Joseph Radcliffe, teologo; Fabio Baggio, sotto-segretario del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale; George Jacob Koovakad, coordinatore dei viaggi apostolici; Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli. All’inizio della celebrazione il primo dei nuovi cardinali, Angelo Acerbi, ha rivolto al Papa, a nome di tutti, un indirizzo di omaggio e di ringraziamento. «Ora, purtroppo, la famiglia umana è sconvolta e sfigurata da disuguaglianze, guerre e povertà in tante parti del mondo – ha detto -. Ci piacerebbe guardare al futuro con speranza e vedere un mondo finalmente pacificato. Siamo sicuri, Santo Padre – ha aggiunto il neoporporato quasi centenario -, che resterà sempre vivo il ricordo dei Suoi incessanti ed accorati appelli per la pace, contro ogni guerra. Essi diventano oggi il nostro augurio e la nostra preghiera». «Come segno ed espressione di riconoscenza a Vostra Santità, vogliamo unirci alla Sua preghiera al Signore Gesù perché dal suo Cuore scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per rafforzare la nostra capacità di amare e servire», ha concluso Acerbi.