il Giornale, 8 dicembre 2024
I migranti vadano in Arabia
Siamo tutti contenti che i due pifferai Macron e Scholz, specialisti nel suonarcele, siano finiti suonati a casa loro come tamburi. Per questo i telegiornali e i giornali danno tanto spazio alle disgrazie del Napoleoncino e del Fuhretto: assecondano i sentimenti del popolo italico una volta tanto unito nella goduria. Ben fatto. Il racconto delle disavventure dei prepotenti è un risarcimento morale per le vessazioni subite per anni ad opera di questi maestrini spocchiosi. La penna rossa che agitavano se la sono ritrovata in quel posto, come l’ombrello delle vignette di Altan.
Detto questo, attenzione a non lasciarci distrarre dalle disavventure dei bulli. La tirannide dell’asse franco-tedesco sull’Europa è per forza di cose agli sgoccioli, e questo assegna all’Italia, al governo e soprattutto alla sua leader Meloni, una responsabilità che ha già dimostrato di saper esercitare. Rompendo il fronte ostile del centrosinistra, imponendo il bravo Raffaele Fitto alla vicepresidenza Ue, si è presa un posto da co-pilota sulla biga del potere, accanto a Ursula von der Leyen. Bene, brava, ma occhio. I casini guerreschi in corso non gettano petali di rosa davanti al suo cammino. Non mi cimento nell’esercizio delle previsioni sul corso delle cose: comunque vada sarà un guaio. Ammesso e non concesso che il buon Dio con l’aiuto dell’altro padreterno Trump, ci eviti l’esplosione sulla testa di una bomba a base di uranio o idrogeno, un’altra atomica ruzzolerà di sicuro tra i piedi di Giorgia e nostri: quella della immigrazione di massa.
Abbiamo sperimentato quel che accadde durante e dopo le maledette primavere arabe. Non liberarono i popoli (...)
(...) dell’Africa e dell’Asia
mediterranee dalle dittature, ma grazie all’impegno di Obama e Sarkozy (e Napolitano, sia detto con il dovuto rispetto per il defunto), determinarono la caduta dei due amici che avevamo da quelle parti, Gheddafi in Libia e Mubarak in Egitto, con la prevalenza dei terroristi islamici che da allora usarono, usano e useranno come arma e fonte di finanziamento il trasloco biblico, anzi coranico, di un’orda di infelici e di criminali.
La guerra in corso nel Vicino e Medio Orientecoinvolge marginalmente la Libia – dove si affrontano le rispettive tribù locali fedeli vuoi alla Turchia vuoi alla Russia – ma sta travolgendo prima il Libano e ora soprattutto la Siria. Lascio libero il campo ai pronosticisu chi vincerà ai cazzari della geopolitica, so che i terroristi islamici appoggiati da Erdogan hanno oggi il pallino, e stanno sospingendo una percentuale cospicua dei venti milioni di siriani rimasti o tornati in patria a riprendere la strada dell’Europa, cioè soprattuttodell’Italia. Nello scorso decennio il Sultano ottomano si fece strapagare miliardi (anche nostri) dall’Europa per trattenere in Turchia il flusso verso i Balcani e verso la Germania dei disgraziati in fuga dai tagliagole dell’Isis.Ora Erdogan ha cambiato i cavalli ma sempre musulmani sono, e il risultato presto sarà quello, per prevedere il quale non c’è bisogno del Mago Otelma o di Lucio Caracciolo: la festa dei trafficanti d’uomini conrelativi gommoni, naufragi, Ong, eccetera. La spinaavvelenata di sicuro cercherà di trafiggere il tallone di Giorgia e di tutto lo Stivale. L’immigrazione di massa avrà come rotta ovvia le coste del Belpaese. Stavolta non c’è legge del mare o regola europea che tenga. Un salutare sovranismo europeo provvederà a cambiarle, in nome del diritto umano a non suicidarsi. Non è questione di mancare di umanità e di pietà cristiana, ma di sopravvivenza di tutti i soggetti in gioco. Non saremmo in grado di reggere senza
l’esplodere di una guerra civile a un altro tsunami di forestieri. A questo punto, la debolezza politica e l’assenza di prospettive di stabilità per Francia e Germania sono un’occasione da sfruttare per il bene di tutti, con l’intelligenza di cui non difetta la Meloni e la duttilità che ha dimostrato di possedere la von der Leyen, onde radunare l’intera Ue intorno a una strategia salvifica. Ne vedo una sola praticabile: sistemare la gente araba in fuga dal Vicino Oriente non in Ruanda, come volevano gli inglesi e neppure in Albania che è troppo piccola, ma nei vasti e vuoti territori arabi, ad esempio l’Arabia Saudita o gli Emirati. Sono o no tutti fratelli musulmani? E sono Paesi arcisicuri, accolgono vigorosi latitanti ma soprattutto delicati centravanti: mai costoro rischierebbero di ricevere anche solo un doloroso pizzicotto che arrossi il fenomenale polpaccio, se non avessero garanzie al riguardo. Anni fa si sarebbe trattato forse di un progetto temerario, sarebbe stato come consegnare degli sventurati all’arido deserto, privo persino di cammelli. Oggi i locali emiri e principi annunciano la trasformazione di quelle lande desolate, grazie alle ricchezze sotterranee, in nuovi Eldorado con addolcimento dei mari, isole con i trampoli e Bengodi universale. Hanno bisogno a questo scopo di manodopera e di tecnici. Giorgia e Ursula assumano, oltre a Di Maio che è già stato nominato sul campo, Matteo Renzi che è pratico di quelle parti.