Libero, 11 dicembre 2024
L’Italia è il paese europeo con più auto
L’Italia ha il numero di auto per abitante più alto d’Europa. E il dato risulta in crescita sostenuta: +1,3% in media all’anno dal 2018. Questo mentre le auto elettriche non sfondano, rappresentando appena lo 0,6% del totale delle vetture nei comuni capoluoghi. Sono questi i principali dati contenuti in un report dell’Istat sulle città e la mobilità.
Entrando nel dettaglio, l’anno scorso l’Italia ha registrato il più alto tasso di motorizzazione tra i Paesi dell’Unione europea, con 694 autovetture ogni 1.000 abitanti contro una media Ue di 571. Non solo. Rispetto alle altre maggiori economie europee questo indicatore presenta non soltanto valori nettamente superiori, ma anche una crescita più rapida negli ultimi anni: nel nostro Paese l’aumento medio dal 2018 è pari all’1,3%, contro lo 0,7% della Germania, lo 0,4% della Spagna e lo 0,3% della Francia.
Ovviamente, nelle città, dove la popolazione è più concentrata e dove il trasporto pubblico è più sviluppato, i tassi di motorizzazione sono più bassi (646 auto ogni 1.000 abitanti nei comuni capoluogo). Tutti i capoluoghi metropolitani presentano tassi di motorizzazione superiori a quelli del 2015.
Venendo alle tipologia di automobili più diffuse, a balzare all’occhio è la quota irrisoria rappresentata dalle elettriche: appena lo 0,6%. Sempre nel 2023, i veicoli a benzina sono ancora i più diffusi nelle città italiane (47,4%), anche se la loro quota si è ridotta di 0,8 punti l’anno dal 2015. Il declino è meno marcato per le auto a gasolio, il 35,2% del totale (-0,3% annuo dal 2015).
Per quanto riguarda i veicoli a basse emissioni, questi rappresentano il 17,4% del totale nei comuni capoluogo (circa 2 punti in più dell’anno precedente e più del doppio rispetto al 2015). Emerge una distanza significativa tra le città del Mezzogiorno (12,5%) e quelle del Centro (19,3%) e del Nord (19,8%). La diffusione delle auto a basse emissioni ha registrato un’accelerazione a partire dal 2019, grazie soprattutto al contributo delle ibride. Tuttavia, la componente più numerosa di questo segmento è ancora costituita dalle auto a gas e bi-fuel (ovvero con doppia alimentazione, a benzina e a gas) pari al 9,9%. Le ibride rappresentano invece il 6,9% del totale nei comuni capoluogo, mentre le elettriche appena lo 0,6% (superano l’1% solo a Milano, Bergamo, Brescia, Bolzano e Trento).
Ma ieri sono usciti pure i dati Istat relativi alla produzione industriale. A ottobre 2024 l’indice destagionalizzato è stimato stabile su settembre, mentre nel trimestre agosto-ottobre si registra un calo dello 0,7% sui tre mesi precedenti. Al netto degli effetti di calendario (c’è stato un giorno lavorativo in più quest’anno) a ottobre la produzione industriale risulta in diminuzione del 3,6% sullo stesso mese del 2023.
Il calo interessa tutti i principali comparti. Ma colpisce in modo particolarmente pesante il settore dell’automotive. La produzione dell’industria del comparto, riporta un’analisi di Anfia (l’associazione della filiera automobilistica) sui dati Istat, registra un calo del 32,4% rispetto ad ottobre 2023, mentre nei primi dieci mesi del 2024 la contrazione è del 21%. Guardando ai singoli settori, l’indice della fabbricazione di autoveicoli ad ottobre cala del 40,4% sullo stesso mese del 2023, mentre diminuisce del 27,2% considerando i primi primi dieci mesi del 2024 sullo stesso periodo del 2023. Secondo i dati preliminari di Anfia, la produzione domestica delle sole autovetture ad ottobre 2024 ammonta ad oltre 16mila unità, in calo del 67,8% rispetto ad ottobre 2023. Nel cumulato dei dieci mesi, invece, sono state prodotte oltre 272mila autovetture, in diminuzione del 41,5% su gennaio-ottobre 2023.
«Gli obiettivi previsti di elettrificazione» spiega Gianmarco Giorda, direttore generale di Anfia «non sono stati raggiunti, e un mercato poco vivace, che non sta andando nella direzione sperata, contribuisce a ostacolare anche la crescita dei volumi produttivi. Siamo infatti ancora ben lontani dal valore soglia del milione di veicoli leggeri prodotti. Per questa ragione resta importante creare le condizioni per risollevare i volumi produttivi, strutturando al più presto un piano di politica industriale che possa concretamente sostenere le nostre imprese».