il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2024
Stadi privati, soldi pubblici
l calcio piange miseria, bat- te cassa e il governo Meloni è pronto a rispondere. Dopo mesi di audizioni di presi-denti, dirigenti ed esperti vari, la settima commissione del Se- nato sta per approvare un do- cumento “salva-calcio” (tecni- camente un “affare assegnato”, ovvero un atto di indirizzo che ispirerà un decreto).
Due gli aspetti più significa- tivi e controversi. Il primo: ma- ni libere per la privatizzazione degli stadi, con la possibilità di commissariamento governati- vo per le amministrazioni co- munali che dovessero intral- ciare il processo. L’aspetto più contestato è però un altro: mol- te ristrutturazioni potrebbero avvenire con fondi pubblici. In altre parole, ai privati restereb- bero i profitti, al pubblico il ri- schio. Il secondo punto riguar- da invece il gioco d’azzardo. La bozza di maggioranza prevede l’abolizione di quella parte del decreto-dignità che, per evita-
zazioni, facilitando con sgravi fiscali gli investimenti. Ma alla fine, i soldi potrebbero co- munque essere in gran parte pubblici. Una soluzione che non piace all’opposizione, perché darebbe poca garanzia di successo: il rischio, con re- gole simili, è quello di veder sparire risorse pubbliche, o veder lievitare i costi in corso d’opera; circostanze che ri- porterebbero l’onere di salva- taggio al pubblico.
NON SOLO. Un altro passaggio molto contestato riguarda la possibilità di commissaria- mento a una cabina di regia
La casa viola
Lavori in corso allo stadio Franchi di Firenze, il solo per ora in fase
di ristrutturazione centrale, quelle amministrazioni che si oppongo- no ai progetti. C’è un altro aspetto che ha fatto liti- gare maggioran- za e opposizione. Si tratta della reintroduzione delle “sponsoriz- zazioni relative a giochi e scom- messe”. Era stata vietata in uno dei
re di lucrare sulla ludopatia, a- veva imposto ai club il divieto di fare cassa sulla pubblicità delle società di scommesse. L’idea è da un lato cancellare il divieto, dall’altro, per salvare le co- scienze, vincolare parte delle entrate extra dei club ad attività contro la ludopatia.
IL MALESSERE del mondo del pallone, che lamenta la cre- scente insostenibilità econo- mica di uno sport che a livello agonistico e dilettantistico ri- mane il più seguito d’Italia, è arrivato da tempo sui banchi del Parlamento. Ad appesanti-
re i bilanci hanno contribuito le ricadute del Covid, la diminu- zione dei ricavi e i magheggi di bilancio (le famigerate plusva- lenze). E anche primati tutti nazionali, come il record delle commissioni per procuratori e agenti, in cui la serie A è secon- da solo alla Premier League. Più in generale, la marginaliz- zazione del calcio italiano e gli scarsi risultati internazionali, sono un ulteriore boomerang sui conti economici.
Non va meglio sul fronte in- frastrutturale, in vista dell’Eu- ropeo in tandem tra Italia e Turchia. Una parte significativa degli impianti sportivi, costruita tragliAnni30e80 del secolo scorso, ne- cessita di pesanti ammodernamenti, se non di ricostru- zioni. Un’emergenza che ha ricadute dise- guali sul territorio nazionale: il 53% delle strutture è al Nord; il 20% al Cen-
di lavoro guidato dal senatore di Fratelli d’Italia Paolo Mar- cheschi, è aprire il settore ai pri- vati. Se si parla di calcio profes- sionistico, oltre il 93% degli stadi sono ancora di proprietà pubblica, spesso controllati da comuni che non hanno fondi e mezzi per ristrutturare. Per contro, i club chiedono da tem- po di guardare al modello an- glosassone: stadi di proprietà dei club, che li trasformano in centri commerciali e polifun- zionali, legati al brand della squadra.
La via dovrebbe essere quin- di quella di favorire le privatiz-
provvedimenti bandiera del M5S, che sta per essere defini- tivamente spazzato via: il co- siddetto decreto dignità. Come contrappeso, la commissione propone di “destinare una quo- ta annuale dei proventi” incas- sati dai club, in attività con fi- nalità sociale, e in particolare in “progetti di contrasto alla ludo- patia”. Una schizofrenica per l’opposizione.
Il disaccordo su questi a- spetti ha provocato un’ondata di emendamenti che ha fatto slittare il varo del documento, previsto per mercoledì scorso. Ma il voto è solo rimandato.