Avvenire, 11 dicembre 2024
Bruxelles pronta alla nuova offensiva
L’Unione Europea è pronta a prendere «ulteriori misure» nei confronti della leadership georgiana. Ad annunciarlo, tramite una dichiarazione scritta, è stata ieri Anitta Hipper, portavoce del Servizio di Azione Esterna (il “ministero degli Esteri” Ue guidato dall’Alto rappresentante Kaja Kallas), a sottolineare la crescente preoccupazione di Bruxelles per gli sviluppi in Georgia, a fronte non solo dell’annuncio, lo scorso 28 novembre, da parte del premier di Tblisi, Irakli Kobakhidze, del partito filo-Putin “Sogno georgiano”, di un congelamento dei negoziati di adesione fino al 2028, ma soprattutto della repressione dei manifestanti pro-Europa. «L’Ue – afferma – deplora le azioni repressive contro dimostranti, giornalisti e leader di opposizione e chiede l’immediato rilascio di tutte le persone incarcerate» nonché «la fine di intimidazioni diffuse, persecuzione politica, torture e maltrattamenti». Un simile «arretramento democratico ha conseguenze per le nostre relazioni bilaterali. L’Ue considererà misure aggiuntive nel prossimo Consiglio Esteri del 16 dicembre».
Già a luglio l’Ue ha deciso la sospensione dell’erogazione a Tblisi di 30 milioni di euro dalla Facility europea per la Pace, dopo l’approvazione da parte delle autorità georgiane della legge anti-ong sui cosiddetti “agenti stranieri”, sul modello della Russia. L’ipotesi è ora di sanzioni nei confronti degli alti esponenti di “Sogno Georgiano”, a cominciare dal premier, già chieste dal Parlamento Europeo in una risoluzione approvata il 28 novembre, che però richiedono l’unanimità degli Stati membri. L’Olanda ha proposto la sospensione della liberalizzazione dei visti.
«Ricordiamo alle autorità georgiane – ha dichiarato il primo dicembre Kallas – che le loro azioni e l’arretramento democratico hanno portato di fatto a uno stop al processo di adesione già a giugno” (Tblisi ha ottenuto lo status di candidato il 14 dicembre 2023) ribadendo le “serie preoccupazioni” anche per le “irregolarità che hanno avuto luogo nella preparazione e nello svolgimento delle elezioni parlamentari” del 26 ottobre, con la vittoria di “Sogno georgiano”. La Commissione Europea ha denunciato «un ambiente teso, con la segretezza del voto compromessa in molti casi, irregolarità procedurali, intimidazioni e pressioni sugli elettori». Il Parlamento Europeo ha chiesto la ripetizionedel voto. Sullo sfondo, l’allarme Ue per il sospetto di pesanti interferenze di Mosca nelle campagne elettorali in Europa. In Georgia ma anche in Moldova: alle presidenziali conclusesi il 4 novembre le autorità moldave hanno parlato di interferenze del Cremlino a sostegno del candidato filo-Putin Alexandr Stoianoglo, battuto al secondo turno dalla pro-Ue Maia Sandu. Ma le preoccupazioni riguardano la stessa Ue. Il caso più recente è in Romania: a sorpresa lo sconosciuto Cãlin Georgescu, pro-Putin, anti-Ue e anti-Nato, è arrivato in testa al primo turno delle presidenziali del 24 novembre, voto poi annullato dalla Corte costituzionale per la pesante campagna di disinformazione tramite il social network Tik-Tok. Preoccupa del resto l’avanzata di partiti pro-Putin in tutta l’Unione. Alcuni al governo (a Budapest e a Bratislava), altri arrivati primi a elezioni nazionali come il Rassemblement National in Francia e i liberalnazionali della Fpö in Austria, o l’estrema destra dell’AfD in Germania, al secondo posto nei sondaggi. Tutti membri dei “Patrioti per l’Europa”, terzo gruppo nel Parlamento Europeo dietro Popolari e Socialisti. La dice tutta.